IL NUOVO VESCOVO DI MESSINA… E LE RACCOMANDAZIONI

di ANDREA FILLORAMO

EMAIL RICEVUTA NEL POMERIGGIO DEL 17 FEBBRAIO 2016

Chiarissimo Prof., ho letto stamane su IMGPress il suo articolo circa la nomina del nuovo vescovo di Messina. La seguo sempre e trovo interessanti i suoi commenti puntuali e provocatori. Il suo indirizzo di posta elettronica l’ho chiesto a un amico comune. Mi sono deciso a scriverle per raccontare cosa è successo in una chiesa di Messina alla fine della messa di domenica scorsa. Il prete ha detto: “Come avete sentito, fra le intenzioni di preghiere che abbiamo fatto – su invito dell’Amministratore Apostolico – ne abbiamo inserita una per il nuovo vescovo che aspettiamo, perché sia «padre e pastore» secondo il cuore di Dio. E speriamo che sia così e non secondo quello che recita il proverbio dialettale (tutti capiscono la nostra lingua materna vero?!). Sentite come suona bene questo detto: «Matrimoni e viscuvati di lu celu sunnu calati…e di ll’omini cumminati»(mi auguro di aver trascritto bene). Speriamo che il proverbio sia smentito nella seconda parte”. Ora, leggendo il suo articolo ho fatto un ragionamento che spero non sia una congettura. Se da tanto tempo si aspetta il nuovo vescovo, come mai solo ora si invitano i fedeli a pregare “ufficialmente” per il nuovo presule? Non le sembra che – a cose fatte – si voglia sovrapporre alle scelte degli uomini il sigillo divino? La coincidenza mi suona strana e beffarda. Spero che le cose imbocchino la strada giusta.
Cordiali saluti.

Domenico B.

RISPOSTA
Caro Domenico, amico sconosciuto,
Molti sono gli spunti di riflessione che tu gentilmente mi porgi; non posso, quindi venir meno all’invito di scriverti. Per dare delle risposte esaurienti alle domande esplicite o impliciteche tu mi fai, avrei bisogno, però, non di un articolo, scritto alla meno peggio mentre “curo” due mie nipotine, Giada di 10 anni e Micaela di 7, che mi chiedono insistentemente di poter usare il mio computer con il quale ti sto scrivendo, ma di tanti articoli quanti sono le tematiche che tu, in modo provocatorio, mi proponi o che io presumo che tu mi possa proporre. Per far questo, però, avrei bisogno di molto tempo e di assenza totale di distrazioni. Noto innanzitutto che tu, accolta la notizia della probabile nomina dell’arcivescovo di Messina, data da IMGpress, che dovrebbe avvenire venerdì 19 febbraio, mi fai sapere che non hai accettato volentieri l’invito fatto dall’Amministratore Apostolico di pregare per il nuovo vescovo, dato che la Santa Sede presumibilmente o con certezza l’arcivescovo l’ha già eletto. Si tratterebbe, quindi, a tuo e a mio parere, di una preghiera "a posteriori", in " ritardo" che non può mutare o cancellare il " gioco delle parti", le "procedure anacronistiche", le " segnalazioni", i " curricula", gli "accordi”, le “raccomandazioni” dei Sacri Palazzi, che sono previsti nell’elezione di un nuovo vescovo e coperti dalla segretezza imposta. Questo, al di là, dei meriti di chi è destinato ad una diocesi, in un sistema, che non garantisce la scelta di un vescovo che sia, come richiesto un “padre” e un “pastore”. Si spera soltanto che lo Spirito Santo si sia provvidenzialmente "infiltrato", anche attraverso papa Francesco, nelle pieghe degli "accordi umani", e abbia contribuito a scegliere per la diocesi peloritana almeno un buon vescovo. Ma ormai "il dado è tratto". Il proverbio siciliano, da te citato, può essere interpretato in tante maniere. Interessante, però, mi sembra il fatto che il matrimonio e l’episcopato vengono nel proverbio ad essere accostati, anzi vengono considerati “piovuti dal cielo” e il Cielo non sempre si sostituisce all’impegno umano, per cui, il matrimonio facilmente “si rompe” ed ecco le separazioni e i divorzi mentre l’episcopato, mal gestito, può portare al “disastro” una diocesi. Distinti saluti.