Costui accoglie i peccatori e mangia con loro

Lc 15,1-7 (testo intero 15,1-32)

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". Ed egli disse loro questa parabola:
"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

di Ettore Sentimentale

Il brano evangelico di questa domenica ci presenta le tre parabole della misericordia. L’intero brano (15,1-32), soprattutto nella parte concernente il figlio prodigo (vv. 11-32), l’abbiamo già esaminato alla quarta domenica di quaresima di quest’anno. Mi soffermo quindi esclusivamente sulla prima parabola, nella quale appare già il ritornello che scandisce l’intero capitolo: “Rallegratevi…perché ho trovato ciò che era perduto”.

 

Degna di nota è l’ouverture di questo brano nella quale Luca descrive il “bersaglio” di queste parabole di Gesù: scribi e farisei. Per un semplice motivo: sanno unicamente recriminare, criticare amaramente e aspramente il Maestro perché sono invidiosi e gelosi. E di fatto – come avviene spesso attraverso il meccanismo del “parrimisoggira e ntenniminora” comune a tante parabole – Gesù rivolge il suo discorso a pubblicani e peccatori che in grande numero si recano da lui per ascoltarlo. Prova ne sia che il Maestro siede a tavola con i peccatori e non con coloro che si stimano giusti. Davanti a questo stile “sconvolgente” di Gesù, farisei e scribi, pieni di rabbia recriminano contro di Lui, lo accusano, lo criticano senza riguardo, sparlano, calunniano e spettegolano.

 

Per incarnare questa lunga introduzione nel nostro quotidiano – senza per questo essere esaustivo – aggiungo un flash di papa Francesco: “Non so perché ma c’è una gioia oscura nel fatto di pettegolare e lo facciamo con molta facilità… Troppo spesso ho trovato comunità, seminaristi, religiosi o comunità diocesane, dove le conversazioni più comuni sono pettegolezzi…”.

 

Un stile denigratorio molto in uso fra i cristiani al solo scopo di affondare gli altri galleggiando sulle loro teste (visto che ancora si frequentano le zone balneari)!

 

A coloro che criticano e mormorano contro di lui, Gesù risponde attraverso questa parabola che stiamo per analizzare e dalla quale traspare gioia e misericordia.

 

L’intento di Gesù è quello di far comprendere a scribi e farisei che dovrebbero essere gioiosi della conversione dei peccatori e non gelosi. Come gli angeli sono felici quando un peccatore si converte, allo stesso modo la nostra gioia dovrebbe essere una partecipazione al rallegrarsi di Dio, il quale ci considera come “pupilla dei suoi occhi”. Lui veglia sempre e vuole che nessuno si perda. Lui per primo va in cerca di “quella” pecora perduta perché sa che non riuscirebbe a tornare a casa da sola. Ci tiene molto, proprio a quella pecora. Dio in Gesù è alla ricerca dell’uomo smarrito. Come il pastore cerca finché non trova la pecora, così Gesù cerca l’uomo perduto per riconciliarlo con Dio.

 

Da questa forte similitudine scaturiscono alcune conclusioni importanti (da scolpire nella mente e nel cuore).

 

Nessun uomo è mai abbandonato da Dio, né definitivamente perduto, perché è “ricercato” da Dio e concretamente da coloro che amano veramente il Signore.

 

Dio non si accontenta di attendere il ritorno. Parte lui tesso alla ricerca. È sempre in azione. Per Lui ogni uomo ha un valore inestimabile. Ciò è sbalorditivo. Dio ama tutti gli uomini, anche coloro che non lo amano; ama senza condizioni, perché “l’amore consiste in questo: non siamo stati noi ad amare Dio, ma lui ci ha amati per primo” (1 Gv4,10).

 

La parabola della pecora perduta e ritrovata ci obbliga ad approfondire il messaggio centrale di questo anno santo: l’amore misericordioso è gratuito e senza condizioni… come quello di Dio che prende sempre l’iniziativa e spiazza qualsiasi pettegolezzo.