Dopo La Piana il … silenzio

di ANDREA FILLORAMO

Ci stiamo avvinando a un anno dalle inaspettate e discusse dimissioni di Mons. Calogero La Piana da arcivescovo e metropolita di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela e l’attesa della designazione del nuovo arcivescovo per alcuni è diventata troppo lunga e piena di incognite. Che la nomina del nuovo arcivescovo, sia non priva di difficoltà per papa Francesco, è inutile negarlo. Egli, infatti, deve provvedere alla scelta di un vescovo di una diocesi, che per la sua vastità, per la “frammentarietà” del suo clero o per le recenti dolorose situazioni, a lui ben note, che non stiamo qui ancora a evidenziare, presenta problemi non facilmente risolvibili nell’arco di un tempo ristretto.Ma sicuramente ciò non giustifica un ritardo così notevole, nella scelta del Papa. Ricordiamo che il Papa è un gesuita, e, perché tale è un convinto “decisionista” e il suo “modo di agire è una sorta di sfida”. Egli, infatti, è ben consapevole “che ciascun figlio della Compagnia agisca e reagisca, nelle situazioni più impreviste, in un modo coerentemente ignaziano e gesuitico”. Certo che il Papa, che ha gestito personalmente la situazione della diocesi di Messina, non l’ha mai dimenticata. Lo dimostra il fatto, che dopo le inattese e in una certa misura“strane”dimissioni del primo amministratore apostolico,Mons. Raspanti,egli è ricorso alla singolare scelta di affidare le sorti a un nuovo ed esperto amministratore, il vescovo emerito: Benigno Papa, già ordinario di Oppido Mamertina-Palmi e Taranto, nonché vicepresidente della Cei, che a 81 anni è tornato tra i membri effettivi della Conferenza episcopale italiana. Perché allora questa lunga attesa? Voci incontrollate affermano che la nomina avverrà dopo le dimissioni per raggiunti limiti di età (gennaio 2017) dell’attuale vescovo di Patti, diocesi suffraganea di Messina. Ciò per dare una nuova sistemazione alle due diocesi. Quali siano i tempi e quale sia il vero motivo dell’attesa, quindi, non lo sappiamo. Si possono fare solo ipotesi, alcune anche azzardate. Abbiamo la certezza, però, che papa Francesco in tre anni ha cambiato il volto delle diocesi e cambierà sicuramente quello di Messina, così come ha fatto per Palermo. Egli, infatti, ha nominato, in Italia,ben 85 nuovi vescovi diocesani, più di un terzo delle 226 diocesi italiane, tutti "pastori con l’odore delle pecore", "prossimi" alla loro gente, che considerano l’episcopato non come“un’onorificenza, ma un servizio", quasi tutti giovani, con un’età media intorno ai 50 anni, che rifuggono dal pericolo della “mondanità spirituale”, in quanto, come vescovo – dice – “non ci serve un manager, un amministratore delegato di un’azienda, ci serve uno che sappia alzarsi all’altezza dello sguardo di Dio su di noi”. “La gente – sostiene ancora il papa – percorre faticosamente la pianura del quotidiano, ma ha bisogno di essere guidata da chi è capace di vedere le cose dall’alto”. “L’episcopato non è per sé ma per la Chiesa, per il gregge, per gli altri, soprattutto per quelli che secondo il mondo sono da scartare”. Per Papa Francesco il vescovo, quindi, deve avere: “integrità umana, solidità cristiana, comportamento retto, preparazione culturale, ortodossia e fedeltà alla Verità intera custodita dalla Chiesa, disciplina interiore ed esteriore, capacità di governare, trasparenza e distacco nell’amministrare i beni”. Per Messina, quindi, quando i tempi saranno maturi, il Papa certamente farà una scelta di discontinuità con il recente passatoin assoluta coerenza con il profilo del pastore voluto dal Concilio. Occorre, quindi, ancora saper attendere.