Riflettiamo su dove a questo mondo abbiamo confinato la carità

di Maria Raffa

Una mattina, mi sono svegliato..
O bella ciao! Bella Ciao! Bella Ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
E ho trovato l’invasor.

Chi non conosce questo ritornello? Seppur abbia settant’anni, questa canzone è ugualmente attualissima. Ci ricorda, la resistenza, e gli invasori. È una resistenza diversa, ma così come nella famosa formula matematica, invertendo l’ordine degli addendi il risultato non cambia, il vocabolo in questione non assume un altro significato. È una resistenza quella che si fa durante il giorno, ai semafori. Resistenza, ad altri “forestieri” (Cit. Papa Francesco) come noi. Si perché resistiamo, nel non comprenderli. Non sappiamo niente di loro, eppure non ci chiediamo, da dove vengano, cos’hanno passato prima di arrivare qui, se hanno mangiato, se come noi, hanno un tetto dove vivere. Capita spesso invece che giriamo lo sguardo, non li guardiamo negli occhi, non ci azzardiamo neanche a fargli un sorriso (se ben accetto o meno, non importa) tanto noi siamo seppur con diverse difficoltà, dall’altro lato della barricata. Non sono forse persone come noi, con gli stessi desideri? Non sono forse meritevoli come noi, degli stessi diritti? Non è che forse diamo troppo peso all’erba del vicino, che è sempre più verde, piuttosto che al nostro orticello? Riflettiamo su dove a questo mondo abbiamo confinato la carità, la compassione, l’altruismo, la benevolenza, la solidarietà. Riflettiamo ognuno per proprio conto, chissà che non si sia troppo concentrati su se stessi, piuttosto che dedicarci verso chi innegabilmente sia meno fortunato di noi.