PAPA FRANCESCO INTERVENGA PER SALVARE MESSINA

Andrea Filloramo, siamo ancora in attesa della nomina dell’arcivescovo di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela, mi delinei il profilo di chi sarà chiamato a questa missione?

Volendo parlare di un vescovo, chiunque egli sia, è d’obbligo fare il riferimento ai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, e particolarmente alla Costituzione Dogmatica "Lumen Gentium" e al Decreto Esplicativo "Christus Dominus". A tali documenti conciliari occorre, quindi,fare riferimento.

Stando a questi documenti quali sono, perciò, le caratteristiche che deve avere un vescovo?

Il vescovo, in ogni diocesi, dovrebbe essere il padre, il pastore, l’annunciatore della Parola, la guida, il centro dell’unità della comunità e della vita cristiana, il coordinatore e armonizzatore dei carismi.

Credo che Papa Francesco evidenzi la caratteristica della carità.

La carità è implicita nella missione episcopale. Il vescovodovrebbe diventare il presidente della carità, che direttamente e tramite collaboratori si fa vicino a tutti e ad ognuno dei sofferenti della sua comunità, servitore dei poveri (e non solo a parole), che sa tendere la mano ai potenti per donare a chi è nel bisogno… e tutto in nome della Chiesa.

In che senso: “in nome della Chiesa”?

Il vescovo è vescovo per la Chiesa e non per se stesso. Tale chiesa egli sposa, per tutta la vita, con l’anello pastorale, perché come diceva Agostino:"il vescovo è pastore, sacramento dell’unico Pastore, il Cristo” e ancora: "è un compito di amore pascere il gregge del Signore".

Mi colpisce il fatto che l’episcopato sia paragonato a un matrimonio.

Bellissima analogia; e come nello “sposalizio” cristiano non è permesso il divorzio, al vescovo al quale si affida una diocesi, non dovrebbe essere permesso, com’era nei tempi antichi né il trasferimento da una diocesi a un’altra, né le dimissioni, prima del raggiungimento dell’età canonica dei 75 anni, a meno che non venga ad essere imposta dal Papa. In tal caso si tratterebbe di rimozione che, per non umiliare il vescovo, è di prassi pubblicizzata come dimissione dovuta a motivi di salute.

Purtroppo, perciò, talvolta o spesso accade che il vescovo non corrisponda al profilo che tu hai delineato. Come spesso avviene, perciò, la vita è diversa dalla teoria. E qualche volta, molto, troppo diversa…

E’ proprio così. Ma non solo. Non vogliamo qui parlare del vescovo “indegno” ma del vescovo comune, così come in qualche diocesi purtroppo è percepito. Il vescovo- e accade frequentemente – è visto come un personaggio burocratico. Non è, quindi, percepito comela guida, il pastore etc… ma come uno"che viene a far la cresima", che viene ogni numero di anni in parrocchia a “fare la visita pastorale”, accolto dal parroco, che è impegnato a “fargli vedere il frutto del suo lavoro, sia quello reale, sia anche quello che non c’è”, atteso dal sindaco del paese, che cogliel’occasione per fargli tagliare qualche nastro.

Il vescovo, però, è anche un amministratore…

Spesso, egli diventa non soltanto un amministratore dei beni ecclesiastici ma anche un datore di lavoro per i preti.

A proposito dell’essere datore di lavoro dei preti, cosa hai da dire?

Guai se il vescovo oggi sposta i preti senza consultarli; guai ancora se egli è uno che manda qualche lettera in qualche occasione molto rara;che non risponde a chi gli scrive;che presiede riunioni specializzate di preti e convegni di persone "del settore"… Sono i modi classici per inimicarsi i pretie per distribuire benefici agli amici e agli amici degli amici, sempre pronti a diventare suoi nemici. Di tale vescovo, lo sappiamo, i preti non hanno bisogno; lo ritengono "inutile", anzi “dannoso”.

Che ne pensi dei collaboratori del vescovo?

Lo sappiamo, il vescovo non può lavorare da solo; egli ha bisogno di collaboratori, oculatamente scelti e facilmente accettati dai presbiteri, se necessario anche attraverso consultazioni da svolgere nella massima trasparenza.Il vescovo incarica, secondo direttive concordate insieme, frutto di riflessione comune, "tiene le fila" di certi dialoghi particolarmente difficili e impegnativi: il dialogo ecumenico, il dialogo con i non credenti, il dialogo con le strutture civili, culturali, sociali e politiche…

Dimmi la verità: nel delineare il profilo del vescovo usi il “parla nuora perché suocera intenda”; alludi, cioè, al vescovo emerito di Messina?

Forse o solo in parte. Di La Piana, del resto, ho scritto tanto e sono stato inascoltato e come è finita la sua storia è stato doloroso per tutti.

Perché, a tuo parere, ancora non è stato eletto il nuovo arcivescovo di Messina?

Sono passati sei mesi dalle dimissioni di La Piana e ancora “nihilnovum sub coelo”. Non azzardo ipotesi, dato che non posso immediatamente verificarle, sui motivi per i quali ancora non è stato nominato il nuovo arcivescovo. Nessuno, però, mi può vietare di “fantasticare”, conoscendo i motivi delle dimissioni dell’arcivescovo di Messina, che se per tanti sono giunte all’improvviso, ma non è stato per tutti così. Penso che a tali motivi è da collegare il notevole ritardo della nomina del nuovo arcivescovo. Qua mi fermo per non andare al di là delle mie fantasie.

Hai scritto anche dell’Amministratore Apostolico. Cosa ne pensi?

Da quel poco che vedo, ritengo che l’Amministratore Apostolico stia per diventare un fantasma che appare e scompare immediatamente, obbligato a constatare i problemi di una diocesi in uno stato agonico, senza avere la possibilità o il potere di affrontarli e di risolverli. Penso che solo adesso egli si sia reso consapevole di questa impossibilità di evitare che la situazione precipiti. All’inizio del suo mandato pensava probabilmente che ammansire i giornalisti adirati per il trattamento avuto da Mons. La Piana, in quella famosa conferenza stampa in cui cercava di giustificare le sue dimissioni e abbracciare la sua causa, fosse il modo migliore per “governare” una situazione che ritenevaallora governabile. Oggi, conoscendo fatti e forse anche persone (?), sa che forse era preferibile il silenzio. Era anche preferibile, a parere di alcuni preti chiamati dall’Amministratore a saldare debiti creati da altri, che questa operazione fosse rimandataad altri tempi. Oltretutto, adesso la stanchezza anche fisica dell’Amministratore Apostolico, comincia a farsi evidente. Non può continuare ad amministrare due diocesi, di cui una molto grande.Povero uomo! Per svolgere il suo lavoro nella diocesi di Messina, oltretutto, Mons. Raspanti non può fare a meno di “fidarsi” e delegare alcuni uomini che non ha scelto lui, dei quali non conosce il passato, sconosce il curriculum e non sa, quindi, quale peso nel bene e nel male hanno avuto durante la gestione La Piana. Non gli resta che affidarsi totalmente allo Spirito Santo.