CHIESA MESSINESE, FESTA E ACCUSE “DIOCESI DA RIFARE”

di ANDREA FILLORAMO

Quando fra molto tempo si vorrà ricostruire quella pagina della storia relativa all’episcopato nella arcidiocesi di Messina di S.Ecc. Mons. Calogero La Piana e delle sue “strane” e “improvvise” dimissioni, gli storici sicuramente conosceranno le vere ragioni che hanno indotto e costretto il metropolita a lasciare ad altre mani quella “porzione” del Popolo di Dio, affidatagli dal papa Benedetto XVI nel non lontano 2008. Essi avranno a disposizione tutte le carte, i documenti, i “files” come li ha chiamati il vicario generale nella famosa conferenza stampa, a mio parere assurda, in cui l’arcivescovo emerito, avrebbe dovuto comunicare le vere ragioni del suo abbandono che in quel momento gli provocavano tanta sofferenza al punto che molti, notando persino il pianto che rigava le sue guance, hanno accettato ma senza molta convinzione che le motivazioni ufficialmente date e comunicate con solerzia alla stampa, fossero veramente quelle della salute compromessa dall’impegno profuso dal vescovo nella cura pastorale di una diocesi, che, come egli ha detto, è grande e problematica. Non sappiamo se l’intervento improvviso del vicario generalefosse predisposto, cioè, preparato a “tavolino”. E’ certo, però, che egli non ha tradito il suo accolto ruolo di essere il “cane da guardia”del suo vescovo. Mi scusi don Tripodo di questo “parallelismo” che non vuole essere offensivo, anzi… Si pensi alla fedeltà dei cani al loro padroni. Sappiamo che i cani da guardia sono sempre stati utilizzati dall’uomo per la sua difesa efare la guardia è stato uno dei principali e primi compiti che ebbe il cane domestico: era quello di proteggere il suo "padrone", difendendolo dalle persone o dagli animali indesiderati. I cani da guardia solitamente si presentanomolto diffidenti con gli estranei e devono possedere una naturale inclinazione per la protezione. Inoltre si distinguono per il loro coraggio e la loro tenacia in un eventuale contro-attacco. E’ certoche l’amministratore apostolico Mons. Raspanti nella sua conferenza stampa del giorno 9 ottobre u.s. di ben altro tenore, in cui è apparso accanto per fortuna silenzioso l’ex vicario oggi delegato “ad omnia”, non vuole e non ha bisogno di cani da guardia; egli ha parlato di quel che sa e ha taciuto di quel che non sa. Spero che i giornalisti, notando il nuovo clima istaurato dall’amministratore apostolico e superata la “vis polemica” dovuta all’assurda presa di posizione del fu vicario generale, possano, ma in seguito, essere aggiornati sui “files”, che hanno il diritto di conoscere. Alcuni di questi files del resto non sono un mistero. A essi ma in termini larvati e in tono amichevole e talvolta provocatorio, chi scrive in questo giornale è ricorso per invitare mons. La Piana alla trasparenza. Chiunque, infatti, può leggere su IMG Press, partendo dal caso “Sinitò” (agosto 2014), al caso dei preti bistrattati e offesi, al prete pedofilo, all’eredità “Bertolami” con la datazione di quelle che allora sono state chiamate le “certificazioni” che corrispondono al testamento olografo, al testamento pubblico, al biglietto lasciato dal dottore prima della morte. Sono stati scritti anche articoli sulla Casa del Clero, sull’Istituto che prepara all’insegnamento della religione cattolica e molto altro ancora. Chi scrive, inoltre, aveva inoltrato a Mons. La Piana due missive e aveva avuto un incontro personale. Da parte dell’arcivescovo, però, il silenzio assoluto. Di ciò mi sono rammaricato e mi rammarico ancora vedendo un vescovo tanto sofferente. A mio pareredeterminante per la “rovina” del vescovoè stata la mancanza di trasparenza e l’essersi circondato da persone (“leccapiedi”) che hanno causato l’abbandono dell’arcivescovo di una diocesi che senza dubbio amava tanto. Si è trattato di ingenuità? Non lo so. Ma so con certezza che poteva agire e non lo ha fatto. Che il nuovo arcivescovo, chiunque egli sia, si circondi di preti “seri”, non carrieristi e nella diocesi di Messina ce ne sono tanti.