Poveri preti!

di ANDREA FILLORAMO

Email ricevuta il 13 luglio 2014 alle ore 16,43 da enring@………

“Ho letto con molta attenzione il tuo articolo, come al solito, chiaro, approfondito su papa Francesco, che mi fatto conoscere le dimensioni di un ministero, che, come sostieni, lascerà una scia profonda nel futuro della Chiesa. Mi pongo una domanda: “I preti messinesi, provocati continuamente da te con i tuoi articoli, cosa fanno per curarsi e curare la Chiesa locale dalle due brutte malattie diagnosticate dal Papa che sono l’autoreferenzialità e il clericalismo? Nei loro discorsi, nelle loro omelie, perché non ne parlano?”.

Ricevuto l’incarico di scrivere sulla arcidiocesi di Messina, Lipari e S.Lucia del Mela, per ben due anni ho proposto, dei sentieri da percorrere per riflettere sulle questioni che mi venivano proposte da alcuni amici preti diocesani, riguardanti le loro esperienze. Sono certo che essi e tutti i lettori di IMGpress, leggendomi, si siano servitidella mia competenza e abbiano scoperto che, nei problemi, nessuno deve sentirsi solo, che è necessario, quindi, che qualcuno ci accompagniin tutto quel che facciamo nella vita. Sapevo con chiarezza che c’è una tentazione che è caratteristica di parecchie persone, e forse anche dei preti, quella del bisogno, apparentemente irrefrenabile di dimostrare più a se stessi che agli altri, di non avere incertezze e, quindi, di ricevere subito delle risposte ai problemi rilevati; ma ero anche convinto che le persone, non hanno solo bisogno di “ricevere” delle risposte, ma di “cercare” e “trovare” delle risposte. Il problema, perciò, non era di persuadere o convincere, ma aiutare a fare delle scoperte, che sono sempre atti liberi e molto intimi. Col tempo, mentre aumentava il numero dei preti che mi leggeva e mi contattava, si evidenziava sempre di più il problema dei rapporti a dir poco “malati” fra il vescovo e molti dei suoi preti. Basta rileggere i molti articoli che ho scritto su questo argomento, per notare subito che, se da una parte cercavo di invitare i sacerdoti a tentare, senza mai stancarsi, di dialogare con il vescovo; dall’altra parte invitavo anche La Piana alla trasparenza, a praticare la giustizia distributiva e perequativa, a dimostrare “vicinanza” con i suoi preti, a emulare la figura del Papa. Ai suoi più intimi collaboratori, chiedevo, inoltre, di non farsi irretire dall’arrivismo, dai guadagni facili, dal carrierismo, temi tutti trattati dal Papa. Non mi sono assolutamente meravigliato né mi sono ribellato, se, come risposta, ho ricevuto lettere anonime, sms, con cui ero invitato a “farmi i fatti miei”, a “mettermi da parte”, dato che avevo delle “pietre nelle scarpe” e, quindi, non potevo “arrogarmi il diritto” di aiutare dei “preti facinorosi”. Poveri preti! Qualcuno di loro, altro che facinoroso! l’ho visto piangere per il trattamento avuto dal suo vescovo e per l’abbandono al quale l’hanno destinato i suoi confratelli. I miei detrattori anonimi non hanno tenuto conto che “chi scrive” in qualunque giornale deve informare, deve rispettarela verità sostanziale dei fatti e deve osservare sempre i doveri imposti dalla lealtà e della buona fede, che ho sempre avuto. Col tempo ho capito i motivi che spingevano quei preti a inviarmi le missive anonime. Essi temevano che io potessi, divulgare qualche documento compromettente nei confronti del vescovo. Ma ciò non è avvenuto poiché quando esso mi è pervenuto, verificata l’autenticità e la gravità del suo contenuto, prima che esso fosse divulgato, ho invitato quel prete, a parlare col vescovo poi, al suo giustificato rifiuto, a inviarlo direttamente e non in forma anonima, al papa. Cosa che, era il mese di maggio 2015, egli ha fatto. Quel che è avvenuto dopo è da ritenere l’esito logico di tale invio?Ognuno è libero di pensarlo. Tornando all’email. Non so se i preti a Messina seguono l’indirizzo pastorale di Papa Francesco. Sicuramente alcuni ci sono. Gli altri? Si spera che il nuovo arcivescovo dia delle chiare direttive affinché anche a Messina giunga l’onda lunga del grande pontefice inviato dalla Provvidenza.