La valenza simbolica del “bacio”

di Ettore Sentimentale

Nelle precedenti riflessioni abbiamo analizzato la valenza simbolica del “bacio” colto nelle ricadute sulle relazioni umane e cristiane, secondo le provocazioni della Parola di Dio (soprattutto nel NT). Adesso vogliamo fare un ulteriore passo per completare il discorso con il quale mi propongo di tratteggiare il gesto con cui per antonomasia ci si comunica l’amore. Il bacio nella percezione immediata e naturale del nostro universo simbolico si ricollega, infatti, direttamente all’amore di coppia.

Per illustrare questo aspetto è necessario ricorrere al Cantico dei Cantici.

Il “Cantico più bello” (così il titolo originale nella lingua ebraica) si apre con un’espressione programmatica: “Mi baci con i baci della sua bocca!”. Il suddetto poema canta, infatti, l’amore umano in tutte le sfaccettature di sentimenti e passioni, dalla ricerca reciproca dei partner alla sofferenza causata dalla loro forzata separazione, per descrivere in ultimo la gioia del loro ritrovarsi insieme.

A nessuno può sfuggire che fra le immagini accese di desiderio e le relazioni di amore sensuale vi siano dei punti di contatto, che possiamo sintetizzare nel proposito di relazioni umane sempre più autentiche, illuminate dal vangelo della misericordia e della verità.

È vero che nel corso dei secoli il “Cantico” (abbreviato in “Ct”) ha conosciuto diverse interpretazioni (da quella rabbinica che vede in esso il rapporto fra Dio e il suo popolo, a quella patristica che lo rilegge come rapporto fra Cristo e la Chiesa, per illustrare questa ultima dimensione si è costretti a leggere i Sermoni di S. Bernardo), ma da qualche tempo gli studiosi più accreditati (fra questi Gianni Barbiero) preferiscono un approccio “laico”. In estrema sintesi: è vero che il Ct non parla direttamente di Dio, ma dell’amore umano in cui i credenti riconoscono la rivelazione di Dio.

Torno all’espressione iniziale: “Mi baci con i baci della sua bocca!”. Comincia da qui l’avventura di questi amanti che tendono all’unione e l’espressione indica insieme lo stupore della sposa di essere amata e desiderata e contemporaneamente bramosa di unirsi nel bacio al suo sposo.

L’amore non fa desiderare i beni (materiali) del partner, né alcunché al di fuori di lui. Brama un bacio con l’amato/a, l’unione con lui/lei, il suo affetto unico e irripetibile.

Se leggiamo con attenzione l’intero testo del Ct scopriamo che, sebbene le visite dello sposo siano rare e brevi, per la sposa sono indimenticabili; entrambi si “inseguono” per vivere insieme un incontro di amore incancellabile a tal punto che quando la sposa “cerca sul suo letto l’amato del suo cuore e non lo trova, è disposta a fare il giro della città, a cercarlo per le strade e le piazze, fin quando non lo trova e lo stringe così fortemente da non lasciarlo” (Ct 3, 1ss).

L’amore postula un ventaglio infinito e contraddittorio di sentimenti: la notte che non è più notte, la pena vissuta con soavità, la gioia insopprimibile.

La dimensione umana dell’amore (che i moderni studi fanno riscoprire in tutta la sua portata) è la “conditio sine qua” verrebbe a mancare la relazione fra gli uomini, particolarmente fra i membri della famiglia. Anzi, su questo punto, papa Francesco ha le idee molto chiare.

Il grembo che ci ospita è la prima scuola di comunicazione, fatta di ascolto e di contatto corporeo vissuti e sperimentati nel grembo naturale della società, che è la famiglia, “luogo dove si impara a convivere nella differenza” (EG, 66).

Auguro che nelle nostre famiglie si possano vivere esperienze vere di sponsalità, paternità, maternità, filialità, fraternità… responsabili, frutti maturi del primo bacio di amore.