DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI

Oltre 170.000 rifugiati e migranti, tra cui più di 10.000 minori non accompagnati, sono giunti in Italia via mare, in maggioranza partiti dalla Libia. A fine ottobre erano più di 156.362 i migranti salvati grazie all’Operazione Mare Nostrum. Altre 13.668 persone sono state portate in salvo dalle autorità italiane tra novembre e dicembre. Nonostante questi sforzi unilaterali, si ritiene che oltre 3400 rifugiati e migranti siano annegati nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Il 31 ottobre, il governo ha annunciato la fine dell’Omn, in concomitanza con l’avvio, il 1° novembre, dell’Operazione Triton, più limitata e maggiormente incentrata sul controllo dei confini, coordinata da Frontex, l’agenzia dell’Eu per la gestione delle frontiere. La chiusura dell’Omn era prevista per la fine dell’anno. Varie Ngo hanno espresso il timore che ciò avrebbe messo a rischio la vita delle persone.

Le autorità hanno avuto difficoltà a garantire adeguate condizioni di accoglienza per le decine di migliaia di rifugiati e migranti arrivati in Sicilia e in altri porti del sud, compresi i sopravvissuti ai naufragi con traumi, e a proteggere adeguatamente migliaia di minori non accompagnati.

Non ci sono stati progressi nelle indagini sulle circostanze della morte di circa 200 persone annegate l’11 ottobre 2013, quando affondò un peschereccio che trasportava oltre 400 persone, per lo più rifugiati siriani e migranti. È stato espresso il timore che le mancanze delle autorità maltesi e italiane abbiano ritardato il loro salvataggio.

A ottobre, nel caso Sharifi e altri vs. Italia e Grecia, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che l’Italia aveva violato il divieto di effettuare espulsioni di massa e che, rimandandoli in Grecia, aveva esposto quattro cittadini afgani, giunti nel paese irregolarmente, al rischio di maltrattamenti e altre violazioni, oltre all’ulteriore rischio di tortura e di morte nel caso di espulsione verso l’Afghanistan. Rifugiati e richiedenti asilo, compresi i minori, sono rimasti a rischio d’indigenza.

Ad aprile, il parlamento ha approvato una legge che richiedeva al governo di abolire entro 18 mesi il reato di “ingresso e soggiorno irregolare”. I migranti irregolari che fossero rientrati nel paese dopo l’espulsione avrebbero comunque affrontato sanzioni penali. Tuttavia, “l’ingresso e il soggiorno irregolare” a fine anno era ancora reato.

A settembre, il ministero dell’Interno ha autorizzato la polizia a usare la forza per assicurare la raccolta delle impronte digitali durante l’identificazione di rifugiati e migranti. Questa misura ha immediatamente determinato segnalazioni di uso eccessivo della forza nel corso delle procedure d’identificazione.

A ottobre è stata adottata una norma che ha ridotto da 18 mesi a 90 giorni il periodo massimo di detenzione per migranti irregolari in attesa di espulsione. Le condizioni nei centri di detenzione per migranti irregolari sono rimaste inadeguate.

I lavoratori migranti hanno continuato a essere sfruttati e sono rimasti esposti a violazioni, spesso senza poter accedere alla giustizia.