Don Salvatore Sinitò, il trionfo della giustizia!

di ANDREA FILLORAMO

Non so quali notizie sono giunte o giungeranno a S.Ecc.za Mons. Calogero La Piana, riguardanti l’insediamento come arciprete di Calatabiano di don Salvatore Sinitò, ma, al fine di evitare che giungano a lui informazioni che deformano la realtà, ascolti chi è stato presente e, quindi, è testimone credibile di un avvenimento che interessa non solo un uomo, un sacerdote ma due diocesi, quella di Messina e quella di Acireale e tragga le conseguenze del suo comportamento, che, a parere di molti ha lasciato molto a desiderare, anzi da tanti è stato condannato. E’ stato il ”trionfo della verità e della giustizia” per un umile prete, licenziato “irritualmente” e “ingiustamente” dall’arcivescovo La Piana con un’accusa infamante per un sacerdote, dalla più prestigiosa parrocchia dell’arcidiocesi di Messina, Lipari, e S.Lucia del Mela, Taormina, “abbandonato al ludibrio” per un anno intero, pur sapendo che l’accusa non solo era infondata, ma totalmente e “capziosamente” “inventata”, quindi si trattava di una calunnia ben o mal confezionata da chi aveva interessi personali da salvaguardare. Ciò per rendere disponibile quella sede al vicario generale della diocesi peloritana, dimissionario, che “entusiasticamente”e “senza colpo ferire” accettava la sostituzione. Qualcuno commenta: “vergogna! “. L’operazione “ trionfo della verità e della giustizia”, come è stata chiamata durante il rito di insediamento, seguito dall’applauso delle molte persone, provenienti da Taormina, Furci, Messina, è stata fatta da Mons.Vescovo di Acireale, Mons. Raspante, che dopo aver conosciuto don Salvatore e dopo averlo incardinato nella sua diocesi, l’ha nominato Arciprete di una parrocchia anch’essa importante, quella di Calatabiano. La cerimonia, presieduta dal Vicario Generale della diocesi si è svolta colla massima compostezza ma anche con la massima solennità, preparata dal giovane prete che, dal prossimo ottobre, quando sarà ordinato, sarà il vice parroco del nuovo arciprete, ad iniziare dalla banda musicale a finire con il pranzo, offerto agli invitati, con l’ultima rata della sua pensione, dalla madre di don Salvatore molto anziana e ammalata, che ha sofferto tanto per l’allontanamento del figlio dalla parrocchia di Taormina, e adesso vuol dimostrare il suo apprezzamento a quanti sono stati solidali con il figlio e quindi anche con lei. Sul sagrato della Chiesa molti erano i fedeli, che impossibilitatiad entrare anche per il gran caldo che toglieva il respiro, commentavano l’avvenimento. Ho colto qualche commento: “Tutti a Calatabiano conosciamo l’arciprete. Il paese dista pochi chilometri da Taormina e sappiamo che grande uomo è”- “no grande uomo, è piccolo, ma grande prete, l’accogliamo con gioia”- “sappiamo anche chi è il vescovo di Messina, come si chiama……. ma vada a……….” – “Dobbiamo ringraziare anche lui che, cacciando don Salvatore da Taormina, ci ha dato la possibilità di avere P. Salvatore con noi” – “Vedrete tutti come cambierà questo paese”. In tutto quest’anno molti sono stati i miei articoli con i quali chiedevo all’arcivescovo di Messina di “fare un passo indietro”, di celebrare lui stesso, con un atto di resipiscenza il “ trionfo della giustizia e della verità” ma ciò non è avvenuto. Sono contento che altri, al posto suo l’hanno fatto. Non mi resta che dire: “ don Salvatore, non in bocca al lupo ma tanti auguri” e all’arcivescovo di Messina: “Eccellenza ….non faccia soffrire i suoi preti, parli con loro, li aiuti a crescere nella fede. Questo e solo questo è il suo dovere. Se non riesce in questo compito, non so che dirle e poi: chi sono io?; interroghi la sua coscienza che se illuminata dallo Spirito le dirà cosa fare. Mi perdoni se mi sono spinto al di là del dovuto”.