Lasciamo a chi di dovere il giudizio sull’arcivescovo di Messina

 

di ANDREA FILLORAMO

Un “racconto breve” è lo specchio di un’esperienza breve. Quel che segue, al di là dei contorni costruiti ad arte per nascondere l’identità di uno dei due protagonisti (uomo in carne e ossa) contiene la “ verità” di un incontro avvenuto altrove e in un giorno diverso e opinioni, che, in quanto tali sono soggettive e, quindi, non impegnano persone ed istituzioni non presenti all’incontro stesso.

Lunedì 7 settembre 2015, alle ore 9,54ho ricevuto una telefonata sul mio cellulare. Ho risposto titubante, dato che sul display appariva il nome di un tale a me totalmente sconosciuto. Riporto il colloquio in forma integrale: – Pronto! Chi è? – “Pronto! Mi scusi tanto se la disturbo. Lei non mi conosce ma se mi dà la possibilità mi presento” – “Se si tratta di abbonamenti vari, pubblicità o altro del genere, la prego di agganciare, non perda tempo” – “Capisco ma non si tratta di questo. Le dico solo che ho letto il suo articolo sull’insediamento di P.Sinitò in IMGpress, ho saputo che Lei era presente alla cerimonia e…” – “Come ha fatto a leggere il mio articolo pubblicato appena circa 30 minuti fa?” – “Ero certo che avrebbe scritto qualcosa e quindi mi sono precipitato stamattina a leggerla” – “Ho capito, ma lei chi è? “- “Sono un Salesiano” – “Oh…… La incarica l’arcivescovo a fare questa telefonata?… Se è così sappia che non accetto…….” – “assolutamente no, anzi…” – “Allora, mi dica…” – “Non certo a telefono…se vuole possiamo incontrarci, il tempo di arrivare, non siamo molto lontani.So dove abita…conosco Messina e dintorni, mi ha informato il comune amico…” – “Facciamo alle ore 11,00?”. – “Ok” .
Lunedi 7 settembre 2015, ore 11, 00. Il sacerdote giunge alla mia abitazione estiva, puntuale come un orologio svizzero. L’ho atteso accanto al cancello che introduce al condominio. Mi piacerebbe adesso descrivere il suo aspetto fisico, il modo di camminare, di parlare, di gesticolare, la sua stazza, ma egli subito mi ha detto che la visita doveva essere privata, tenuta nascosta, costringendomi, quindi, adesso, a non lasciare nessuna traccia per la sua individuazione. “Non lo sanno neppure i miei confratelli, alcuni non l’accetterebbero” mi ha detto. Mi ha, quindi, elogiato per il mio modo di scrivere che ha definito preciso e lapidario, per i miei trascorsi professionali, per la simpatia manifestata, come gli risultava, nei confronti dei figli di don Bosco. “So – mi ha detto – che lei è stato presidente degli esami di Stato, nel Liceo Classico dell’Istituto S.Ambrogio di Via Copernico a Milano e ha lasciato un ottimo ricordo”. “Sì – rispondevo – ma sono passati tanti anni. Ho fatto nient’altro che il mio dovere, come del resto altrove. “Come l’ha saputo?” gli ho chiesto. Mi rispondeva, con un sorriso che sapeva anch’esso di mistero: “Il mondo è piccolo”.Abbiamo, poi parlato dei problemi della Chiesa, rivelati dopo l’avvento di Papa Francesco. Mi ha, poi, benevolmente rimproverato di qualche mio articolo riguardante il Cardinale Bertone. “Veda – mi ha detto – del Cardinale si sono dette tante cose, molte di esse sono false, come quella che è stato quello, come lei ha scritto, che ha fatto diventare vescovo Mons. La Piana”.A quel punto ho capito subito che voleva parlare o che io parlassi dell’arcivescovo La Piana e subito l’ho anticipato dicendogli: “Il salesiano arcivescovo La Piana lo conosco soltanto attraverso i numerosi preti con cui sono a contatto e non intendo assolutamente parlare di lui. Anzi, sa che le dico? Non scriverò più di lui, dopo la conclusione del caso Sinitò. “Mi ha frainteso – mi ha detto subito il mio interlocutore – non sono qui per indossare la veste del difensore del vescovo La Piana ma sia per conoscerla sia per pregarla, se scriverà ancora di lui, di non scrivere che è un salesiano”. “O Dio mio cosa mi dice, caro reverendo, perché non devo scrivere che è un salesiano?”. La risposta è arrivata immediatamente: “perché un salesiano, come qualsiasi religioso, quando diventa vescovo, non appartiene più all’Ordine religioso o alla Congregazione per la quale ha espresso i voti”. Ho ammesso subito la mia ignoranza ma la mia curiosità è cresciuta a dismisura e ho subito detto: “Mi dica, reverendo, con sincerità, state sconfessando il vescovo di Messina?”. La risposta è stata: “Non si tratta di una sconfessione ma di una affermazione di principio. Il vescovo, non essendo più un religioso, deve essere autonomo nelle sue decisioni e anche nelle sue personali responsabilità”. “Certamente è così – ho ribadito – ma sembra che mons. La Piana non la pensa così, tant’è che lavora in segreto a vantaggio dei salesiani, come la sua decisione di non iscrivere al primo anno per l’anno accademico 2015/2016 alunni all’Istituto Scienze Religiose, all’Ignatianum,ma dirottarli al S.Tommaso, dichiarando così la morte di un Istituto che era il fiore all’occhiello della diocesi”. “Non so come commentare questa presunta decisione del vescovo e non so quali sono le ragioni vere – rispondeva il reverendo – ma, se ciò fosse vero, il clero secolare ha tutto il diritto di alzare la voce. Il vescovo non è infallibile”. Assieme, poi, abbiamo commentato le critiche che i preti fanno a Mons. La Piana, partendo dal modo come tratta i preti,dalla presunta eredità ricevuta, alla sempre presunta non tolleranza zero per il prete pedofilo che sul tram a Messina molestava un diciassettenne, alla questione “Casa del clero” e ad altri casi sui quali si mormora. Tutti casi ben conosciuti dal mio interlocutore, che non disdegnava a volte di manifestare il suo pieno dissenso con il vescovo La Piana. Alla fine il Salesiano, riprendendo un’espressione latina fatta da me in un mio articolo, quasi mi sussurrava: “Lasciamo a chi di dovere il giudizio sull’arcivescovo di Messina. Sappia che Papa Francesco non dorme e agisce. A noi non resta che dire, come lei ha scritto in un articolo: oportetsilentiumfacere”. Lo ringraziavo di questo suggerimento. Nel commiatarmi da lui ho chiesto: “Con chi ho avuto il piacere di parlare?” La risposta: “Il mio nome l’ho detto nel presentarmi, lo ripeto ancora, sono… ma si ricordi di non riferirlo a nessuno”. Rimango ancora una volta sconcertato dall’omertà che alberga negli uomini di Chiesa, religiosi o secolari, racchiusa in quell’invito rivoltomi: “Si ricordi di non riferirlo a nessuno”.