LA DIOCESI SOTTO TUTELA

di ANDREA FILLORAMO

Che pena! “Quel che sta accadendo nell’arcidiocesi di Messina, Lipari e S.Lucia del Mela dà una grande tristezza, è una tristezza che non può prendere forma; si accumula nel cuore e si acquieta soltanto quando pensiamo ad altro”. Questo è il mio pensiero dominante mentre guardo il video trasmessomi da un amico dell’insediamento, avvenuto il 22 u.s. di un nuovo Amministratore Apostolico, accolto nella cattedrale di Messina dal precedente che si è dimesso, così come si era dimesso, ma non per gli stessi motivi, l’arcivescovo titolare. Assistiamo, quindi, a un arcivescovoche “scappa”, un vescovo che “fugge” e, infine, un altro vescovo molto anziano, un ottantunenne, che, pur essendo da anni emerito, si sobbarca, data l’età avanzata, a un compito difficilissimo, causato dal sessantaduenne La Piana, che il cinquantasettenne Raspanti non è riuscito ad affrontare. Due amministratori apostolici, quindi, che si danno il cambio (staffetta inaudita e non di prassi nella Chiesa) appaiono assieme, nel video, mentre celebrano un rito, che non si capisce se è di addio (così almeno sembra dal discorso del delegato ad omnia) o di benvenuto.Tutto quel che è accaduto, dopo le dimissioni di La Piana, è il risultato della burocrazia vaticana e della “cultura della segretezza”, propria della Chiesa, che nuoce alla verità e che non tiene conto che tutto ciò che rimane nell’ombra, come verità nascosta che non deve essere rivelata, nel tempo, trapela, mischiata a leggende, trasudante anche di bugie, forse l’unico modo per affiorare dall’insabbiamento che subisce. A quando la verità tutt’intera? Fino ad ora conosciamo la verità gorgiana: “la verità ha un piccolissimo corpo che meravigliose cose sa fare”. Ma questa è solo “retorica” che spesso partorisce “bugie”.A dire il vero Raspanti un briciolo di verità sull’abbandono del suo servizio l’ha detto quando ha affermato; “ho manifestato alla Santa sede alcune difficoltà che ho incontrato nell’assumere decisioni interne, sui tribunali ecclesiastici, sull’ordinazione di giovani ma soprattutto per alcune nomine di parroci…”, ma non ha chiarito chi, all’interno della Chiesa messinese, gli vietava di assumere le sopra citate decisioni. Probabilmente gli ostacoli maggiori venivano da alcuni collaboratori, ereditati dalla vecchia gestione, che ha riconfermato. Se è così, si spera che il nuovo Amministratore Apostolico, uomo di esperienza e saggio, non incorra in questo errore. Che egli possa dire con l’Ecclesiaste: “Pensavo e dicevo fra me: «Ecco, io ho avuto una sapienza superiore e più vasta di quella che ebbero quanti regnarono prima di me in Gerusalemme». Non sono io a dare dei suggerimenti a Mons. Papa, mi guardo bene, ma esprimo solo il desiderio di tanti. Che nella diocesi qualunque incarico venga occupato da persone che non sono assetate di potere personale e prestigio; che non siano privilegiate persone egoiste, coinvolte solo nella scalata al vertice, incapaci di creare un ambiente collaborativo, fraterno, stimolante. Di questo ambiente, a mio parere, la diocesi ha bisogno.