Da vittima a colpevole. Solo perché sieropositiva

A Bologna una giovanissima ragazza rumena denuncia di essere coinvolta in un giro di sfruttamento della prostituzione alle forze dell’ordine. Che nel corso delle indagini scoprono tramite alcune intercettazioni telefoniche che la ragazza potrebbe avere l’Hiv e accetterebbe di avere coi clienti rapporti senza preservativo. La ragazza viene arrestata. L’apparato giudiziario argomenta di "tutela della salute pubblica" e formula la pesante accusa di "tentate lesioni gravi".

L’esito del test Hiv, preteso dall’autorità giudiziaria, è stato comunicato alla ragazza non personalmente ma addirittura nel corso di un’udienza, senza alcun rispetto della persona e della legge. Nessun servizio sociale si è fatto carico dell’esistenza di una giovane terrorizzata, malata, sfruttata, incarcerata e oggi rilasciata, sola, senza alcun sostegno e forse a questo punto in serio pericolo. Tutto quello che in due giorni i carabinieri sono riusciti a trovare è un posto in un dormitorio pubblico a bassa soglia.

A mettere a rischio la salute pubblica sono clienti che propongono, disposti anche a pagare un sovrapprezzo, rapporti sessuali senza preservativo, non donne sfruttate dallo scarso potere contrattuale. Davvero a queste va delegata ogni gestione e responsabilità di eventuali rischi? Davvero un cliente che ha avuto un rapporto non protetto va a fare un test solo se i carabinieri gli dicono che la donna avrebbe l’Hiv? Follie.

A chi invoca fantomatici "certificati sanitari" per le sex worker ricordiamo che il test Hiv è su base volontaria, e questo vale per tutti e per tutte. Nei Paesi in cui la prostituzione è legale e le sex worker hanno un contratto, queste, a dispetto di quanto credono frotte di benpensanti, non sono affatto tenute a presentare un certificato che attesti la negatività all’Hiv o altro. Ma nessun cliente si sognerebbe di mettere in discussione l’uso del profilattico.

A oggi non si ha notizia di alcun contagio fra i clienti. La responsabilità della propria salute resta comunque individuale: se si accetta di correre un rischio, da cliente, si assumono le proprie responsabilità, che non possono essere delegate.

Che i carabinieri arrivino a sottolineare che "non si esclude la presenza di prostitute in analoghe condizioni “a rischio”, in merito alle quali sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi" è poi assurdo. Ci sono persone che vivono con l’Hiv che sono medici, insegnanti, sportivi, persino carabineri!, ci saranno anche persone con l’Hiv che esercitano la prostituzione, non capiamo la sorpresa e tanto meno lo scandalo.

Per tutti e per tutte, vale una sola regola: il preservativo impedisce il contagio. I facili moralismi, gli scaricamenti di coscienza e responsabilità e soprattutto la criminalizzazione delle persone con Hiv non servono a nulla, anzi.

In questo caso sono serviti solo a schiaffare in galera, con un’imputazione gravissima tutt’ora in piedi, e che solleva grossi dubbi di legittimità, una ragazza della quale nessuno si è voluto prendere cura.