La canonizzazione di Giovanni Paolo II

di ANDREA FILLORAMO

Non posso non esaudire il desiderio, espressomi in un messaggio, dall’amico prof. Giovanni Sturniolo, che mi ha invitato a tornare al tema della recente “canonizzazione” di Papa Giovanni Paolo II. Esso è il seguente: “Caro Andrea, complimenti! Questo è parlar “quasi” chiaro! Ho letto il tuo articolo su IMG PRESS e mi sono soffermato sul”secondo stralcio” della lettera da te citata. Mi ha colpito e trovato consenziente il punto in cui ti intrattieni sulle”posizioni conservatrici e non conciliari del papa polacco: sessualità, contraccezione, sostegno a vere e proprie dittature di destra, assassinio dell’arcivescovo Oscar Romero, supporto alla prelatura dell’”Opus Dei” e canonizzazione del suo fondatore, omosessualità e pedofilia nel clero, finanziamenti a Solidarnosc, crack dell’ambrosiano e IOR, uccisione di Calvi, opposizione all’estradizione di Marcinkus, e aggiungi che nella persona di Giovanni Paolo II, il papato ha trovato una figura che combinava idee profondamente reazionarie sia in politica che in religione con una notevole esperienza nel destreggiarsi con stati capitalisti e con regimi stalinisti”
Eppure non è da molto che abbiamo assistito alla canonizzazione di questo pontefice! Ecco. Questo è per me il punto cruciale. Mi sarei aspettato di leggere un tuo giudizio, una opinione a riguardo, e invece nulla. Forse lo farai in un altro articolo che attendo di leggere con impazienza. La mia opinione, per quanto possa valere, è che siamo di fronte ad una chiesa che fa di tutto per mantenere il suo millenario potere non facendosi scrupolo di manipolare le coscienze anche col ricorso allo spettacolo, che abbaglia la vista e oscura la mente”. Chi è abituato a ragionare laicamente e lo storico, per sua stessa definizione, deve essere laico, non può fare ricorso alla parola“ canonizzazione” come categoria interpretativa della personalità. La“ canonizzazione”, propria della Chiesa Cattolica, come definita da Benedetto XVI è: “una sentenza definitiva del Sommo Pontefice, con la quale decreta che qualcuno debba essere iscritto nel catalogo dei santi ed essere venerato in tutto l’orbe cattolico e nella Chiesa universale “. Ciò in virtù della “fama di santità e dell’esercizio eroico delle virtù, comprovati da fatti ritenuti prodigiosi, che riconoscono l’intervento divino a conferma dell’aspirazione dei fedeli al culto”. Il cultore dell’” ars historica” si trova spiazzato davanti a tale concetto che ritiene un evidente paradosso antropologico. Egli tuttavia, evitando ogni “vincolo” fideistico, nel prendere in esame le “ res gestae” di chi è iscritto o è iscrivibile nel “canone” dei santi della Chiesa, può solo rilevare e denunciare le eventuali incongruenze con il concetto medesimo. Ciò vale anche per il papa polacco, frettolosamente dichiarato santo, sul quale sono stato invitato a dilungarmi. E le “incongruenze” ci sono e sono molte, tanto che, anche all’interno della Chiesa cattolica si sono alzate delle voci contro. Il primo a rivelarle e, quindi, a non accettare la canonizzazione di Giovanni Paolo II, è stato il cardinale gesuita Carlo Maria Martini, annoverato fra i detrattori della santità di papa wojtila, che nel corso della sua deposizione del 2007, avrebbe detto: “Era un uomo di Dio ma non è necessario farlo santo”. Secondo il cardinale Martini, il papato di Giovanni Paolo II presenta alcuni limiti, quali nomine e scelte dei collaboratori non sempre “felici”, soprattutto “negli ultimi tempi”, un eccessivo appoggio ai movimenti “trascurando di fatto le Chiese locali”, il mettersi sempre “al centro dell’attenzione”. Ma è forse il passaggio relativo alla sua perseveranza nel pontificato che particolarmente colpisce. Egli dice: “Non saprei dire se abbia perseverato in questo compito anche più del dovuto, tenuto conto della sua salute. Personalmente riterrei che aveva motivi per ritirarsi un po’ prima”. Altri limiti, per Martini sono stati: l’eccessivo appoggio ai movimenti postconciliari che rischiava di condurre a forme di settarismo molto pericolose, nomine di vescovi e collaboratori “talvolta sconcertanti”, la tendenza ad occuparsi molto dell’immagine della Chiesa, soprattutto tramite i viaggi internazionali e le grandi celebrazioni. Da questo punto ma non solo da esso, probabilmente nasce l’osservazione condivisibile del prof. Giovanni Sturniolo che, nel sopra citato messaggio inviatomi, scrive “Siamo di fronte ad una chiesa che fa di tutto per mantenere il suo millenario potere non facendosi scrupolo di manipolare le coscienze anche col ricorso allo spettacolo, che abbaglia la vista e oscura la mente”. Ma non è stato soltanto il Cardinale Martini contrario alla