Weekend di musica variopinta con la freschezza de “I Musici di Messina” e lo chic di Andrea Rebaudeng

Due appuntamenti da non perdere, uno di seguito all’altro, in un weekend di musica molto variopinto. Dalla freschezza de “I Musici di Messina” allo stile chic del pianista Andrea Rebaudengo. L’Accademia Filarmonica di Messina, nel cartellone unificato con l’Associazione “V. Bellini”, vi invita ad una carica musicale di ben 18 artisti che scenderanno in campo domani (venerdì 27 febbraio) ore 19, al IV piano del Teatro “V. Emanuele”, facendo slittare di un giorno “I Giovedì Musicali alla Sala Sinopoli”, (come da calendario già fissato), in collaborazione con l’Ente peloritano. L’Orchestra da camera “I Musici di Messina”, che presenterà “Il Barocco Italiano”, è un ensemble di strumentisti ad arco, nato da un progetto del M° Giuseppe Fabio Lisanti con il prezioso contributo del M° Maurizio Salemi e del M° Gianfranco Lisanti, per creare un gruppo artistico giovanile d’archi di qualità che, nel tempo, possa proporsi nel panorama musicale.
Il valente Rebaudengo ci farà sentire "All’aria aperta", ascoltandolo sabato 28 febbraio alle ore 18, all’interno dell’Auditorium del Palacultura “Antonello”. Ci troveremo di fronte ad uno dei più raffinati interpreti della musica del ‘900 che ci delizierà con un programma che trae il titolo dall’omonima opera di Béla Bartók. Ma oltre alla suite di quest’ultimo, nella prima parte, due piccoli capolavori di Igor Stravinsky: Piano Rag Music e il famoso Tango. Sarà una esplorazione sagace e stimolante tra il Sud America, l’Europa, in Spagna e, infine, in Italia per un artista che viene spesso coinvolto in progetti musicali come jazzista ed improvvisatore, ha suonato per le più ragguardevoli istituzioni concertistiche italiane tra cui le Serate Musicali di Milano e l’Unione Musicale di Torino e ha realizzato performance in tutto il mondo dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi, dall’Inghilterra alla Serbia.
I Musici di Messina hanno in comune con Rebaudengo, nella loro partecipazione alla Stagione dell’Accademia, la scelta di Bartók che, per l’Orchestra da camera, volteggerà con le danze rumene. Mentre il programma vedrà anche brani di Vivaldi, Albinoni e Warlock. Oltre ai tre provetti artisti (Fabio e Gianfranco Lisanti e Salemi), rispettivamente Primo violino, Prima viola e Primo violoncello, ci sono 10 violini: Fabiola Andronaco, Elisa Baglieri, Erica e Silvia Cardullo, Ivan Crisafulli, Valerio La Torre, Mary Manitta, Giovanna Morabito, Stefania Grillo e Rosa Scordo; altre 2 viole: Federica Ruggeri e Sharon Scalera; altri 2 violoncelli: Marta Salemi e Barbara Visalli; il contrabbasso, Daniele Arena.
I Maestri, oltre ad una valida esperienza professionale individuale, hanno per decenni percorso notevoli tappe musicali cameristiche ed orchestrali come l’Orchestra Ars Musica di Messina, Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, Orchestra Barocca di Messina, Orchestra Giovanile Siciliana, Orchestra Giovanile Italiana, Orchestra di Spoleto etc.
Lo studio continuativo, l’approfondimento del repertorio cameristico per archi, la disciplina di fila e d’orchestra, accompagnati da un forte entusiasmo emerso già dai primi incontri, sono elementi fondamentali per un risultato ottimale nella propria carriera.
Il gruppo, che si sta attualmente nutrendo di repertorio barocco, si propone di setacciare importanti pagine musicali di diversi autori dei vari periodi storici, curandone con serietà e professionalità tutti gli aspetti stilistici e tecnico-compositivi.
