Ah, come vorrei una chiesa povera e per i poveri

Mc 6,7-13
Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

di Ettore Sentimentale

Questa breve pagina di Marco offre alla nostra riflessione alcuni spunti significativi sul tema – sempre più dibattuto e attuale – dell’evangelizzazione.
A dire il vero la pericope pone l’accento – soprattutto nelle battute iniziali – sul mandato che Gesù consegna ai Dodici. E in tale direzione, la prima cosa da evidenziare è la missione in coppia degli invitati, accompagnata dal “potere sugli spiriti impuri”. Qui bisogna fermarsi un attimo per chiarire cosa intende Marco con tale espressione.
Non vorrei deludere gli esorcisti (o gli aspiranti tali) ma fin dall’inizio del suo racconto Marco ha descritto con tale formulazione le forze cattive che opprimono e imbarbariscono le persone. E man mano che descrive le varie liberazioni dal male ha davanti a sé il potere opprimente di scribi, farisei, erodiani, fautori di un falso messianismo…Tutti costoro formano una sorta di “categorie avverse” dalle quali i discepoli devono stare lontani e guardarsi prima di essere contagiati perché in esse abita stabilmente il lievito cattivo.
In fondo anche qui l’evangelista lo afferma, seppur indirettamente, quando scrive che il potere con il quale gli apostoli partono per la missione è dato loro con la finalità di venga esercitato sul male che devasta le persone, ma non direttamente su queste ultime.
Si impone una ulteriore puntualizzazione: la liberazione di coloro che si sentono oppressi dalla sofferenza consiste nel comunicare loro la forza di guarigione di Gesù. Purtroppo su questo punto la distanza fra il dire evangelico e il fare della prassi quotidiana è abissale. Anzi la mistificazione più assurda si concretizza nell’azione di certi mestieranti del sacro che “farebbero bene a cacciare prima i diavoli che hanno dentro” (espressione di un caro amico laico) che cimentarsi in carnevalate raccapriccianti sostenute dal silenzio colpevole di chi dovrebbe vigilare. Ormai queste performances sono “intossicata” cronaca giornaliera nei confronti di inesperti e impreparati fedeli (nel nostro dialetto esiste una espressione che plasticamente rende meglio il significato: “ammuccalapuni”) …
Queste affermazioni non vogliono offendere alcuno, ma evidenziare che ormai si è oltrepassato il guado del “buon senso” e dello spirito evangelico!
Torno al testo.
Se la consegna di Gesù ai suoi consiste nel rendere più umana la vita, nell’alleviare le varie sofferenze, nel fare crescere di più la libertà e la fraternità, non è necessario partire con un bagaglio troppo pesante e ingombrante: sarebbe una zavorra troppo gravosa! Basterà il necessario per il viaggio, come fanno i pellegrini, perché la cosa più importante sulla quale far leva è avere l’animo pronto e libero, a tal punto da far trasparire lo Spirito di Gesù e la sua Parola risanatrice.
Anche qui mi sembra che vi sia una netta separazione e contrapposizione fra l’insegnamento di Gesù e la consuetudine odierna. Oggi si parte ben equipaggiati per la missione pensando nel dettaglio alle cose da mettere nel bagaglio da portare, mentre invece Gesù si preoccupa di svuotarlo per essere più agili e liberi. A qualcuno queste indicazioni potranno sembrare pure utopia, ma la scelta della povertà non è un optional: “Ah, come vorrei una chiesa povera e per i poveri” (papa Francesco all’udienza del 16 marzo 2013).
Il vestito sobrio diventa così il segno evidente di una scelta che ha come finalità quella dell’essere semplici in mezzo alla gente.
Alla fine, penso che davanti a tale brano evangelico la strada si biforchi: o ci si schiera con gli spiritualisti per renderne innocua la portata rivoluzionaria, oppure si rischia di perdere la sicurezza del prestigio sociale e personale. Quest’ultima ipotesi sicuramente non farebbe male ai veri discepoli del Signore.