Questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta

di Ettore Sentimentale

Dopo la prima riflessione sulla parabola del padre misericordioso, desidero adesso approfondire ulteriormente la bontà di Dio e, prendendo spunto da Luca 15,2 “Costui accoglie i peccatori e magia con loro” (causa scatenante del racconto delle 3 parabole della misericordia in Lc 15), vorrei invitarvi a riflettere sulla libertà e volontà di Gesù di banchettare con i peccatori e i disprezzati, attraverso cui comprendiamo l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore paterno di Dio.

I farisei e gli scribi sono scioccati infatti dalla “commensalità” (parola composta da “cum-mensa”, lett. “compagno di tavola”) di Gesù con gli ultimi. Verso questi ultimi, la “cupola” del potere civile e religioso ebraico nutriva solo disprezzo: “Questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta” (Gv 7,49). Gesù giustifica la sua missione che consiste particolarmente nell’annunciare la buona novella ai “peccatori” e ai “maledetti”. Questo atteggiamento del Maestro ci “obbliga” a rileggere – come se fossero le sequenze di un film – la precisione con la quale Luca descrive i tratti delicati del Padre.

Gesù puntualizza lo stile di questo padre che – senza attendere che il figlio si riconoscesse colpevole, è preso da compassione e gli corre incontro per manifestare la sua tenerezza. Così facendo, il Figlio amato rivela l’identità di Dio che è amore. Il padre è ferito, oltraggiato e, ciononostante prende l’iniziativa di andare ad accogliere il figlio. Non lo accusa, anzi è proprio il figlio che vorrebbe farlo e viene immediatamente liberato da ogni capo di accusa dal padre. Immagine sorprendente del perdono senza alcun “retro-pensiero”, àmbito nel quale si annidano i pregiudizi. Perdòno che non è frutto di alchimia “laboratoriale”, ma sorge dall’esuberanza della felicità. È la bontà del padre, questa sola, che organizza una festa (lett. “un’eucaristia”) in onore del figlio ritrovato. Per avere libero corso, la bontà non ha bisogno di giustificazioni. Senza rinvangare il passato, il padre è interamente immerso in questo momento di gioia e di amore. Mai si fa giudice di suo figlio, il quale, sentendosi colpevole, si aspetta di essere trattato con severità. Ma l’idea di una giustizia retributiva, così pesante nel Primo testamento, è lontana dal pensiero del padre. Lontano dalla casa paterna, il figlio ha conosciuto l’inferno. Partito alla conquista della libertà, ha trovato solo la schiavitù. Lui ha chiaramente coscienza di essere l’unico responsabile della propria infelicità. Pur avendone facoltà, il padre non lo tratta secondo il rigore di una giustizia punitiva, ma gli offre il vestito di prima, l’anello, i calzari, il vitello grasso. La bontà è pure gratuità. È così che il saggio fa giustizia. Restituisce la sua dignità a colui che disperava di riaverla. Non vi è alcun dubbio che è così che, nel giorno del giudizio, Dio accoglierà i “cattivi”.

Nello stesso tempo penso che occorra mettere in risalto il senso “esortativo” della parabola: l’uomo, ogni uomo è invitato a comportarsi alla stessa maniera del padre misericordioso davanti ai suoi simili. Gesù invita così gli uomini a ridersela del giudizio verso gli ingrati e i cattivi. Costoro vanno perdonati rispondendo loro con il bene piuttosto che con il male. Il desiderio giustizialista deve scomparire davanti alla volontà di misericordia. O meglio, la vera giustizia invita non al castigo ma alla misericordia.

La parabola non si ferma qui. Allorquando il figlio maggiore, impegnato nel duro lavoro dei campi nel momento del ritorno di suo fratello, apprende quanto accade, si arrabbia e non vuole entrare. Suo padre allora esce a “pregarlo” di entrare e partecipare alla festa. Anche a lui parla con la stessa dolcezza con cui aveva parlato al piccolo, gli esprime la stessa bontà. Ma il figlio più grande gli risponde a muso duro: “Ecco ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un solo tuo ordine e non mi hai dato mai un capretto per festeggiare con i miei amici…ma ora che questo tuo figlio ritorna dopo aver dilapidato ogni bene con le prostitute, tu fai ammazzare per lui il vitello grasso”. Così il figlio maggiore trova ingiusto nei suoi riguardi l’approccio del padre che perdona il fratello prodigo e gli prepara una festa. Si ritiene mal ricompensato della costanza con la quale ha dato prova della sua obbedienza al padre. E gli rimprovera di non aver mai potuto far festa con i suoi amici…In realtà, è certamente questo figlio che non ha mai pensato a organizzare una festa, troppo preso dal lavoro. Il padre non gli avrebbe fatto mancare un capretto…e anche la gioia più grande.

Prepariamoci ad accogliere con cuore libero e largo la gioia che il Padre, il Dio di ogni misericordia vuol riversare su di noi…

Auguri di ogni bene.