Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo

di ANDREA FILLORAMO

“Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo, un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”. Questa espressione di Oriana Fallaci estrapolata dal suo “La rabbia e l’orgoglio”, sottolinea l’impossibilità di mantenere il silenzio come unica soluzione per lenire la rabbia di fronte a chi ci ha deluso. Questo mi è sembrato il pensiero di un prete messinese, don Fortunato Malaspina, nel momento in cui, prende la decisione di scrivere su facebook un post che qui trascrivo integralmente, senza entrare nel merito di quanto in esso è contenuto. Ritengo che a nessuno è consentito di entrare nel “santuario” di una coscienza di questo prete anziano e gravemente ammalato, solo, abbandonato dai suoi confratelli, che già precedentemente, a suo dire, era stato maltrattato dal vescovo emerito La Piana e privato dallo stesso di ogni possibilità di avere incarichi diocesani e pastorali. Egli sostiene di avere una sola colpa, quella di essere depositario delle confidenze del dott. Bertolami e di conoscere quanto è avvenuto quando quel medico quasi morente ha lasciato la sua ricca eredità a chi, fino a settembre 2015, è stato arcivescovo di Messina, per poi pentirsi alcuni giorni prima della morte.Partendo dalla sua esperienza, estende, altresì, la sua rabbia per altri casi, come quello di un suo confratello, vecchio, al quale è negata, dal suo successore, cui egli nulla perdona, la possibilità di rivolgere la parola ai suoi fedeli di cui è stato parroco per cinquanta anni e per tal motivo titola il post che allego:

Vergogna… Vergogna per il clero che si definisce presbiterio.
“Non si può accettare che un sacerdote anziano venga messo da parte. Purtroppo La Piana pensava di sapere… ma non sapeva niente di nulla… Non riusciva nemmeno a leggere quanto il Papa diceva al popolo santo di Dio sul rispetto e sulla cura degli anziani… Ora che è a riposo forzato potrebbe essere invitato da uno dei "suoi ammiratori" a rileggere e a meditare per chiedere perdono a Dio di tutto il male fatto e che continua ancora a perdurare nei confronti di alcuni. Voglio riferire quanto il suddetto, prima di partire, ha detto a un giovane prete di non accogliere nella sua parrocchia un anziano presbitero per la celebrazione eucaristica. Che male ha fatto? Solo perché ha firmato la lettera per la casa del clero? Perché non lo ha impedito a colui a cui espressamente ha detto: "Hai ridotto la canonica a bordello?” Costui è stato poi premiato… l’anziano è rimasto punito. Una volta che l’emerito/demerito è andato via, nessuno è tenuto a obbedire e a mettere in atto quanto da lui detto.Se l’espulso dalla Diocesi è stato insensibile e pastoralmente peccaminoso, non è scusabile affatto il giovane prete, don Lino, che con il suo diniego mostra la sua scarsissima sensibilità sacerdotale …. e poi era ritenuto uno dei "migliori" di quell’anno di ordinazione. Non parliamo poi di quanto è successo domenica scorsa a Galati M., dove il parroco ha proibito a p. Osa, emerito di quella parrocchia, di presentare una situazione ai suoi ex-parrocchiani. La verità viene sempre a galla, soprattutto quando di mezzo ci sono soldi. Di che aveva paura questo parroco? Solo chi ha la coscienza non limpida ha paura della verità e del confronto. La popolazione sa tutto ora e tu prete che figura ci fai? Hai preso valigie e sei scomparso – come sei solito fare – senza autorizzazione e senza sostituzione. Ma lo sai che stai rubando ai tuoi fedeli, visto che loro ti pagano il tuo stipendio mensile?