canonizzazione del pontefice polacco. La giornalista americana Maureen Dowd, in un articolo dal titolo eloquente: “Non era un Santo” aggiunge che il pontificato di Papa Wojtyla sarebbe macchiato indelebilmente dalla sua scarsa lotta contro lo scandalo dei preti pedofili: “Giovanni Paolo II aveva molto carisma ma dal momento che ha guidato la Chiesa per quasi tre decenni mentre era in corso un vasto scandalo di pedofilia ed una mostruosa operazione per coprirlo, non può essere considerato un santo”. E ancora: Secondo la Dowd, infatti, “stupisce che abbia detto ad altre società, comunismo e capitalismo, di pentirsi dei loro misfatti. La tragedia è che lui non ha mai corretto i mali della sua società, che lui governava in maniera assoluta”.“Uno degli atti più vergognosi di Giovanni Paolo II, è stato quello di dare rifugio al cardinale Bernard Francis Law. Un’altra terribile scelta fu la sua ostinata difesa dell’amico fraterno fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel Degollado che era un pedofilo, donnaiolo, malversatore e drogato, con due mogli e tre figli. Uno scandalo questo a base di sesso, droga, denaro, potere e omertà. Solo tardivamente, nel maggio del 2006 il religioso, è stato riconosciuto colpevole dal Vaticano dopo un processo rimasto congelato per cinque anni: e venne sospeso a divinis. Il New York Times, che ha sempre riconosciuto l’importanza della figura di Giovanni Paolo II nella storia della Chiesa e del mondo nei 27 anni del suo pontificato e che ha apprezzato alcune della sue cause (i richiami contro un certo capitalismo), ma l’ha sempre vissuto come un papa sostanzialmente tradizionalista per le sue battaglie su aborto, eutanasia, omosessualità, ricerca sulle staminali e aids e, ritiene che questo papa non è ascrivibile fra i santi. Essendo, quindi, un conservatore si dimostrò molto rigido verso le spinte moderniste che venivano dall’interno della Chiesa stessa, praticò una campagna distruttiva contro il cristianesimo del dissenso, contro i teologi della liberazione, contro la fede vista anche come impegno civile. Decine di attacchi contro singoli religiosi e contro movimenti cristiani duramente ostacolati e repressi in nome di un conservatorismo che invece ha portato al conferimento della prelatura personale all’Opus Dei di Josemaria Escriva de Balaguer. Giovanni Paolo II fu soprattutto tenace nell’opporsi a riconsiderare normative di etica sessuale, con la riconferma della disciplina del celibato ecclesiastico obbligatorio. Tutti riconoscono il contributo decisivo di Giovanni Paolo II alla caduta dell’Urss e quindi alla fine del sistema bipolare, con l’apparente vittoria del capitalismo sul comunismo, ma, abbiamo il coraggio di chiederci se la fine di tutto questo e, quindi, dell’equilibrio mondiale, non abbia portato l’umanità sull’orlo della Terza Guerra Mondiale e al proliferare delle guerre, che sembra non finiscano mai. Potremmo dilungarci ancora sugli “ errori” di Giovanni Paolo II, per i quali, a parere di tanti, non meritava l’”onore degli altari”. Al di là degli oppositori e dei fautori della santità del papa, ci chiediamo: Era proprio necessario canonizzare Giovanni Paolo II? Non era preferibile affidarlo al giudizio della storia, i cui tempi sono molto lunghi e non si equivalgono ai pochi anni, ritenuti dalla Chiesa però sufficienti per la sua canonizzazione? E poi: perché far diventare la chiesa una “fabbrica” dei santi che non andrà mai in crisi? qualcuno dirà che tale fabbrica rende bene, perchè c’è richiesta di sempre nuovi santi e la gente ha bisogno di un santo protettore a cui rivolgersi . Dove c’è richiesta c’è offerta. Tutto, quindi, può diventare un businnes, proprio come anzi molto di più del periodo della riforma protestante, quando. il proliferare dei santi e le speculazioni anche economiche della creduloneria popolare erano stati bersagli preferiti dei Riformati, ma anche oggetto dell’ironia di grandi filosofi come Erasmo da Rotterdam (Elogio della follia) o come Giordano Bruno (Candelaio; Spaccio della bestia trionfante). Oggi, più che allora assistiamo al proliferare del consistente bagaglio di storie devote, pie finzioni, abbagli, sovrapposizioni, confusioni, pseudo apparizioni, messaggi, legato al culto dei santi o della Madonna, che tende ad apparentarsi con la superstizione. Esso accompagna e sostiene il business dei “manovratori” e degli “approfittatori”, riempie gli spazi televisivi, incrementandone gli “utili“. Da qualche tempo esso riempie anche le pagine di alcuni quotidiani, in cui non manca il giornalista di turno che grida anche lui al miracolo della Madonna o del Santo. Che non sia anche il culto di San Giovanni Paolo II un’occasione di leciti e illeciti “guadagni”?