IL CARDINAL MARTINI E LA CREMAZIONE

Egregio Direttore,
non so se il Cardinale in qualche sua omelia o discorso privato abbia mai parlato della CREMAZIONE, pratica civile, “moderna” e direi anche “ecologica”, in auge in tante civiltà del passato e ammessa recentemente (Concilio Vaticano II) dalla Chiesa Cattolica. Personalmente credo che il Cardinale avrebbe sicuramente optato per la cremazione, ma per opportunità e “prudenza” (dote che lo contraddistingueva) abbia preferito evitarla per le possibili strumentalizzazioni che ne sarebbero inevitabilmente scaturite. Come è stato da molti ribadito nella Chiesa e non fuori di Essa ha cercato con fatica di portare avanti le sue idee innovatrici e rinnovatrici: dalla Curia romana forse non è stato capito ma dal popolo sì (lo dimostra l’affluenza ai suoi funerali), non è stato un “eretico” come in vita da qualche parte (che pure dopo morte lo osanna) lo si voleva far credere, ma un fervido interprete e propugnatore della spiritualità e dei principi morali della Cristianità delle origini (per questo alcuni suoi ultimi anni volle trascorrerli in Palestina, a Gerusalemme). E credo che, essendo fino a non molto tempo fa la cremazione praticata solo dagli atei e non credenti, tenendo conto del fatto che le tradizioni sono dure a morire, abbia preferito soprassedere a tale pratica di incenerimento delle sue spoglie mortali. Questa, mi si permetta esternarla, è la mia convinzione, e come iscritto e consigliere della S.O.C.R.E.M., la Società Varesina per la Cremazione, vorrei qui sostenere e propagandare la pratica della CREMAZIONE a tutti coloro che, liberandosi da pregiudizi vetusti, vogliano “modernizzarsi” e farsi cremare, anche per “dare più terra ai vivi” riducendo lo spazio delle inumazioni nei cimiteri.
Grazie per l’accoglienza

Giovanni Dotti