La cartina della felicità: il rinnegamento di Pietro

di Ettore Sentimentale

A grandi passi si avvicina la settimana santa, durante la quale vivremo momenti densi e significativi dettati dall’ascolto della Parola che illumina il mistero di morte e risurrezione del Signore. In vista di questo intenso tempo liturgico desidero proporvi una riflessione che mette al centro le figure di Pietro e Gesù.

Il racconto della passione sconcerta perché mette in risalto Gesù umiliato, rigettato, solo e consegnato nelle mani di coloro che lo condannano al supplizio della croce. Che senso dare a questa fine ingloriosa? San Paolo parla dello scandalo della croce (cfr. 1 Cor 1,17-25). E Pietro, proprio lui, è sconvolto dall’avvenimento stesso. Basta leggere un piccolo brano esemplificativo: “«Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi»”(Lc 22,31-34).

Interessante e intrigante la risposta “con te sono pronto”. Senza alcun dubbio Pietro è disposto a morire da eroe per Gesù, addirittura con la spada in mano come avverrà più tardi sul monte degli Ulivi, ove Gesù conoscerà l’angoscia, lo smarrimento e l’abbandono. E non si vergogna di mostrarsi così ai suoi discepoli: un povero uomo avvolto dalla fragilità, dalla sofferenza e dalla paura. Davanti a questo triste “spettacolo” Pietro si sente perduto e non riconosce più Gesù in quell’uomo che Dio ha abbandonato. È come se dicesse: ma Dio non interviene sempre per i giusti?

Mi pare che muovendoci in questa direzione si possa rileggere anche il dialogo fra Pietro e la giovane serva all’interno del cortile della casa del sommo sacerdote: “Anche questi era con lui”. E la immediata precisazione: “O donna, non lo conosco!” (Lc 22, 56-57). Noi definiamo questo passo come il “rinnegamento di Pietro”, ma a una lettura più profonda possiamo affermare che Pietro non riconosce più quel che è divenuto Gesù sul Monte degli Ulivi. In questa circostanza il pescatore di Galilea avverte di essersi sbagliato, quasi ingannato e non può fare alcunché per il Maestro.

È allora che Gesù si volta e fissa il suo sguardo su Pietro, uno sguardo che cambierà tutto.

Pietro fa un’esperienza che facciamo pure noi. Non capita spesso di dover accettare di essere disorientati e di smarrire i tratti di Gesù che noi pensavamo di conoscere bene per poterlo ritrovare in modo diverso, sorprendentemente vicino? Non dobbiamo lasciare che Gesù si allontani, piangere per la sua assenza senza comprendere quello che succede, per poterlo riscoprire così come lui vuole manifestarsi a noi?

Da quello sguardo Pietro ha cominciato a capire che Dio non ha abbandonato Gesù, al contrario Dio si rivela in quest’uomo deriso e condannato a morte. L’amore di Dio si manifesta nella debolezza di Gesù consegnato nelle mani degli uomini.

Prima Pietro desiderava morire per Gesù difendendolo come un valido soldato, ora comprende che sarà Gesù a morire per lui.

Nel momento in cui Pietro accetta di lasciarsi guardare, rielabora le sue pseudo-certezze e “piange amaramente”. Proprio per questo Gesù lo sceglie per “confermare i suoi fratelli”

Cari amici, riprendiamo a leggere assiduamente la Parola di Dio per comprendere sempre di più di quale amore siamo destinatari da parte del Signore.