Antonello Carbone ha chiuso il tour di presentazione del suo noir, a Taormina

Antonello Carbone, giornalista Rai, fiero di lavorare per il servizio pubblico ma prima di tutto, giornalista. Mercoledì 1 ottobre, ha diffuso la notizia, poche ore prima dell’incontro all’Excelsior Palace Hotel di Taormina, così come si conviene al genere dello “scoop”, sul suo profilo face book: «Oggi pomeriggio si conclude – con l’appuntamento nell’ambito della rassegna culturale “Spazio al Sud”, naturalmente a Taormina – il lungo tour nazionale di presentazioni del mio romanzo “A Taormina, d’inverno” cominciato circa un anno e mezzo fa al Salone Internazionale del Libro di Torino. È stato un bellissimo viaggio, un’esperienza straordinaria, che mi ha permesso di incontrare e conoscere tanta gente…». Queste sono state le sue parole a cui è seguita la decisa affermazione: «anche se giornalista sono e giornalista resto, inutile appiopparmi l’etichetta di scrittore! Però mi rimetto a scrivere…».
La chiusura del giro di presentazioni del suo romanzo d’esordio, che ha già avuto tre edizioni ed è anche in formato e-book, a dato modo ad Antonello Carbone di “salutare” il suo libro e pensare al successivo, che uscirà nel 2015. La scelta del luogo appare ovvia ma non lo è, perché il giornalista si è circondato di amici come Milena Privitera che ha condotto l’intervista, Armando Vinciguerra che ha fatto le foto e curato il book trailer di presentazione e Maria Teresa Papale, Presidente dell’Associazione Arte & Cultura, nel luogo che lo ha adottato “sentimentalmente”. E ha scelto di essere insieme a Maria Teresa Papale, che con grande passione e in stretta sinergia con Milena Privitera, porta avanti il progetto di “Spazio al Sud”, voluto per parlare di letteratura, arte, fotografia ma non puntando a generi più commerciali, bensì a settori che possono essere intesi come di “nicchia” ma che racchiudono il senso della “Cultura della Differenza”. “Spazio al Sud” è stato patrocinato dal Comune di Taormina, Taormina Arte, Associazione Imprenditori e sponsorizzato da Associazione Albergatori, Metropole Taormina Maison d’Hôtes ed Ottica Fiumara e gli incontri si svolgono all’Excelsior Palace Hotel.
L’uno di ottobre, l’ultima tappa di questo viaggio, in cui Antonello Carbone ha risposto alle domande della Privitera, prima fra tutte: «Perché a Taormina, perché d’inverno?» E la risposta ha aperto una serie di considerazioni e riflessioni che sono di un’attualità forte e pressante, degne dello spirito d’inchiesta di un cronista, quale è Carbone. Taormina d’inverno, è più intima, anche sotto la pioggia è più bella, è più a misura d’uomo. Della Taormina d’estate che vive tra le patinature degli spettacoli cinematografici e del teatro, tutti parlano ma la Taormina d’inverno, merita ben altre riflessioni che sono tracciate già nel romanzo.
Il testo, può essere annoverato nella categoria dei romanzi brevi, vista la struttura narrativa a capitoli non lunghi ma descrittivi, dove i dialoghi tra i vari personaggi hanno l’impostazione della sceneggiatura e dove oltre ai numerosi personaggi come Efre Vazzini, ereditiera, che “è già vittima sin dall’inizio e vittima resta, ritagliandosi un suo spazio di spessore” e le numerose altre donne che accompagnano il protagonista, pure lui un giornalista di cronaca, Giacomo Cassisi, che scrive per un quotidiano di Catania, la co-protagonista è la Taormina di cui si respira l’aria di gennaio, con il Corso Umberto bagnato dalla pioggia che sembra acciaio brunito e con i palazzi, i vicoli dove la storia sussurra ad ogni angolo, attraverso gli spifferi. La luce è più attenuata durante le brutte giornate ma regala nuovi respiri di libertà, quando il cielo è terso e i contorni del paesaggio sembrano disegnare nuove geometrie dei luoghi. La ricerca di “una verità vera” per Cassisi, che non è un investigatore ma un giornalista, lo portano a condurre la sua personale inchiesta sull’accaduto in una Taormina dallo spirito provinciale e isolano ma dove la tecnologia ha cambiato anche il modo di fare informazione. Eppure, si mantiene la fedeltà alla “verità vera e alla verità verosimile”, con rimando a echi di sciasciana memoria o anche a memorie da “Gattopardo”. E la fortuna ha voluto che Antonello Carbone, in un duello virtuale con Armando Vinciguerra ne sia poi divenuto amico e il “poeta delle immagini”, suggestionato dall’ambientazione del romanzo, lasciatosi guidare dal genius loci taorminese, ha scattato le foto che sono diventate il book trailer che ieri, è stato proiettato.
“Taormina, d’inverno” è un testo che si legge “tutto d’un fiato” ma che bisogna metabolizzare lentamente. I 54 capitoli che ne costituiscono l’ossatura, marcati ciascuno secondo la predilezione e i gusti musicali dell’autore con il titolo di una canzone, inchiodano il lettore, lo irretiscono e lo ammaliano con le descrizioni delle indagini e delle atmosfere topiche. Scatenano nel lettore il desiderio, espresso proprio da Antonello Carbone, di vedere “più vissuta la Taormina d’inverno”, che è bella da morire. Il ritorno del turismo invernale, più pacato ma che riempie le strutture ricettive ed il messaggio diretto “agli uomini di buona volontà” della pubblica amministrazione e dell’imprenditoria, a destagionalizzare l’offerta turistica; la parola magica per aprire nuovi e sorprendenti scenari. Il giornalista però è andato più a fondo alla questione ed ha siglato un “patto d’amore” con Taormina, quando parlando della presenza della sceneggiatura che porterà il testo in trasposizione cinematografica o teatrale, ha espresso un’idea precisa che non è quella di spostare il set in altra terra come stava per accadere al “Montalbano” di Camilleri, costretto ad emigrare nella più accogliente Puglia dove la “Film Commission” promuove, sostiene e dà assistenza ma, lui Carbone, vuole che tutto si svolga nel posto giusto, a “Taormina, d’inverno” con le immagini scattate da Armando Vinciguerra, che hanno fissato le scene future per il set. E ha dato il suo impegno con la realizzazione e la promozione del film, a far sì che Taormina possa splendere ancora di più, nonostante i malinconici crepuscoli invernali.

Lisa Bachis