Sulle Orme del Vangelo: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo…

Mt 18,15-20
Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro".

di Ettore Sentimentale

Tutto l’insegnamento di Gesù, tramandatoci da Matteo, è di grande importanza per la vita comunitaria. Quello contenuto nel brano in oggetto lo è in modo particolare, perché mette in risalto il dritto e il rovescio della medaglia: la correzione fraterna e la promessa della presenza continua e costante di Gesù fra i suoi seguaci, “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.
Gesù non sta pensando alle adunanze oceaniche, come quelle che si svolgono in Piazza S. Pietro nelle grandi occasioni. Anche se fossero due o tre, lui è lì in mezzo a loro. Stando al dettato letterale, non è necessario nemmeno che sia presente la gerarchia ecclesiastica e nemmeno che siano in molti… L’importante è che siano “riuniti”, non dispersi, né contrapposti. Detto in negativo: che non vivano squalificandosi gli uni gli altri…un malcostume provocato da un virus difficilmente annientabile. La cosa più importante è che si riuniscano “nel suo nome”, cioè che ascoltino la sua chiamata, che accolgano in loro il progetto del regno di Dio. In una battuta che Gesù sia il cuore del loro gruppetto.
Perché l’evangelista pone molto l’accento sulla piccola dimensione del gruppo? Perché la rassicurazione di Gesù della sua presenza viva e reale aveva come fine (soprattutto all’inizio del cristianesimo) quello di guidare e sostenere le piccole comunità dei suoi discepoli. È Gesù che incoraggia in loro la preghiera, le celebrazioni , i progetti, le attività. Questa presenza non può non essere il “segreto” di ogni comunità viva.
Applico brevemente queste affermazioni alla nostra realtà odierna. Noi cristiani non possiamo riunirci nei gruppi e nelle comunità in qualsivoglia modo: per tradizione, per inerzia, per compiere degli obblighi religiosi. Potremo essere molti o pochi, ma l’importante è riunirci nel suo nome, cioè attratti dalla sua persona e dal suo progetto di fare il mondo più umano. Abbiamo il dovere di ravvivare la coscienza che siamo comunità di Gesù, riunita attorno all’ascolto del vangelo (per mantenerne vivo il messaggio), abitata dallo Spirito Santo, sorgente di gioia e pace.
Ascoltare Gesù che dice “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”, non può solo rassicurare e inorgoglire della sua presenza, ma deve essere colto come un compito a dare uno slancio di rinnovamento a tutta la comunità ecclesiale, cominciando dalle alte sfere. I decreti e le riforme sono necessari. Ma nulla è così decisivo come tornare radicalmente a Gesù Cristo. E non basta che lo faccia solo papa Francesco…