LA NECESSITà DI UNA CHIESA VICINA AI SEPARATI VITTIME DI VIOLENZA DOMESTICA

di Silvana Paratore

“Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso”. Così Papa Francesco ha dichiarato al Direttore di Civiltà Cattolica. Se partiamo dall’assunto che Dio è nella vita di ogni persona e nella vita di ciascuno, non si possono escludere dalla partecipazione eucaristica tutti coloro che per motivi gravissimi, sono stati costretti a separarsi. Il riferimento anche per l’attualità purtroppo dei fatti di cronaca, va a tutte quelle donne vittime di violenza domestica che adite le vie giudiziarie, si devono confrontare con una negazione di partecipazione all’Eucarestia domenicale.
Importante è per costoro far sentire che la Chiesa gli è accanto. La Chiesa deve essere un Ospedale da Campo così ha esclamato il Papa sottolineando l’importanza del ruolo dei preti di saper ascoltare e non giudicare, di saper compenetrarsi nei problemi, di essere capace di sollevare quanti soffrono nello spirito e nel corpo, di essere soprattutto capaci di aprire uno spiraglio di vita a quanti ritengono che la propria sia finita. La realtà dei separati e dei divorziati è sempre più presente nella comunità cristiana e riguarda categorie di persone appartenenti a diversificati contesti sociali. A volte occorrerebbe interrogarsi anche sulla validità dei corsi di preparazione al matrimonio che dovrebbero, nei fatti, accompagnare la coppia al percorso di formazione di una famiglia attraverso iniziative di carattere spirituale e pastorale. In tal caso, importante è il ruolo dei preti che andrebbero adeguatamente formati con l’ausilio di psicologi se del caso, a ben comprendere se uno dei due partner finge e sia o meno realmente pronto per una vita matrimoniale. Il dialogo, il confronto, i giusti interrogativi, a volte, possono far evidenziare delle realtà che mettono in discussione la stessa volontà di contrarre nozze. Importante è capire se entrambi i componenti di una coppia che chiede di sposarsi in Chiesa esprima una reale scelta di fede e di vita autenticamente cristiana, maturata in un cammino serio di riflessione e di verifica alla luce del vangelo e del magistero della Chiesa o se piuttosto uno dei due è una persona falsa che vede nel matrimonio uno scopo diverso dai veri e reali ideali e valori. Talvolta l’amore autentico accecante dell’altro coniuge non gli consente di vedere razionalmente la falsità, l’ipocrisia, la superficialità di chi gli sta accanto. L’amore è una donazione totale di sé ed in perpetuo per il bene dell’altro. I divorziati e i separati continuano a far parte della Comunità Cristiana, hanno cioè il diritto di cittadinanza nella Chiesa: non sono scomunicati. E ci mancherebbe!!! E’ importante che tali fedeli non si sentano esclusi dalla Chiesa, soprattutto, alla luce dei recenti episodi di femminicidio, quanti sono stati costretti a separazioni per tutelare la propria vita messa a repentaglio da atti di violenza ingiustificata e pericolosa. Ci sono separati o divorziati che sono incolpevoli per il modo con cui la separazione è avvenuta. E se è pur vero che non possono essere, a oggi, ammessi all’Eucaristica che rappresenta il segno massimo di appartenenza alla Chiesa, purtuttavia l’ascolto della parola di Dio, la partecipazione alla Messa con la comunione spirituale, il perseverare nella preghiera personale, dare incremento alle opere di carità e partecipare alle iniziative a favore della giustizia rappresentano modi di vivere la fede . Ben si comprende come siano vari e diversi i modi in cui vivere la propria religiosità ed il proprio credo. Nessuna separazione è priva di sofferenze e nessuna è esente da paure e preoccupazioni. In tal caso è opportuno che preti, adeguatamente formati e non improvvisati, stiano vicino a questi fedeli, ascoltandoli in modo da poter tra l’altro essere capaci di educare gli altri giovani, all’assunzione degli impegni che la formazione di una famiglia comporta.