Sulle orme del Vangelo: Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia

Mt 5,1-12a
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

di Ettore Sentimentale

La coincidenza della Commemorazione dei Fedeli Defunti con la domenica, fa sì che il ricordo dei morti (molto sentito fra la gente) abbia la precedenza sul giorno del Signore. Fra i brani evangelici che la liturgia propone, scelgo quello delle Beatitudini, visto che nella Solennità di Tutti i Santi viene proclamata la stessa pericope.
Penso che il trait-d’union fra le due celebrazioni sia proprio il messaggio di felicità che Gesù proclama sul monte.
Il gesto di Gesù non è cosa da poco. L’annuncio solenne delle Beatitudini spiazza tutti: gli ascoltatori di ieri, i lettori di oggi. Gli ebrei, per esempio, abituati alla logica dei comandamenti (“Non fare!”), sentendo il “nuovo codice”comprendono immediatamente l’irrompere di una radicale trasformazione.
Pure noi rimaniamo basiti, perché resistiamo a convincerci che il centro unificatore del messaggio neotestamentario è costituito dalle Beatitudini.
Dove sta la novità? Forse nell’essere poveri, piangenti, perseguitati, etc…?No. L’originalità sta nel fatto che Dio si impegna a ribaltare le situazioni di sofferenza ed emarginazione. Parafraso qualche esempio.
“Beati i poveri, non perché siano tali, ma perché nel regno di Dio – che il Figlio ha instaurato sulla terra – costoro trovano posto…” Oppure: “Beati voi non perché siete perseguitati, ma perché Dio vi libererà da questo giogo”…
Se dovessimo quantificare la frequenza di “beat-a/i/o” nel NT, scopriremmo che questo vocabolo nelle sue diversificazioni torna circa 50 volte…quasi un ritornello ostinato per ricordarci che la dimensione essenziale del cristianesimo è la felicità.
Pensiamo per un attimo al ruolo che gioca la felicità nella nostra vita…cosa non facciamo per essere felici!
La felicità ci attrae come una calamita potente, muove i nostri progetti, anima i nostri desideri… E, in tutto questo, Dio è il culmine e la fonte dell’anelito universale di felicità.
Oggi, purtroppo, nonostante le continue sollecitazioni di papa Francesco, sembra che la Chiesa abbia smarrito la logica della felicità e voglia tornare a vivere e a imporre il pesante fardello di moralismi incomprensibili e dannosi.
Ascoltare le Beatitudini significa accoglierne la portata “rivoluzionaria” dentro la Chiesa per animare (il vangelo di Matteo subito dopo parla di “far lievitare”) e trasformare il mondo in qualcosa di buono e felice. Potrebbe sembrare un’utopia, ma dipende da noi colorare il mondo di bontà e felicità. L’una non può esistere senza l’altra.
Visitando le tombe dei cari defunti e fermandoci a pregare, ognuno di noi ricorderà – almeno per un attimo – la loro bontà che in noi è stata fonte di felicità. È un riverbero della felicità che proviene dal Padre. Se ci fermassimo a riflettere sul significato della vita di coloro che “ci hanno preceduto nella fede e dormono il sonno della pace”, dovremmo far emergere come i segni del loro passaggio rimangono incisi in modo indelebile nella nostra vita e generano ancora conforto.
Solo qualche esempio. Quante volte abbiamo percepito la felicità interiore come frutto della misericordia, della mitezza, della bontà dei nostri cari? E che dire dell’esperienze di profonda consolazione in risposta alle nostre lacrime (talvolta nascoste) sol perché siamo stati contagiati dalla felicità di chi – pur fra mille tribolazioni e persecuzioni – è stato strumento della misericordia divina?
Ascoltare le Beatitudini nel contesto della Commemorazione dei Defunti, non solo fa bene ma obbliga a formulare un’ulteriore considerazione. Il brano evangelico in oggetto, infatti, funge da spartiacque fra due stili di vita contrapposti (di cui parla anche il Magnificat in Lc 1,46-55).
Quali elementi rendono felici?
La piccolezza, non la grandezza o l’arroganza; la misericordia, non la crudeltà e l’intolleranza; la giustizia, non la disonestà e l’ingiustizia; la pace, non i conflitti e le liti…