
A Verona cala il sipario sul XXVI Congresso nazionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS). Per tre giorni oltre 100 relatori, tra pediatri ed esperti nel campo della diagnosi e terapia delle malattie infantili e dello sviluppo psicofisico dei bambini, e più di 500 medici provenienti da tutta Italia, si sono confrontati nella città scaligera all’insegna dello slogan “Seminare Salute”.
“Il motto del Congresso – dichiara il Dott. Giuseppe Di Mauro, Presidente SIPPS – è “Seminare Salute” perché siamo convinti che “Chi semina bene raccoglie buoni frutti”: se adeguatamente curati, i nostri bambini sono proprio i semi che si trasformeranno in piante rigogliose e assicureranno una vita migliore a tutta la società”. “Sono inoltre certo – aggiunge il Dott. Di Mauro – che da questa esperienza siano emersi numerosi ed interessanti spunti e temi che hanno avuto il merito di disegnare per i bimbi un futuro ricco di novità e soddisfazioni”.
Il prossimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria si terrà a Stresa dal 15 al 18 ottobre 2015 ed avrà come tema dominante “L’aquilone, il vento e il suo filo”.
TRA I GRANDI TEMI DI CUI SI DISCUTE OGGI
LA RINITE TRA ALLERGIA E VIRUS: ESISTE UN LINK?
Negli ultimi anni la prevalenza della rinite allergica in età pediatrica è aumentata in modo significativo. Da studi epidemiologici emerge che la malattia colpisce oltre il 10% dei bambini nei primi 14 anni di età e fino al 20-30% degli adolescenti e dei giovani adulti. Tutto questo si riflette piuttosto gravemente sui costi socio-economici della rinite allergica. Non bisogna inoltre dimenticare che questa patologia ha un impatto negativo su rendimento scolastico, qualità di vita e sonno dei bambini. L’immunopatologia della rinite allergica è caratterizzata da un’infiammazione Th2-dipendente e da una inadeguata risposta Th1. Tale squilibrio è sostenuto da una disfunzione del sistema immunitario: i pazienti allergici hanno una ridotta espressione di cellule T regolatorie con una dominanza di risposte Th 2 e producono grandi quantità IL-4, IL-5 e IL-13, che a sua volta promuove la sintesi di IgE e il reclutamento degli eosinofili e la loro attivazione a livello nasale. Inoltre, le citochine Th2 upregolano l’espressione endoteliale ed epiteliale di molecole di adesione come l’ICAM-1, che interagiscono con altre molecole di adesione (es LFA-1 espresso da leucociti) per indurre l’infiltrazione mucosale da eosinofili. E’ altresì noto che i pazienti allergici presentano una maggiore suscettibilità a contrarre infezioni respiratorie rispetto ai soggetti non allergici. Le cause possono essere rappresentate da:
1. Sovraespressione di ICAM-1 (che rappresenta il recettore principale del rhinovirus)
2. Flogosi minima persistente delle mucose che può favorire la sovrainfezione microbica
In altre parole, la rinite allergica può innescare un circolo vizioso caratterizzato da diverse fasi sequenziali:
1. L’esposizione agli allergeni induce l’espressione di ICAM-1
2. La sovraespressione di ICAM-1 favorisce l’adesione virale
3. Le infezioni delle vie respiratorie rappresentano un fattore peggiorativo la rinite e un fattore di rischio nei soggetti asmatici
Un adeguato controllo dell’infiammazione allergica in pazienti con rinite allergica è dunque importante poiché migliora la sintomatologia e previene le riacutizzazioni asmatiche nei soggetti predisposti.
In uno studio in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, è stata valutata la somministrazione mediante spray nasale di resveratrolo e carbossi-metilbetaglucano fosse in grado di migliorare i sintomi nasali e la ricorrenza di infezioni respiratorie in bambini fra 4 e 17 anni di età con una diagnosi di rinite allergica persistente secondo i criteri ARIA e una storia di infezioni respiratorie ricorrenti. Lo studio ha messo in luce che il gruppo trattato con spray nasale di resveratrolo e carbossi-metilbetaglucano ha mostrato una riduzione statisticamente significativa rispetto al placebo di tutti i parametri, eccetto che nell’utilizzo di antibiotici e nel numero di visite di emergenza. Questi dati suggeriscono quindi che esiste un link tra rinite allergica e infezioni respiratorie e che la somministrazione intranasale di resveratrolo e carbossi-metilbetaglucano si è dimostrata in grado di ridurre significativamente sia i sintomi nasali che le infezioni respiratorie in questo gruppo di bambini affetti da rinite allergica.
A VOLTE RITORNANO: LA MALATTIA TUBERCOLARE
La tubercolosi rappresenta oggi un’importante patologia riemergente in Italia e in altri Paesi occidentali. La TB costituisce una rilevante causa di morte nelle Nazioni a risorse limitate. Se si considerano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS), aggiornati al 2012, si stima che un terzo della popolazione mondiale abbia contratto l’infezione da Mycobacterium tuberculosis, che vi siano 9 milioni di nuovi casi di TB all’anno e 1,6 milioni di decessi, dei quali piu di 450.000 in età pediatrica. In Italia la tubercolosi è tornata ad essere una patologia diffusa. In Toscana, ad esempio, negli ultimi vent’anni si è verificato un incremento importante della sua incidenza in età pediatrica. Globalmente, dal 1997 al 2011, sono stati ricoverati 10.744 pazienti con TB, dei quali 10.260 adulti (95,5%) e 484 bambini (4,5%). L’incidenza è aumentata significativamente nei bambini, passando da 7,6 a 12,5 per 100.000. In particolare, nei bambini sotto i 5 anni di età l’incidenza ha raggiunto 13,35 per 100.000 nel 2011.
Rispetto agli adulti i bambini tendono a sviluppare la malattia in modo inversamente proporzionale all’età. Il rischio di evoluzione in malattia attiva in bambini non trattati, infatti, è del 43% in quelli al di sotto di un anno di età, del 24% in quelli dai 2 ai 4 anni e del 15% negli adolescenti. E’ dunque evidente come sia di fondamentale importanza diagnosticare e trattare nel più breve tempo possibile le infezioni da Mycobacterium tuberculosis presenti nel bambino. Per oltre un secolo si è fatto affidamento sul test cutaneo alla tubercolina (tuberculin skin test, TST), l’indagine diagnostica di riferimento per rilevare l’infezione. Si tratta, però, di un test che presenta alcuni limiti. I test immunologici per la diagnosi di tubercolosi attualmente disponibili in commercio sono vari: tra questi, il T-SPOT.TB (Oxford Immunotec, Oxford, UK), che utilizza la metodica ELISPOT (Enzyme-Linked ImmunoSpot); il QuantiFERON-TB GOLD (QFT-G, Cellestis Limited, Carnegie, Victoria, Australia) che utilizza invece la metodica ELISA. Mentre in età adulta e nel bambino di età superiore ai 5 anni i test immunologici sono risultati essere ugualmente sensibili ma più specifici di TST, nel bambino al di sotto dei 5 anni di età i dati a disposizione sono contrastanti.
OBESITÀ INFANTILE: MEGLIO PREVENIRE CHE CURARE
L’obesità si è diffusa negli Stati Uniti e lo sta ora facendo in tutto il mondo. Non va meglio il discorso se si parla di diabete tipo 2 che, entro il 2030, interesserà almeno mezzo miliardo di persone. Gran parte delle donne in età fertile è obesa o in sovrappeso ed è dunque a rischio di aumentare eccessivamente di peso durante la gravidanza, rendendo più difficoltoso il recupero del peso pre gravidanza dopo il parto. L’aumento di peso dopo il parto si associa sia a maggiore rischio di complicanze correlate con l’obesità per il resto della vita, sia ad un più elevato BMI per le gravidanze future. Durante la gravidanza, l’incremento ponderale eccessivo, insieme ad altri fattori di rischio come il diabete gestazionale, può alterare il metabolismo e la crescita del feto, con maggiore adiposità nella prole. L’obesità è difficile da trattare, ma durante l’epoca prenatale e nel primo anno di vita esistono importanti indicatori che possono indirizzare ad interventi finalizzati a ridurla nelle donne e a prevenirla nei bambini.
Intervenire tempestivamente durante le prime fasi plastiche dello sviluppo può migliorare lo stato di salute.
Tra i fattori indicati e quantificati negli ultimi dieci anni in studi epidemiologici sul periodo prenatale troviamo:
• L’abitudine al fumo della madre
• L’eccessivo incremento di peso in gravidanza
• Condizioni mediche come il diabete gestazionale, l’esposizione del feto ai glucocorticoidi e le conseguenti alterazioni epigenetiche
Dopo la nascita, il rapido incremento ponderale nei primi 3-6 mesi di vita è un potente fattore predittivo di obesità e rischio cardiometabolico. L’allattamento non può essere la sola spiegazione, perché i bambini allattati al seno tendono a guadagnare maggior peso rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale nei primi mesi di vita. Tra i neonati allattati artificialmente, l’introduzione di cibi solidi prima dei 4 mesi è associata ad un aumento di sei volte nelle probabilità di obesità nei 3 anni successivi. Tra i fattori di rischio per l’obesità c’è anche l’esposizione agli interferenti endocrini.
Due fattori di rischio prenatali ben studiati quali l’eccessivo aumento di peso gestazionale ed il fumo materno durante la gravidanza, e due fattori postnatali quali un minor numero di mesi di allattamento al seno e una durata più breve di sonno giornaliero durante l’infanzia sono associati ad ampie variazioni nella prevalenza dell’obesità infantile. In uno studio, i bambini in età prescolare le cui madri non fumavano o non erano aumentate eccessivamente di peso durante la gravidanza e che sono stati allattati al seno per almeno 12 mesi e hanno dormito per almeno 12 ore al giorno durante l’infanzia, avevano una prevalenza dell’obesità del 6%, rispetto ai bambini per i quali, al contrario, erano presenti tutti e 4 i fattori di rischio, con una prevalenza dell’obesità del 29%; le percentuali erano simili (4% e 28%, rispettivamente) quando i bambini hanno raggiunto 7 e 10 anni di età. E’ dunque possibile che, evitando alcuni o tutti i fattori di rischio, si potrebbe ridurre sensibilmente la percentuale di obesità infantile.