
La tragedia dei due coniugi che pieni di debiti hanno deciso di suicidarsi, e che oggi sta provocando varie reazioni umane, economiche e politiche, forse può essere occasione per intraprendere un percorso diverso nella gestione e nella proposta del risparmio nel nostro Paese. Il neo-presidente della Camera, Laura Boldrini, ci stupisce per il suo candore quando ha invitato ad una riflessione sul “senso di vergogna a chiedere aiuto”. "E’ come se oggi, nel nostro Paese, non avere abbastanza soldi significhi essere una persona indegna", ha aggiunto Boldrini. "E’ come se una persona si possa sentire a suo agio e accettata dalla società solo se guadagna abbastanza", ha detto ancora. Per la presidente della Camera è necessario "rivedere questa scala": "Per me una persona ha qualità quando ha dei valori, a prescindere dal reddito. Non ci si può sentire così sopraffatti dalla mancanza di denaro". Alla facile domanda che questo candore ci stimola “dove è vissuta fino a oggi l’on.Boldrini?”, potremmo replicare che la nostra presidente ha una certa esperienza di “disgraziati” visto il suo precedente impegno in sede ONU. Ma nonostante questo ha esternato il suo candore e noi lo cogliamo a volo. Benvenuta nel mondo reale, presidente Boldrini, quello di coloro che non solo affrontano i problemi difficili (come lei nel suo precedente impegno ONU), ma dove alla base della difficoltà c’è proprio il cosiddetto pane quotidiano. La nostra associazione riceve spesso messaggi disperati di gente che ci chiede consigli in contesti in cui, non essendocene da dare, l’unico consiglio sarebbe quello di espatriare clandestinamente in un Paese che non abbia trattati di estradizione con l’Italia… Ma, al di là della battuta, al problema che ha portato i coniugi di Civitanova Marche al suicidio, e ai problemi che sono simili a quelli posti nella lettera in calce, il nostro sistema non solo non è in grado di dare aiuto, ma ne è causa. Un solo esempio valga per tutti: la legge sul sovraindebitamento, cioè: Per “sovraindebitamento” la legge intende una situazione perdurante di squilibrio tra le obbligazioni assunte ed il proprio patrimonio prontamente liquidabile, nonché la definitiva incapacità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni. Una definizione piuttosto ampia che potrebbe includere la gran parte dei casi in cui il consumatore nel pagare ad esempio rate di finanziamento, mutuo etc. Agognata da tempo, fu approvata alla fine del 2011, per entrare in vigore attendeva i regolamenti attuativi da li’ a pochi mesi, ma poi e’ stata spostata in una legge ad hoc che è ancora da convertire in legge. Non una ”soluzione finale” al problema dell’indebitamento, ma certamente una sorta di riduzione del danno che avrebbe potuto mettere il risparmiatore in condizione di non pensare a gesti estremi. Ma il nostro sistema è poco attento a questi aspetti e si cura più della solidità delle banche, certamente importante ma che se chi porta denaro in queste banche non è messo, quando ci sono difficoltà, in condizione di non annegare, vuole dire che c’è qualcosa di marco alla base. Speriamo che il candore del Presidente Boldrini non continui ad esser tale ma che, nell’ambito dei poteri che le sono conferiti, possa servire a farla agire. Questa è una lettera che abbiamo ricevuto qualche giorno fa, con il nostro molto blando consiglio:
Salve, ho pensato di scrivervi perchè mi trovo in una situazione drammatica.
A seguito della mia situazione di criticità finanziaria causata dalla perdita del lavoro di mia moglie e della mia cassa integrazione, non sono più in grado di ottemperare alle esposizioni creditizie che in un caso particolare mi sta rendendo la vita impossibile. Sono riuscito a sospendere il mutuo, ma su un conto ho sforato il fido di molto perchè entra ogni mese una rata di una carta di credito che ho utilizzato. Pur avendo la carta di credito bloccata e aver dimostrato documentalmente la mia situazione il rid entra ogni mese e la banca autorizza ad andare sempre più in rosso. Su un altro conto sempre Unicredit ho l’accredito della cassaintegrazione.
Il 27 di marzo il mio conto è stato bloccato e da quel giorno pasqua compresa fino ad oggi non ho la possibilità di prelevare 1 euro. La mia situazione con un figlio a carico è drammatica. La banca sta prendendo tempo ma non mi dice di poter almeno prelevare lo stretto necessario per vivere. Vi chiedo cosa posso fare, se lo possono fare. E’ fuor di dubbio che la banca esercita il proprio diritto, tuttavia l’inps nel mese di aprile mi ha accreditato tre ratei che non mi aveva pagato per un importo 1700 euro circa. Di questi soldi non ho possibilità di accesso. Vi chiedo aiuto. Cordiali saluti Cristian la nostra risposta puo’ solo mettersi d’accordo con la banca per un rientro "dolce" della sua esposizione, e quindi ristabilire un rapporto di dare/avere con loro. Glielo faccia capire bene poiche’ e’ il solo metodo grazie al quale potranno rivedere i loro soldi. Per gli accrediti che le fanno dall’esterno a vario titolo, le consigliamo di farli accreditare altrove.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc