La mosca e la mula

di ANDREA FILLORAMO

Lo sappiamo: uno pseudonimo è un nome fittizio di persona, diverso da quello anagrafico, utilizzato per fini ben specifici. Si può chiamare anche, secondo l’uso anglosassone, “alias” o ancora “a.k.a.”, dall’acronimo inglese “also known as” ("anche conosciuto come"); talvolta viene usata l’espressione francese “nom de plume “ (lett. "nome di penna"). Per quanto a volte si utilizzi come sinonimo anche “alter ego”; un alter ego è in realtà un altro sé, una seconda personalità o persona all’interno di una persona, con caratteristiche nettamente distinte, dunque non un semplice pseudonimo. Infine, il ricorso allo pseudonimo è frequente nel caso in cui l’uso del nome anagrafico esporrebbe a rischi il soggetto che se ne serve.
A me sembra che siano tutti questi, escluso nessuno, i significati da dare allo pseudonimo “ongi etorri”, utilizzato dal firmatario del “pezzo”, probabile prete messinese, pubblicato su IMG press con il titolo: “Avant moi le déluge “ e non solo quello di chi teme, se dovesse rivelare il suo nome, di subire un atto vendicativo o di vedere ritorcere un’argomentazione contro se stesso.
Noto, in questo scritto, l’incontro, tra verità e compassione che si trasforma, attraverso l’ironia, in una scoperta di cose taciute e nell’illusione in cui l’autore si è calato. Lo scritto segue l’idea di una scena sospesa, che lascia il più possibile spogli i personaggi.
Ma chi sarebbero i personaggi richiamati nell’enigmatico, ma non troppo, articolo di ongi etorri? Essi, come scrive l’autore , appartengono al mondo clericale, dallo stesso paragonato al “mondo animale, dove avviene quello che si chiama “meccanismo selettivo della dominanza”, con il quale il maschio dominante impone ai concorrenti la propria egemonia, uccidendo i cuccioli nati dai precedenti accoppiamenti. Basta far riferimento al mondo dei leoni.”
L’immagine ovviamente è molto forte e potrebbe apparire azzardata, se non si facesse riferimento immediato al “novello arrampicatore paludato di fittizia remissività che in poco tempo annienta tutto quello che vi è stato prima…” Come si può facilmente notare, la metafora che fa riferimento al mondo animale, viene in parte eliminata e, come da scatole cinesi, viene fuori l’«omino», a lungo atteso che, seguendo la scia “renziana” della “rottamazione”, “demolisce”, avendone il potere delegato, il passato .
Se ciò è vero, non resta che dire: povera chiesa, se nel nome della “discontinuità” «a tutti i livelli rispetto al passato, opera cambiamenti repentini e immotivati a livello di parrocchie, uffici curiali, congregazioni e ordini religiosi e perfino sul piano episcopale» !
Nello scritto, inoltre, l’«omino», però, appare come un incapace che “inciampa su problematiche impreviste e scivola in soluzioni di corto respiro”, che “ va avanti imperterrito, perché «ipse dixit». E si sa che chi sta nella stanza dei bottoni gode di una speciale competenza, mentre (per l’Ipse) gli altri navigano nei meandri dell’ignoranza”.
Non occorrono grandi capacità di intuito per capire chi sarebbe quell’«Ipse», che certamente non gode della fiducia dell’autore del “pezzo” richiamato.
L’articolo finisce con delle “righe” ironiche ma di facile applicazione, quelle della “mosca cocchiera”, una favola di Fedro dal titolo: “La mosca e la mula”, riferibile a chi si attribuisce grande importanza e si vanta di fatti (magari straordinari) in cui ha avuto un ruolo minimo od inesistente/irrilevante e pensa di condurre una situazione (e la proclama ai 4 venti) che in realtà è gestita da altri.
Ritengo che lo scrittore dell’articolo, anche se si serve di un pseudonimo, superi l’ipocrisia e l’omertà, tipiche di un certo mondo clericale, ed esprima, con le dovute cautele, un’opinione su quanto avviene nella sua diocesi.
A lui, ma anche a me, rammento quanto scrive B. Brecht negli “Scritti sulla letteratura e sull’arte”, Einaudi, 1973: “Importante per quelli che scrivono è trovare il tono giusto per dire la verità. Quello che comunemente si ode è un tono molto mite e lamentoso, il tono di chi non sarebbe capace di far male a una mosca. Chi lo ode e si trova in miseria non può che diventare ancora più miserabile. Così parlano, uomini che forse non sono nemici ma certo non sono dei compagni di lotta. La verità è combattiva, non solo combatte la menzogna, ma anche quelle determinate persone che la divulgano”.