OBLIO E RICORDI DI ANDREA FILLORAMO

Andrea Filloramo, innanzitutto intendo ringraziarti del file che mi hai invitato che ho letto e apprezzato e che, come ho potuto vedere, è diventato un libro, su cui vorrei intervistarti. Credo che ti faccia piacere.

Certamente, il titolo del libro, come puoi leggere dalla locandina che ti ho inviato è il seguente: “OBLIO E RICORDI”, edito dalla Casa Editrice Booksprint, che già l’ha messo in vendita su Internet. A proposito della vendita, dico subito che il ricavato dei diritti d’autore lo darò tutto in beneficienza.

Chi sono gli ipotetici lettori del tuo libro?

Gli ipotetici lettori del mio libro sono, innanzitutto, tutti coloro che non amano vivere nascondendo a sé e agli altri i propri vizi e le proprie virtù, che amano la verità più di tutto, che sono convinti che, come sostiene uno degli scrittori inglesi più famosi e prolifici del XX secolo, William Somerset Maughan: “L’ipocrisia è il vizio più difficile e sfibrante che chiunque possa praticare; richiede una vigilanza continua e un raro distacco dello spirito. Non lo si può praticare, …… nei momenti liberi; è un lavoro a ciclo continuo”. Se, poi, i miei lettori sono preti o ex seminaristi, attraverso la lettura del mio libro spero che riconoscano la necessità, se non l’hanno fatto ancora, di liberarsi, di quel che rimane in loro dell’educazione ricevuta nei seminari, che, se è ancora nel loro subconscio, li induce ad essere ipocriti, e quello dell’ipocrisia è il difetto più ricorrente dei preti o di chi è stato da loro educato.

Mi sembra che questi concetti siano ben presenti nei tuoi articoli pubblicati su IMGPress?

Certamente! Essi come tanti altri sono sminuzzati nei miei scritti, che contengono non solo il mio modo di pensare ma il mio modo di essere ed anche l’ottica e il criterio con cui valuto persone e cose. Il mio libro, quindi, contiene un mio desiderio vivissimo, quello cioè di celebrare il trionfo della verità. So che per le nostre debolezze umane ciò non è sempre possibile, forse è un’utopia. Spero che non sia utopia per i miei ex “ragazzi di S. Luca” o per i miei “amici di S. Licandro” che troveranno nel libro delle pagine in cui vi sono i loro ricordi di tempi ormai molto lontani vissuti assieme.

Pur essendoti allontanato dalla città di Messina da quaranta anni, coltivi ancora tanto affetto nei confronti della città dello Stretto…

Non posso farne a meno. Amo la città, dove son nato e dove ho svolto parte della mia gioventù. Per questo ho dedicato ad essa alcune pagine del libro a partire dagli anni del dopo guerra fino al mio trasferimento in Lombardia. Oggi, però, quella che era una delle città più belle del mondo si è ridotta, o meglio l’hanno ridotta ad un letamaio. Non mi resta che dire: “messinesi, svegliatevi!”

Ho trovato molto particolare la fase della tua infanzia… sono pagine interessanti anche quelle sul Villaggio Annunziata…

Ritorno sempre, con i miei ricordi, nella “vinedda” dell’Annunziata, dove sono nato e cresciuto, nei personaggi che l’animavano: “Emilia, Cuncetta a Pitturussu, a Padda, i Suffuru, i Carità, Margareci etc, alla gente semplice che, assieme a mia madre, mi ha insegnato, particolarmente con l’esempio, a essere me stesso, a essere onesto.

Andiamo, se mi permetti, ai “dati sensibili” del libro e cioè: la morte di tua mamma, di tuo figlio, il rischio della depressione…

Preferisco non parlare. Tutto è contenuto nel libro.

Il cuore pulsante del libro è quello che tu chiami lo “strappo” con la vita precedente

L’ho chiamato lo strappo perché, quando l’ho fatto, l’ho percepito come qualcosa che mi ha strappato le viscere, ma la mia coscienza mi obbligava a farlo.

Dai un giudizio complessivo del tuo libro?

E’ assurdo che lo dia io. Preferisco leggere quanto in una recensione scrive un mio amico francese, conosciuto tanti anni fa, al quale ho inviato il file. In essa leggo: “Andrea ha scritto un libro che è come una sinfonia, i cui movimenti sono ora lenti, ora moderati, ora rapidi. Essa costituisce, il lavoro di ricostruzione dell’intera sua vita fatto a poco a poco in un continuo divenire di stile e di momenti, che si configura come l’essenza stessa dell’opera. Dalla sua lettura si ricava l’impressione di un continuo passaggio dall’indeterminatezza e dall’imperfezione alla perfezione, dal dubbio alla certezza e alla perentoria affermazione della verità, quella personale e quella storica…Tale sensazione è accentuata dal carattere unitario del libro che emerge ancor di più nelle svariate e molteplici forme assunte, nel corso dell’opera, dalla semplicissima idea iniziale di tre anni fa. Sullo sfondo del libro c’è sempre una vocazione, mai abbandonata, ma vissuta diversamente, dato che la Chiesa imponeva e impone ancora un protocollo e un’educazione che allontanava e nulla faceva per accostare al vangelo di cui si professava mater et magistra”.

Ci sarà una presentazione del libro a Messina?

Certamente. Ti informerò quando e dove.