Morti di Lampedusa: consigli non richiesti ad Alfano e Letta

di Nicola Currò

Ha suscitato orrore e sgomento la morte che numerosi migranti, in fuga per svariate ragioni dai loro Paesi d’origine, hanno trovato davanti le acque antistanti l’isola di Lampedusa. La tanto agognata meta del loro lungo e faticoso viaggio era ad un passo dall’essere acciuffata, eppure non sono riusciti a giungervi sani e salvi. Ora – al di là della retorica boldriniana del "tutto questo non deve mai più accadere" o del qualunquismo kyengiano secondo il quale basta modificare o cancellare la legge Bossi-Fini per risolvere il problema delle morti in mare – la consapevolezza che tutti noi abbiamo è la stessa che il ministro dell’Interno ha espresso, con voce strozzata dalla commozione, riferendo alle Camere, ovvero che non vi è nessun elemento che possa indurre a ritenere quella di giovedì come l’ultima tragedia che si consumerà in mare. Il realismo del ministro è dettato da evidenti ragioni: l’Europa non si è mai voluta occupare seriamente del problema immigrazione, il fallimento del Frontex è sotto gli occhi di tutti, e poi, diciamolo francamente, gli immigrati non interessano a nessuno.

L’Italia, questa è la certezza più evidente, dovrà continuare a occuparsi da sola di questa immane tragedia umanitaria e allora tanto vale farlo nel migliore dei modi. Proprio per questo ci permettiamo di avanzare dei suggerimenti non richiesti al ministro Alfano e al presidente del Consiglio Letta. Il suggerimento è questo: i viaggi della speranza sono gestiti da organizzazioni criminali che speculano sulle disgrazie e sulle vite di persone che si spostano in cerca di miglior fortuna, perché allora non pensare di togliere questo business ai malavitosi e farlo gestire direttamente all’Italia? Basterebbe istituire un ufficio umanitario, magari a Lampedusa, dove gli aspiranti emigranti possono chiamare dal loro Paese e prenotare il viaggio che pagherebbero molto meno di quel che gli viene richiesto dai trafficanti di morte. Raggiunto il numero necessario, con dei voli charter, si porterebbero in Italia. Sbrigate poi le pratiche di riconoscimento e burocratiche li si smisterebbe nei Paesi che intendono raggiungere o in Italia nel caso in cui qualcuno decidesse di rimanere nel nostro Pease. Così facendo si otterrebbero due risultati meritori: si eviterebbe la morte di migliaia di innocenti e l’Italia introiterebbe i ricavi che attualmente sono destinati a criminali che alimentano altro crimine.

L’idea è semplice, basta avere il coraggio di metterla in pratica.

nicola.curro@yahoo.it