A LEZIONE DA SALVATORES

Com’è il tuo rapporto con la religione?
-Non sono un assiuduo credente. Penso però che in ogni uomo ci sia un po’ di Dio e il Papa, che è l’ultimo leader democratico, ce lo ricoda sempre.

Prossimo film?
-Bhe questo l’abbiamo fatto sull’oggi, il prossimo sarà sul domani e su domani, in generale.

In questo film vediamo lavori apprezzabili, c’è stato un miglioramento del pubblico nel lavorare?
-Gli anni ’90 hanno imbruttito l’immagine a causa della tv che mandava prodotti beceri, ora con internet la situazione è cambiata e si ha un prodotto più "democratico" che in cui ognuno si può rispecchiare.

Come vedi gli italiani?
-Il popolo Italiano è fantastico, ha solo una mancanza:non si sente parte di una nazione. Ha poca appartenenza allo stato,e va detto che probabilmente l’unità d’Italia non è stata decisa dal popolo ma dall’alto.

E l’Europa?
-L’Europa in questo momento è il male. Nella parola "crisi" ci leggo il significato greco e quello arabo ovvero opportunità e cambiamento. Anche gli immigrati possono essere un’opportunità, ma con la situazione imposta dall’Europa non può andare bene.

E il domani per gli italiani?
-Il popolo italiano si è sempre saputo arrangiare,sa,come nel film,vivere giorno per giorno, ciò è dovuto all’essere stato per molti secoli il centro del mondo, quando il mediterraneo era un miscuglio di culture. Milano, Roma, Ventimiglia sono situazioni dove sono le stesse persone ad aiutare gli immigrati, perchè c’è un totale abbandono delle istituzioni. Il politico dovrebbe essere come il sacerdote: rinunciare a qualcosa di sè per aiutare gli altri.

Se non avessi fatto il regista, cosa avresti fatto?
-Studiavo nella facoltà di Giurisprudenza, figlio di avvocato. Ma i miei modelli erano un po’ diversi, io per avvocato intendevo Jack Nicholson in "Easy Rider". Allora volevo fare la Rock Star, ma cadendomi i capelli non potevo più essere la figura rock classica. E quindi ho iniziato con il teatro fino ad arrivare qui. La cosa buona di questo lavoro è che non si perde il contatto con il quotidiano. Se lo si fa, si iniza a parlare solo di se stessi, e dopo poco si diventa noiosi.

Cosa pensi del cambiamento?
-C’è paura del cambiamento, non solo gli italiani, ma tutti quanti ne hanno. Ma se non cambi sei morto, anche una malattia ti puo’ insegnare qualcosa, solo la morte non fa cambiare.

Dopo "Italy in a day" cambia il tuo modod di fare film?
-No, Brecht diceva che bisogna avere il coraggio di essere un passo davanti al pubblico, sennò rimani pubblico.

Domanda più tecnica, perchè i registi hanno paura della post produzione?
-Come ho detto il cambiamento spaventa. Ogni regista è convinto di poter governare il mondo, perchè durante il film lo fai, ma nella vita puoi fare solo l’attore. Ecco, loro hanno paura che gli si porti via l’essere Dio almeno in quelle 2 ore.

Claudio Andò