BUGIE E LUOGHI COMUNI SUL CATTOCUMUNISMO DI DON MILANI

In questi giorni di intensi avvenimenti storici tra lo spirituale e il temporale sono riuscito a leggere un interessante volumetto che rende giustizia a un uomo di Chiesa, a un sacerdote, a un un educatore. Si tratta della discussa figura di don Lorenzo Milani. Il libro è scritto da Alessandro Mazzerelli, “Parole eterne del mio amico don Lorenzo Milani”. Profeta di Barbiana, edito da Il Cerchio (2010). “Questo libro è una importantissima testimonianza di prima mano: l’Autore conosce don Milani nel 1966 e subito i due concordano su tutto; il Priore di Barbiana, già molto sofferente, gli fa promettere di non tradire ‘mai e poi mai’ la comune aspirazione alla Terza Via, fornendolo di clamorose profezie (…) Scomparso don Milani, Mazzerelli assiste sconcertato al tradimento e al capovolgimento delle idee del Priore, trasformato in una sorta di grottesco ideologo del catto-comunismo, una frode culturale e politica oggi finalmente quasi del tutto battuta”. A dieci anni dalla morte di don Milani, il Priore di Barbiana viene ricordato dal settimanale comunista “Rinascita” come un prete proletario che si ribellava alla crudeltà della Chiesa. Certamente don Milani, “fu un prete difficile- scrive Mazzerelli, criticando il servizio – ma fu tuttavia un prete cattolico fedelissimo al suo stato, che se contestava duramente gli errori della sua Chiesa, lo faceva perché le voleva bene”. L’articolo scritto da Della Mea, intendeva far apparire don Milani come “prete comunista” che voleva il compromesso storico con il Pci di Berlinguer. Niente di tutto questo, Mazzerelli nel suo libro dimostra che la vita di don Milani, “è stata contraddistinta da una lotta generosissima e coraggiosa per la verità e la chiarezza, eterne nemiche di ogni compromesso, di ogni tradimento e di ogni ‘sciacallo’”
A proposito della fedeltà e del rifiuto di ogni compromesso di don Milani, si legge nel bellissimo libro di Neera Fallaci, “Dalla parte dell’ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani”, il vero ed unico segreto di Barbiana: “Non si riuscirà mai a trovare in me la più piccola disubbidienza proprio perché, prima di ogni altra cosa, mi premono i sacramenti. E nessuno riuscirà a farmi disubbidire. Il primo ordine che il vescovo mi dà, se lui mi sospendesse ecettera, io mi arrendo immediatamente. Rinuncio alle mie idee. Delle mie idee non m’importa nulla. Perchè io nella Chiesa ci sto per i sacramenti, non per le mie idee”.
Don Milani fu un educatore, un insegnante, viene ricordato soprattutto per i suoi discutibili metodi educativi, per la sua scuola di Barbiana. In quegli anni sessanta cercò di strappare i giovani ai vari circoli comunisti della sua terra, la Toscana. “E’ inutile – pensava il giovane profeta – far concorrenza alle case del Popolo con balli e i filmini parrocchiali, la nostra ‘concorrenza’ dovrà essere prima la scuola e poi la dottrina. Noi preti dobbiamo insegnare a parlare, a leggere un giornale a far di conto, poi saranno loro a chiederci le lezioni di ‘dottrina cristiana’, perché senza la fede siamo mezzi uomini, non si sa da dove si viene, non si sa da dove si va…Insomma il Cappellano voleva mettere in piedi una parrocchia che fosse a servizio di una fede adulta, non voleva mettere in discussione nessun dogma, anzi, era un fedelissimo che portò con gran dignità la sua tonaca, mai con cravatta e giacchetta dissimulò il suo sacerdozio, celebrò la Messa sempre in latino e in chiesa nessuno vide mai i tamburelli e a nessuno permise gli applausi…Anzi, un altissimo prelato, come ha ricordato Alfio Krancic, autorevole vignettista, ebbe ad affermare che il profeta: ‘non si sarebbe riconosciuto in buona parte delle riforme, che sono impropriamente scaturite dal Concilio Vaticano II’. Nonostante questa fosse la realtà di Barbiana, la classe dirigente comunista, inventò un prete “popolare e democratico”, per facilitare e portare avanti il ‘compromesso fra le grandi forze popolari’, con l’apporto degli ‘utili idioti’ democristiani o quelli che si dicevano ‘cristiani per il socialismo’. L’autore del libro a pagina 32 dà conto del “Decalogo Solidale o di Barbiana”, un documento formulato dal Profeta insieme a Mazzerelli, essendo allora responsabile del movimento “Forza del Popolo”, una specie di accordo per la buona politica. Si tratta di concetti semplici che per certi versi sembrerebbero simili al programma grillino che imperversa in questi giorni, anche se Mazzerelli non la pensa così. Si va dal divieto di ricoprire più di una carica pubblica, di rimanere più di due volte alla stessa carica pubblica. Divieto della pubblicità personale dei candidati a a qualsiasi carica pubblica. Divieto di ricoprire una carica pubblica e una di Movimento,in maniera da consentire all’organizzazione politica il controllo sull’operato degli eletti. Divieto di costituire correnti o gruppi di potere. Divieto di aprire uffici per la promozione del clientelismo. L’obbligo della dichiarazione annuale, pubblica e giurta, di tutti i redditi e di tutte le proprietà da parte degli amministratori pubblici. Irreprensibilità morale nella vita pubblica e privata. Predisposizione della lista dei candidati, a qualunque carica pubblica, mediante una ‘scala dei meriti’. Infine il decimo punto del Decalogo, esercitare la Politica come servizio, evitando qualsiasi contrasto personale con gli altri servitori. Don Milani era convinto della realizzabilità del Decalogo: “alla fine l’umanità si avvicinerà a quel decalogo per forza. O quello o la barbarie. Ma prima, a seguito di terribile catastrofi che riguarderanno i due terzi dell’umanità, torneremo ad un nuovo neocorporativismo cristiano”. Intanto don Milani categoricamente intima a Mazzerelli di non tradirlo, e pare che ci sia riuscito con l’invenzione di tre movimenti che si rifanno tutti al decalogo.

DOMENICO BONVEGNA
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