Andrea Rebaudengo è nato a Pesaro nel 1972 e ha studiato a Milano. Musicista dall’attività poliedrica, affianca al suo curriculum solistico intense collaborazioni: con l’ensemble Sentieri selvaggi, diretto da Carlo Boccadoro, ha suonato all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, al Teatro alla Scala di Milano, “Bang-on-a-can Marathon” di New York, Dom di Mosca, Festival MiTo, Festival della Letteratura di Mantova, Musica Insieme di Bologna, Accademia Filarmonica Romana, Biennale di Venezia, presentando spesso prime esecuzioni di autori contemporanei e cooperando con compositori quali Louis Andriessen e Michael Nyman; con la cantante Cristina Zavalloni ha duettato in tanti autorevoli palchi, quali la Carnegie Hall di New York, il Teatro della Maestranza di Siviglia, al Festival di West Cork, al Festival del Castello di Varsavia, ai Concerti del Quirinale e nei Festival jazz di Berchidda, Roccella Jonica e Parma Frontiere. Ha studiato pianoforte con Paolo Bordoni, Lazar Berman, Alexander Lonquich, Andrzej Jasinsky e composizione con Danilo Lorenzini.
Ha vinto il primo premio al Concorso Pianistico Internazionale di Pescara nel 1998, il terzo premio al Concorso “Robert Schumann” di Zwickau nel 2000 e al Premio Venezia 1993. Si è esibito come solista con numerose orchestre, tra cui l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra Sinfonica di Zwickau e l’Orchestra Sinfonica “Giuseppe Verdi” di Milano.
Come solista incide per Bottega Discantica (“All’aria aperta”), con Cristina Zavalloni per Egea (“Tilim-bom”), con Sentieri Selvaggi per Cantaloupe Records (“Child”, “ACDC”, “Zingiber”). Insegna al Conservatorio di Darfo Boario Terme e nel Master di musica contemporanea di Sentieri Selvaggi all’Accademia del Suono di Milano.
Superbi i tre protagonisti dell’Ensemble Berlin (Christoph Hartmann oboe, Sophie Dartigalongue fagotto e Anna Kirichenko pianoforte) che, la scorsa domenica, hanno calcato la scena del Teatro V. Emanuele, trascinando un po’ d’Europa e dell’impatto altisonante dei Berliner Philharmoniker di cui sono parte integrante. Insolita, impeccabile e, a tratti, entusiasmante l’accoppiata oboe e fagotto. A disegnare, 16 anni fa, il progetto di un team che fa faville con sempre nuove modulazioni è stato Hartmann, Primo oboista dell’Orchestra tedesca.
La serata del 22 febbraio, con il trio di Berlino, ha rapito gli spettatori con un repertorio poco frequentato nelle sale da concerto, a partire da Casimir Théophile Lalliet, celebre virtuoso dell’oboe nella Francia di fine ‘800 e divulgatore di questo strumento come autore di pezzi da camera o con orchestra ad hoc. E’ infatti Hartmann con la pianista ad aprire il concerto con Souvenir de Berlin op. 19 di Lalliet, di cui l’ensemble propone anche il Terzetto op. 22 con sonorità briose. Le due composizioni vengono intervallate dall’ottima interpretazione della fagottista che esegue la Sonata di Saint-Saëns – in sol maggiore op. 168 per fagotto e pianoforte, sempre accompagnata da Kirichenko. Questo musicista viene ripreso essenzialmente per la sua liricità come nella Sonata in re maggiore op. 166 per oboe e pianoforte che si sposa bene con le caratteristiche virtuosistiche dell’intera formazione. Tali opere rientrano in un trittico (la terza è la sonata per clarinetto e pianoforte op. 167) che Saint-Saëns pochi mesi prima della sua morte (1921). E’ un piacere assoluto apprezzare artisti che suonano magnificamente anche un repertorio meno conosciuto. E’ il caso della Sonata in si bem. maggiore K 292 di W. A. Mozart, per violoncello (sostituito dall’oboe) e fagotto, composta a 19 anni, su commissione del barone Thaddaus von Durnitz, nobile dell’epoca. Spicca la grazia cantabile, accentuata dalla partitura del fagotto e dall’espressività di Sophie. A Francis Poulenc è affidato il finale ispirato alla Belle Epoque parigina, scostandosi dalla scia dei romantici. Il trio per oboe, fagotto e pianoforte prende spunto dagli “allegro” di Joseph Haydn. Grande bis di un concerto di Mendelssohn.