Il male quotidiano. Legalismo & moralismo

di ANDREA FILLORAMO

ll dizionario “Webster Online” definisce il legalismo come “conformità rigida, letterale o eccessiva alla legge o ad un codice morale o religioso”. Con riferimento all’ambito specifico della teologia, riferisce che “Il legalismo in senso religioso è il moralismo formale ed è un termine peggiorativo della teologia cristiana che si riferisce all’eccessiva conformità a norme religiose di comportamento”. Fare il moralista, quindi, significa attenersi, con ipocrita e acceso formalismo, alle regole della morale. Questi significati sono ben conosciuti da Papa Francesco, che più volte e in molti discorsi condanna tale “modo di essere”, ben diffuso anche e, in modo particolare, nel clero. Egli chiama queste persone, colpite da tale patologia, “eticiste”; usa, così, un suo “neologismo”, dato dal fatto che non padroneggia molto bene la lingua italiana e confonde così nel linguaggio l’etica con la morale. Ecco alcuni suoi “ logòi”: “ Il cristianesimo non è una “casistica” di precetti: questa concezione impedisce di comprendere e vivere che Dio è gioia e magnanimità”. Gli ipocriti della casistica”, “intellettuali senza talento”, non hanno l’intelligenza di trovare Dio, di spiegare Dio con intelligenza. Essi impongono “tanti precetti”portano il popolo di Dio su una strada senza uscita…… non sanno cosa sia la bontà. E quelli delle filatterie che si addossano tanti drappi, tante cose, per fare un po’ finta di essere maestosi, perfetti, non hanno il senso della bellezza”. Non credo che il papa ritenga che tutti i preti siano dei “ legalisti” e dei “ moralisti” né tantomeno lo riteniamo noi, ma abbiamo l’onestà di affermare con forza che molti preti, formati nei seminari ad essere fedeli interpreti della morale cattolica, si atteggiano a sapienti in grado di indicare la giusta via. Essi credono che Dio li abbia consacrati, conferendo loro la conoscenza di tutte le questioni etiche, comprese le questioni più intime della vita, di come si generino i figli e di come si possano evitare le gravidanze senza contravvenire all’ordine della creazione. E’ questa una grande presunzione: l’illusione di essere gli unici detentori della verità, perché ministri di una Chiesa, che ha e, fino a papa Francesco ha imposto, una visione della bioetica e della sessualità, che non cerca assieme agli altri, nel rispetto del gioco democratico, della scienza e della laicità, che non riconosce che non solo i cristiani hanno dei valori e che quelli cristiani non sono gli unici valori. E’ difficile immaginare la situazione di persone che per tutto il periodo in cui stanno in seminario non possono leggere alcun giornale e meno che mai un libro che non sia stato preventivamente giudicato non censurabile e, per quanto riguarda la morale, si attengono a quella di S. Alfonso Maria dei Liquori (1696-1787). Che esistano tali preti, nessuno può mettere in dubbio. Andiamo, per esempio, su Internet e connettiamoci con il sito “www. Saceli. it”. Si tratta di un sito di un prete messinese, G. C., illustre monsignore, coadiutore del Capitolo della Pontificia Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma e confessore alla Basilica di San Giuseppe al Trionfale in Roma. Esso contiene, alla voce “ lettere”, risposte “ moralistiche” ai moltissimi quesiti di suoi “ devoti”. Così risponde, per esempio, ad una ragazza che chiede un po’ maliziosamente: “Che cosa si intende per atto impuro?” Egli così risponde: ”Peccato impuro è tutto ciò che mi procura piacere nella sfera sessuale (si dice piacere venereo) tramite lo stimolo fatto da me (masturbazione) oppure fatto dagli altri su di me, oppure procurato agli altri (es. masturbare una compagna, accarezzare il seno fino a procurare lo spasmo sessuale; masturbare un uomo o farsi masturbare ecc.). In questo campo, una cosa che pochissimi sanno è che il bacio in bocca con la lingua (si chiama bacio colombino) è l’inizio dell’atto sessuale completo o anche incipiente, per cui chi vuole mantenersi integro è necessario che eviti quest’azione, nell’atto di dolore infatti, noi diciamo “propongo di fuggire le occasioni prossime di peccato”. Il bacio colombino è occasione prossima di peccato, quindi è bene evitarlo. Mi rendo ben conto che quest’ultima cosa che ti ho detto desterà meraviglia, ma è così e chi vuol servire Dio e mantenere la verginità … deve essere forte. Ti ricordo un’ultima cosa: la purezza non si potrà mai mantenere se uno vuol vedere tutto, ascoltare tutto”. Caro monsignore, ma è possibile che tu non ti ponga alcun problema nel dare queste risposte e che non comprenda, oltretutto, che provochi in coloro ch hanno fiducia in te un profondo “ senso di colpa”, associandolo al peccato o presunto tale ? Purtroppo questo, però, è il fine che si propone ogni “ moralista”. Non sai, come tanti altri tuoi confratelli non sanno, quel che la psicanalisi oggi ci insegna; cioè che il senso di colpa non solo nuoce alla salute e alla serenità dell’individuo, ma non impedisce di perpetrare l’azione che lo scatena e, quindi, non risolve niente e anzi peggiora le situazioni. Il senso di colpa nasce da un concetto errato di fede, quello che opprime, che schiaccia, che non fa respirare, che controlla l’anima e il corpo, che ne impedisce ogni libero movimento, che ne indirizza ogni minimo passo, che in ogni aspetto della vita interviene per mostrare con superbia l’errore, la mancanza, l’inadeguatezza, nonché l’immancabile, eterno castigo del peccato. Un cristianesimo che chiede e impone, che detta le regole di comportamento e modalità di pensiero, che dice cosa si deve fare e cosa si deve pensare, che soprattutto dice cosa non si deve fare e cosa non si deve pensare, e tutto “per il tuo bene”, che, per saldare i debiti imposti dal peccato, mette sempre il castigo, non può essere un cristianesimo accettabile. Si pensi ancora alla “ deformazione” del concetto stesso di Dio che sostà a questa visione poco cristiana. Infatti Dio che nasce da questa visione, è un Dio mostruoso, non un Dio giusto ma un Dio feroce e vendicativo, inferiore perfino all’uomo nella capacità di perdonare, un Dio terrificante e spaventoso che punisce con fuoco e fiamme per l’eternità, un Dio pazzescamente al di sotto dei peggiori sistemi carcerari della terra, un Dio infinitamente meno pietoso e compassionevole dell’uomo. Come si può credere in una cosiddetta verità di fede violenta, disumana, atroce e ingiusta che mostra un Dio vendicativo, che sferra in nome della giustizia una punizione che è in realtà esprime una la crudeltà efferata ed inimmaginabile? Questo, in sintesi, è il messaggio di Papa Francesco che si spera sia recepito e non frainteso.