Episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi

Non so chi vi racconta certe cose e come ve le racconta, ma certo che ne state sparando di cavolate… "Credo che molti preti dell’arcidiocesi di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela, convocati dall’Amministratore Apostolico il giorno 19 febbraio u.s. per avere comunicazione della nomina del successore di Mons. Calogero La Piana, cosi come essi ritenevano e come alcune voci provenienti da Roma asserivano, sono rimasti delusi nel sentirsi dire che, per motivi improvvisi e ignoti, l’elezione dell’arcivescovo non era imminente, anzi si prolungava fino a diventare “sine die”."
Per prima cosa vorrei capire quanti sono questi "molti" di cui si parla… (probabilmente è il prurito di qualcuno che continua a starnazzare perchè non sa fare altro che questo); in secondo luogo chi è stato convocato sapeva molto bene che non si trattava di convocazione per rendere pubblico il nuovo vescovo (e anche da questi "ambienti romani" che fanno le soffiate… ma fatemi il piacere!); "motivi improvvisi e ignoti"?!?!? Ma quale motivi, e soprattutto ignoti?!?!? …Ma fatemi il piacere… andate a giocare alle noccioline, non a scrivere un giornale! Al solito, essere giornalista è un bel mestiere, ma quando si raccontano barzellette in ciò che si cerca di scrivere, forse si è perso di vista la propria identità!

