L’ARCIVESCOVO ELETTO MONS. GIOVANNI ACCOLLA

di ANDREA FILLORAMO

Il 7 dicembre 2016, nel Santuario “Madonna delle Lacrime” di Siracusa viene ordinato un nuovo vescovo, pronto a raggiungere il 7 gennaio p.v. la sua sede di destinazione: l’arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela. Presenti ventiquattro vescovi, circa 60 preti peloritani, molti altri dell’arcidiocesi di Siracusa, gioiosi di manifestare al nuovo arcivescovo la loro vicinanza e a fare le loro congratulazioni a un confratello, Mons. Giovanni Accolla, che, per volontà del Papa Francesco, raggiunge la pienezza del sacerdozio. Il rito, come tutti i riti della Chiesa Cattolica è solenne e conserva ancora tratti della simbologia medievale, quando il vescovo era un vescovo-principe, che univa al suo ruolo religioso il potere temporale su di un territorio-diocesi. L’investitura religiosa era allora necessaria per l’esercizio del potere temporale, che si estendeva su popolazioni incolte, cattolicissime non per scelta ma per appartenenza, prive di ogni senso critico, ubbidienti e costrette all’obbedienza. Ma oggi per fortuna non è più così, e di ciò, sicuramente tutti i vescovi e i preti presenti all’ordinazione episcopale si rendono conto. Essi, perciò, smessi i solenni paramenti previsti dal rito e ritornati nelle loro diocesi o parrocchie, al di là del ricordo della solennità del rito al quale hanno partecipato, sono obbligati ancora a constatare, quanto la fede cattolica spesso si tenga lontana dai loro fedeli e come sia faticosa e talvolta non gratificante l’evangelizzazione. Sono certo che anche il nuovo arcivescovo sappia ciò e conosca i problemi che dovrà affrontare nella diocesi che il Papa gli ha affidato. Non ho statistiche della situazione religiosa della Sicilia e in particolare di Messina, ma posso solo immaginarle, se tengo presente il fatto che la Sicilia e la Città dello Stretto non si differenziano molto dalle altre diocesi italiane e queste dalle diocesi della Francia, della Germania, dell’Austria e del Belgio, in cui vi è un panorama desolante. In Austria, per esempio, le chiese vengono svendute dal Cardinale Schönborn alle confessioni religiose che raccolgono i molti ex cattolici. In Francia ogni anno muoiono 800 sacerdoti anziani e la nazione non ne produce neppure 100 di nuovi, mentre coloro che vanno regolarmente a Messa sono soltanto il 4%. La chiesa di Saint-Eloi, nel Vierzon, è diventata moschea, come pure l’antica chiesa di San Cristoforo a Nantes. «Su tutta l’Europa si è abbattuta come tempesta la desertificazione ateistica, a cominciare dall’Irlanda, dove sette anni fa si diceva religioso ancora il 69% degli Irlandesi, oggi è il 47%» ). A Bruxelles, capitale dell’ Unione Europea, 35 chiese su 100 saranno chiuse, poiché i fedeli sono appena l’1,5%. La chiesa di Saint-Jacques, nel centro di Namur, è diventata un negozio di abbigliamento, mentre quella di Notre Dame, edificata nel 1749, è oggi «spazio culturale», e Santa Margherita, a Tournai, è stata trasformata in appartamenti di lusso.. Dopo queste brevi note, concernenti paesi europei, possiamo ritornare in Italia, dove come nel resto dell’Europa, assistiamo al crollo costante delle congregazioni e degli ordini religiosi, costretti a chiudere per mancanza di nuove leve.Certamente non è il pessimismo che accompagnerà il nuovo arcivescovo di Messina nel prendere possesso di una diocesi difficile come quella peloritana. Egli sicuramente, sentendosi scelto da Papa Francesco, che sta cambiando la Chiesa, cercando di farla diventare “Chiesa dei poveri per i poveri”, saprà come agire perché l’impulso del papa trovi spazio anche nella città dello Stretto, che merita più attenzione da parte dei pastori. A lui, quindi, i migliori auguri.