
di ANDREA FILLORAMO
Ho amato tanto e continuo ad amare il Villaggio S.S.Annunziata di Messina, dove sono nato e cresciuto, dove ci sono le mie radici, dove, ai miei tempi, viveva tanta gente aperta, disponibile, le cui immagini anche se molto sbiadite, percorrono ancora la mia anima. Molte di esse girano attorno alla figura, molto chiara e distinta e sempre presente di mia mamma, chiamata da tutti la “Signora Palma”, punto di riferimento di quanti l’hanno amata e stimata e che la ricordano ancora. Mia mamma era la mamma di tutti, come leggo in molti post di Facebook. Grazie ai Social ogni tanto rivedo, pur fra le immancabili rughe, segni visibili del tempo che passa, delle foto di volti di tanti abitanti di un tempo del Villaggio, che negli anni ormai lontani hanno accompagnato la mia crescita e che ora sono sparsi in tutto il mondo ma non dimenticano mai il loro “luogo natio”, dove la nostalgia li conduce…
Cerco oggi senza trovarlo: il bel giardino di Conca d’ora; trovola piazzetta con il busto di Umberto Primo, una volta luogo d’incontro quotidiano dei ragazzi, oggi diventata insanamente parcheggio privilegiato di alcuni. Non vedo, in mezzo alle due fiumare,la proprietà di Crimi congli odoranti aranceti, ben allineati fra loro, razzie innocenti dei ragazzi. Sono scomparsi u’Puntaleddu, u’Frischiuni, e tanti altri luoghi per noi indimenticabili. Ricordo i “babbi” del Villaggio: Niculinu u babbu, Sabbaturi, u babbu, babbi ma a noi molto cari.
Non trovo più neppure la Chiesa parrocchiale, così come era allora, cioè povera com’era povero tutto il contesto, in cui sono stato battezzato, cresimato e dove ho celebrato la mia prima messa, dove, infine, togliendo dalle mie spalle la stola di Vicario Economo della Parrocchia l’ho ceduta a quello che ancora, dal lontano 1965, èil titolare.
Guardo oggi con molta simpatia chi vuole ricostruire la storia di questo Villaggio, oggi ferito dalla speculazione edilizia e dove ancora ci sono, purtroppo, le baracche risalenti al terremoto del 1908. A tal proposito, mi è giunta voce che recentemente il Sig.Parroco ha fatto stampare un libro che avrebbe dovuto ricostruire la storia del Villaggio: una bellissima idea. Vorrei leggere questo libro, anche se qualcuno che l’ha letto mi ha riferito che si tratta di un’apologia dello stesso parroco, carico di enfasi celebrativa. Speriamo che si sbagli.
Vorrei scriverlo io un libro su un pezzo di storia della parrocchia e soffermarmi su un parroco indimenticabile, che ha profondamente inciso nelle anime delle persone. Non ha costruito nulla, non ha adornato la chiesa di alcun marmo o mosaico ma è stato un uomo di fede. Si tratta di P.Cutugno, un prete di santa vita, totalmente distaccato dai beni materiali, mai tentato dal voto di scambio del potente di turno. Cutugno non aveva un’immagine gerarchica della Chiesa, non aspirava a diventare monsignore, era umile, non era prepotente. Per lui essere "parroco" non significava piccolo "gerarca", alla cui responsabilità doveva far capo ogni iniziativa e ogni attività intrapresa sotto la sua "giurisdizione". Poteva essere di esempio per molti preti ma purtroppo per tutti non lo è stato. Certo che quanti l’hanno conosciuto e amato non dimenticherannolo spirito di carità… Un prete del genere non può essere dimenticato, come non l’hanno dimenticato gli abitanti di Ganzirri dove poi è stato parroco. Chissà se un giorno lo vedremo riconosciuto degno degli onori degli altari.