Padre Giuseppe Lonia

di ANDREA FILLORAMO

Non intendevo rispondere immediatamente all’insignificante, sproporzionata nota al mio articolo: “La pazienza di Giobbe” del 20 febbraio u.s, inviata da P. Giuseppe Lonia dell’«Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela», al Direttore di IMGPress. Essa segue pari passo due email ricevute proprio sabato. Una è di un prete messinese di mezza età, che commentava così il mio pezzo e scriveva: “Una bomba! Mi auguro che la deflagrazione spazi via le pseudo certezze del «soviet supremo» della diocesi”. L’altra di un altro prete più giovane che, commentando l’articolo, fra l’atro evidenziava: “…Questo è il dramma più cocente per i sedicenti responsabili diocesani, non potendolo controllare: che i preti pensino e non abbocchino alle polpette infarcite di bugie. Per troppi anni i miei confratelli hanno mangiato ‘veleno’ camuffato da nutrimento spirituale per il regno di Dio. Davanti a questo quadro, si è costretti a parafrasare il testo paolino di questa II domenica di quaresima: «Costoro [i vari delfini del vescovo emerito che hanno portato la diocesi sull’orlo del baratro e poi hanno trovato giusto ‘svendere’ il presule per farsi belli con l’amministratore apostolico] si vantano per le cose di cui dovrebbero vergognarsi»”. Riflettendo su queste due email mi sono detto: “Parole molto pesanti! Che tristezza!!! Mi rincuora, però, sapere che vi siano preti capaci di prendere le distanze dal sistema, anche se ritengo che per loro sia giunto il momento di non servirsi più di uno scudo, che posso essere io o un altro e di mostrare i loro volti. Non nascondo che sono stanco di apparire il loro megafono mentre nelle mie intenzioni c’è solo il desiderio di aiutarli. Ritorniamo alla nota di P. Giuseppe Lonia. Prima di questa nota pensavo, anche per il ruolo che egli svolge nella diocesi messinese, che fosse una persona equilibrata e che svolgesse il suo ruolo con competenza e, quel che è più importante, con onestà intellettuale e si differisse, quindi, da quanti, all’interno del suo “mondo diocesano”, insultano, inviano lettere anonime (ne ho ricevute anch’io solo per il fatto che “metto il naso” nelle questioni che appartengono al clero), utilizzano strumenti “omertosi” per nascondere, per “dimezzare”, per “camuffare” e “mascherare” la verità. Avrei preferito mettere, cioè, nel “frigorifero” quella nota, “raffreddarla “, rimandare la verifica e il commento ad altri tempi, togliendole l’incongruenza con il mio articolo. Ma non ci sono riuscito, forse la mia avanzata età mi induce all’impazienza, data anche la mancata pacatezza della nota in questione e un linguaggio che mi potrebbe far pensare a un autore diverso da quello che si firma. Mi sono così deciso, dopo 36 ore di riflessione a rispondere.“Sparare cavolate” “starnazzare”, “andate a giocare colle noccioline”, usare un linguaggio offensivo: il tutto in una lingua italiana che lascia molto a desiderare. Mi chiedo: “è proprio questo il linguaggio di Padre Giuseppe Lonia, persona tranquilla, educata oppure è di un altro che ha alzato troppo il gomito? Forse sì e forse no. Non ho gli strumenti per verificare. Avrei preferito, però, che l’autore della nota, chiunque egli sia, avesse inviato altre “note” di approvazione o di disapprovazione al Direttore di IMGPress, su molti altri articoli da me scritti e particolarmente su quelli riguardanti l’ex vescovo di Messina e non solo su questo articolo, che, a mio parere, non ha nessuna importanza se paragonato ai precedenti in cui si focalizzava l’attenzione a fatti accaduti in diocesi. Con tali articoli ho cercato di contribuire a instaurare un clima di concordia fra vescovo e clero messinese, senza, però, riuscirci. In essi, inoltre, esprimevo opinioni, informavo e, per dar forza alle mie informazioni, non lesinavo di far ricorso a documenti a me pervenuti, attentamente da me “filtrati” e gelosamente conservati e non pubblicizzati per non umiliare le persone che in ogni caso meritano rispetto. Almeno questa è la mia filosofia. Su tutto ciò, però, vi è stato per lungo tempo, il silenzio assoluto. Probabilmente era questo l’ordine di scuderia che allora veniva dato. I motivi possiamo immaginarli. Non pensavo, onestamente ad una “nota di biasimo”. Cosa ho scritto, infatti nell’articolo biasimato? Pur con il “colore” tipico della mia scrittura, ho riferito su voci, percezioni, sensazioni, osservazioni, ipotesi fatte che nascevano sostanzialmente dal bisogno urgente che la diocesi ha di un vescovo. Prego i lettori di rileggere l’articolo. Tali voci, percezioni, sensazioni, osservazioni e ipotesi, ovviamente non potevano essere mie, giacché vivo a 1300 chilometri di distanza dalla città peloritana, non frequento Roma, non ho amici all’interno dei palazzi pontifici, ma – si capisce chiaramente – sono voci di chi era presente e partecipava a quell’ incontro, del quale io non conoscevo né la data di convocazione, né il contenuto, né il numero dei partecipanti, né tanto meno le conclusioni alle quali si è pervenuti. Tali informazioni e percezioni, quindi, mi sono state trasmesse da chi ha partecipato e quindi da chi era presente alla riunione e di esse – e non poteva essere diversamente – mi sono servito per predisporre il mio “pezzo” biasimato. Non ho, quindi, concesso spazi alla mia fantasia, alla mia immaginazione e tanto meno alla mia inventiva. Quali, quindi, sono i verimotivi della nota dell’autore? Non è facile capirlo, tranne pensare che la Curia di Messina si trova in un momento di grandi difficoltà (non solo economiche) e volendo sostenere che “i panni sporchi si lavano in famiglia” permette che le voci circolino tranquillamente ma solo nei suoi corridoi, negli uffici parrocchiali e per certi versi tollera che si diffondano anche nei supermercati dove diventano baconianamente “idola fori”, ma mai pubblicate nei giornali. La segretezza: è proprio questo uno dei problemi di sempre, che papa Francesco cerca in tutti i modi di affrontare. Credo che con il papa attuale occorre superare questo tipo di mentalità, figlia di una cultura teologica obsoletache, nella chiesa, cioè, tutto deve essere esaltato, mai messo in discussione e molte cose devono essere nascoste, riservate.Pertanto ci chiediamo: “fatta salva la libertà e l’attendibilità della Chiesa, quali sono i motivi per i quali si nascondono le difficoltà per l’elezione di un vescovo? Nessuno lo sa. Ma tutti sappiamo che anche il nuovo arcivescovo di Messina, al di là di quanti amano lo “status quo”, avrà le caratteristiche richieste da papa Francesco quando sostiene: “L’episcopato non è un’onorificenza, è un servizio. E questo Gesù l’ha voluto così. Non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità mondana che fa dire: ‘Ma quest’uomo ha fatto la carriera ecclesiastica, è diventato vescovo…’ No, no. Nella Chiesa non deve esserci posto per questa mentalità. L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi. Essere vescovi vuol dire tenere sempre davanti agli occhi l’esempio di Gesù che, come buon pastore, è venuto non per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita per le sue pecore. I santi vescovi – e sono tanti nella storia della Chiesa, tanti vescovi santi – ci mostrano che questo ministero non si cerca, non si chiede, non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù che umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. È triste – ha detto ancora il Papa – quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa tante cose per arrivare là e quando arriva là non serve, si pavoneggia, vive soltanto per la sua vanità”.