Tribunali diocesani e interdiocesani per la trattazione delle cause di nullità matrimoniale

di ANDREA FILLORAMO

Anche i vescovi siciliani il 3 e il 4 marzo u.s, nella sede delle Conferenza Episcopale Siciliana di Palermo hanno adottato la determinazione di costituire, con appositi atti deliberativi, tribunali diocesani e interdiocesani per la trattazione delle cause di nullità matrimoniale, in osservanza del Rescritto Pontificio del 7 dicembre u.s, che facilita il relativo procedimento, lo affida al vescovo diocesano e prevede anche il gratuito patrocinio.
Esso nel comma 3 così recita: “Le leggi che ora entrano in vigore vogliono proprio manifestare la prossimità della Chiesa alle famiglie ferite, desiderando che la moltitudine di coloro che vivono il dramma del fallimento coniugale sia raggiunta dall’opera risanatrice di Cristo, attraverso le strutture ecclesiastiche, nell’auspicio che essi si scoprano nuovi missionari della misericordia di Dio verso altri fratelli, a beneficio dell’istituto familiare”.
In virtù della deliberazione della Conferenza episcopale siciliana, tutte le diocesi dell’isola hanno, quindi, un tribunale di riferimento che può essere diocesano o interdiocesano.
Fa eccezione soltanto l’arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela che trascina con sé, in questo rimando o in questa negligenza, la diocesi suffraganea di Patti ma non l’altra diocesi suffraganea di Nicosia, il cui vescovo con senso di responsabilità e di servizio, ha costituito il suo tribunale.
Le ragioni di questo ipotetico rimando sine die è contenuto nelle seguenti righe del relativo documento della Conferenza Episcopale Siciliana: “Per le altre diocesi, al momento non è stata ancora presa una decisione, tenuto conto disituazioni locali, che richiedono una valutazione ulteriore”.
Ci chiediamo: “Di che valutazione si tratta?”. “Quali sono le situazioni locali?”.
“Si aspetta il nuovo arcivescovo, che sarà eletto nel prossimo mese di maggio”. Risponde, così, al telefono la Signora del Tribunale ecclesiastico peloritano, a chi la contatta per avere dei chiarimenti.
Se tutto questo è vero, commento: “Perché le coppie (e sono tante!), che finalmente hanno la possibilità di conciliarsi con Dio, devono attendere?”
Se risponde a verità che il nuovo arcivescovo sarà scelto nel mese di maggio e se poi l’eletto dovrà essere ordinato vescovo, raggiungerà la sede tre mesi dopocome canonicamente previsto e, data la lista dei richiedenti la nullità, che aumenta sempre di più, quanto tempo ancora dovrà passare per avere riconosciuto un diritto concesso dal Santo Padre?”.
L’Arcidiocesi di Messina attualmente ha un Amministratore Apostolico che è l’equivalente di un Reggente e, quindi, ha il potere decisionale, senza rimando a valutazioni successive, di costituire il tribunale ad hoc, così come ha avuto il potere – almeno questa è la notizia pervenutami – di intervenire, sull’aspetto amministrativo/contabile. Sono convinto che per una diocesi e per il suo Amministratore, i “fatti” economici non valgono di più di un possibile sacramento, quello del matrimonio, richiesto da chi desidera al più presto la dichiarazione di nullità di un’unione precedente.