Chi ripara i danni arrecati alla nipote dell’arciprete, fatta diventare la sua amante?

di ANDREA FILLORAMO

Il caso dell’arciprete di Taormina, trasferito altrove ma non si sa dove, a causa dei pettegolezzi e delle lettere anonime, che l’accusano di avere un’amante, si presta a molte considerazioni, non tutte evidenziate dai giornali, che spesso non vanno al di là del gossip. Ben venga la sottoscrizione di mille persone che si appellano al papa per il trasferimento di p. Sinitò, ritenuto ingiusto, anzi paradossale, un trasferimento – per quel che si sa – motivato dalle voci incontrollate, circolate in una cittadina del meridione, dove probabilmente si parla per sparlare. I motivi che possono provocare tale maldicenza possono essere stati tanti: spirito di vendetta, frustrazione, sofferenza mal sopportata, comportamento altrui ritenuto lesivo dei propri presunti interessi, etc… Ognuna di queste patologie, perché di patologie si tratta, accompagna in particolare il pettegolezzo calunnioso e di pettegolezzo calunnioso nel caso specifico si tratta. Guai, però, a chi fa incetta dei pettegolezzi e agisce condizionato dalle maldicenze! Mi voglio, però, dilungare su un altro aspetto non messo in luce da chi ci ha tenuto informati del caso Taormina: se mille persone, preti e laici, “mostrando il proprio volto”e sottoscrivendo una petizione, chiedono al papa un intervento urgente in favore di un prete calunniato e offeso, perché nessuno si è mosso in difesa di una ragazza venticinquenne, che potrebbe avere la vita rovinata (siamo in piccoli centri e non nella grande città) nell’averla definita “ l’amante del prete” ? Chi ripara i danni arrecati alla nipote dell’arciprete, fatta diventare la sua amante? I pettegoli sicuramente non pagano, perché hanno agito nell’ombra. Paga il vescovo che, se è vero non lo so, ha ascoltato i pettegolezzi? Probabilmente non paga neppure lui, che sicuramente dirà che ha agito “per venire incontro“ al prete in difficoltà. Una domanda, a questo punto e prendendo spunto dal silenzio, a mio parere colposo, sulla sofferenza di questa ragazza, mi sorge spontanea: siamo proprio sicuri che nella Chiesa e nella cultura cattolica è stata superata la misoginia, che induce a odiare le donne per il solo fatto di essere tali?Sappiamo che la misoginia si presenta spesso in maniera subdola: alcuni misogini hanno semplicemente dei pregiudizi contro tutte le donne, o ne odiano alcune che non rientrano in categorie "accettabili" o trattano le donne in modo discriminante. Pregiudizi e discriminazione nei confronti delle donne, sono ben presenti nella Chiesa. Nessuno fa riferimento al fatto che questa chiara tendenza ha causato l’oppressione, la discriminazione e l’umiliazione per almeno diciannove dei venti secoli di storia cristiana della donna, fatta, quindi, di angherie, violenze e soprattutto attentati alla sua dignità e al suo onore. Da che cosa nasce tale “patologia sessuale”,che diventa anche violenza nei confronti delle donne? Di chi è la colpa di questo fenomeno? Questi sono i quesiti che, a questo punto, con onestà intellettuale, ci poniamo. Una causa da non tralasciare di questo “marciume” è sicuramente la nozione della donna, trasmessa dai Padri della Chiesa e dai principali scrittori cristiani, il cui insegnamento e la cui dottrina sono ritenuti fondamentali, anzi i capisaldi della fede cristiana. Facciamo alcuni esempi: Tertulliano indicava nella donna la “breccia del demonio” e, inoltre. scriveva:”La donna è un tempio costruito su una cloaca (….). Tu, o donna, sei la porta del diavolo, tu hai circuito quello stesso che il diavolo non osava attaccare di fronte. E’ a causa tua che il figlio di Dio è dovuto morire; tu dovrai fuggire per sempre in gramaglie e coperta di cenci”. ”La donna ha il diritto di vestirsi solo a lutto. Non appena ha raggiunto l’età adulta, dovrà ‘coprire il suo viso che è fonte di tanti pericoli, altrimenti rischia di perdere la beatitudine eterna."S. Agostino negava che la donna fosse stata creata come l’uomo a immagine e somiglianza di Dio e definiva giusto che le donne fossero serve degli uomini e, pertanto: “ Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. In realtà, dovrebbero essere segregate, poiché sono loro la causa di orrende e involontarie erezioni di uomini santi”. S. Giovanni Crisostomo e S. Girolamo definivano la donna: “porta del diavolo”, “demonio dipinto”, “vaso di corruzione”.S. Ambrogio scriveva:” Adamo è stato condotto al peccato da Eva, non Eva da Adamo. E’ giusto, quindi, che la donna accolga come padrone chi ha indotto a peccare”.L’abateOdon de Cluny (879-942 ) tentò di screditare agli occhi dei peccatori il corpo della donna e scriveva: “ La bellezza si limita alla pelle. Se gli uomini vedessero quel che è sotto la pelle, così come si dice che possa vedere la lince di Beozia, rabbrividirebbero alla vista delle donne. Tutta questa grazia consiste di mucosità e di sangue, di umore e di bile. Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre, non si troverà che lordume. E se ci ripugna di toccare il muco o lo sterco con la punta del dito, come potremmo desiderare di abbracciare il sacco stesso che contiene lo sterco?”.Tommaso d’Aquino sosteneva che la donna fosse un errore di natura, una sorta di maschio malriuscito e deforme (femina est mas occasionatus)”. Si potrebbero riferire, inoltre, altre citazioni desunte dal Nuovo Testamento. La Chiesa, per secoli, si è mantenuta fedele ai dettami patristici e all’ermeneutica cattolica misogina dei testi neotestamentari.La misoginia è stata per tanto tempo passivamente accettata dalle stesse donne, tant’è che, pur avendo passioni e stimoli come gli uomini, tuttavia erano obbligate a nasconderli.Secondo i prelati medioevali, infatti, le donne sfuggivano agli ardori del marito e fuggivano invece con l’amante con cui sfogavano tutti i loro istinti carnali, andando a nascondersi persino nelle chiese per consumare gli atti impuri, purché vi fosse il favore delle tenebre; come le streghe infatti, esse amavano il buio. Quando ciò non era possibile, ricorrevano ad altri espedienti per saziare i loro appetiti, anche se ciò significava avere rapporti con altre donne. Il piacere era visto come un grave peccato e la regola imponeva di mantenersi fredde e frigide durante i rapporti con il marito, a cui ovviamente non potevano opporsi perché l’uomo doveva dar libero sfogo alle sue pulsioni.La natura tentatrice e malefica della donna era imputata al peccato originale commesso da Eva, e numerosi studiosi della Bibbia ritenevano addirittura che la colpa dei nostri progenitori fosse in realtà un peccato carnale. Eva, quindi, tradita dalla sua stessa sensualità. Adamo tradito dalla donna debole e tentatrice.Inoltre si dava fondamento scientifico alle folli tesi sostenute da quegli uomini di Chiesa la cui paura nei confronti della donna era ancor maggiore di quella di altri uomini per ovvi motivi. Tutt’oggi molto spesso si alza il grido d’allarme contro le donne che attentano alla castità. Tale grido lo ha lanciato pubblicamente ed esplicitamente un sacerdote di provincia, riproponendo in termini moderni la misoginia della Chiesa. Si tratta diuna lettera aperta di un prete, pubblicata da «L’amico del clero» nel febbraio del 1995, di un prete che scrive: «Il pansessualismo che trasuda dai mass media e penetra nelle case e negli ambienti più discreti non risparmia nessuno. La procacità della moda femminile è diffusa e dovunque tollerata, persino in chiesa; tanto che vediamo sempre più spesso prosperose ragazze in minigonna proclamare, dall’ambone, la parola di Dio. E che dire dei contatti del sacerdote col mondo femminile, che si moltiplicano in varie occasioni: campeggi, gite, colonie marine? Sono tutti fattori che rendono più labile la difesa del prete da certe tendenze e tentazioni.I Santi Padri e i maestri di spirito parlano della donna come fuoco che brucia, da cui bisogna guardarsi. Se questo oggi non è materialmente possibile, né pastoralmente consigliabile, come andrà a finire?» Solo a partire dal Vaticano II, grazie anche all’influenza del movimento femminista, cominciò a essere posta in discussione la misoginia cattolica. Giovanni Paolo II,circa il rapporto uomo-donna, scrive nella Mulierisdignitatem (1988): «Mentre nella relazione Cristo-Chiesa la sottomissione è solo della Chiesa, nella relazione marito-moglie la “sottomissione” non è unilaterale, bensì reciproca!». Il Catechismo della Chiesa cattolica (1992) afferma la parità dei sessi negando l’idea paolina che solo l’uomo sia “immagine di Dio”: «L’uomo e la donna sono, con una identica dignità, “a immagine di Dio”» (§ 369). Ma sappiamo che l’ossessione del sesso ha caratterizzato sempre la vita dei religiosi ed essa si è tradotta sempre in misoginia. La donna è stata sempre svalutata e nella storia delle società cristiane la femmina dell’uomo lungi dalla condizione di parità ha fatto terribilmente fatica a essere considerata portatrice di anima.