
In fumo le speranze dei precari della ricerca per sottrarre altri 182 milioni di euro al FFO per il triennio 2016-2018. L’Università, dopo i Ministeri, è il settore più colpito dai tagli. Il Governo fa marcia indietro dopo l’annuncio del ministro Carrozza dei mesi scorsi riguardo a un massiccio piano di reclutamento. Al palo migliaia di dottori e assegnisti di ricerca con diversi anni di docenza a contratto alle spalle. E i cervelli continuano a fuggire. Soltanto due mesi fa, il Parlamento (legge 98/2013) aveva dirottato 75 milioni di euro dal fondo per i servizi terziarizzati delle scuole al FFO per i concorsi da bandire negli Atenei per l’assunzione dei ricercatori a seguito della prossima conclusione delle procedure di abilitazione nazionale. Ora il MEF li sacrifica per la finanziaria. Per Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “questo modo schizofrenico di governare, senza una seria programmazione, oltre ad alimentare le delusioni delle migliaia di ricercatori precari che si sono sottoposti alla valutazione scientifica, ci allontana dai Paesi al vertice del G8 che, invece, aumentano gli investimenti per l’Università e la Ricerca. Non è possibile rinviare sistematicamente le percentuali del blocco del turn-over per esigenze di cassa. Si bruciano diverse generazioni”.
Già nella legge 133/2008 si pensava di bloccare il turn-over al 50% nel 2012: anche dopo l’ultima modifica operata dalla legge 122/2010 si era confermato il 100% delle assunzioni dal 2016. Ora il Governo, nel disegno di legge di stabilità, rinvia tale percentuale ancora una volta al 2018, per esigenze di cassa. Limitato nuovamente al 60% per l’Università il turn-over per il 2016 e all’80% per il 2017, mentre rimane al 40% per il 2015. Le economie di spese saranno certificate come riduzione del FFO (- 28 milioni per il 2016, – 70 milioni per il 2017, – 84 milioni per il 2018).