La libertà ri-conquistata (nel frattempo ri-conquistata è la propria dignità)

di Vincenzo Andraous

Sarà perchè tra nessi e connessi ne ho scontati una quarantina, ma ho come l’impressione che i muri di gomma si ergono cocciutamente e ostinatamente anche quando crollano, soprattutto, nelle nostre teste, inducendoci a confondere il reale con il virtuale, come a dire meglio la pancia della ragione, tanto per non risolvere nulla o quasi, aggiungendo dolore allla tragedia che ci portiamo addosso. Non mi permetto mai di giudicare gli altri, tanto meno di esprimere giudizi avventati, se non conosco quanto meno la storia personale di quella persona,dunque mi guardo bene dal fare il giornalista o lo scrittore, neppure mi azzardo a commentare questo o quello, ho sempre pensato di esser soltanto un raccontatore, racconto a chi mi ascolta in una classe, in comunità, in un oratorio, ovunque sono invitato, quel che vedo e sento e incontro tutti i giorni, la mia esperienza (somma di errori, non di medagliette appuntate sul petto) mi conferma la necessarietà di ri-partire dal riconoscimento di quella richiesta di giustizia che sale alta da parte di chi il male l’ha ricevuto, di chi sempre più spesso, rimane senza giustizia, gli innocenti. Rieducare in carcere non ha tutt’ora parentela con riparare, come risocializzare non ha unn percorso, una strada, un progetto, se non c’è la consapevolezza di una libertà che altro non è che responsabilità. Ecco che allora colui che sconta la propria pena non si ritroverà in libertà soltanto perchè il portone blindato si è finalmente dischiuso, bensì perchè in quella libertà ri-conquistata (nel frattempo ri-conquistata è la propria dignità) vi è il carico volontariamente SCELTO di iniziare a fare i conti con la propria coscienza. Buona vita a tutti.