
1. PIEMONTE – TORINO. UN PARCO URBANO CON FATTORIE DIDATTICHE AL POSTO DELL’OSPEDALE ‘PERICOLANTE’
Siamo a Torino e precisamente in via Cigna, la segnalazione riguarda l’ex- Ospedale Einaudi costruito negli anni ‘20 e attualmente indicato nella scheda come una struttura abbandonata e pericolante. L’edificio viene progettato nel 1920 dall’ingegnere Carlo Sgarbi, autore di centinaia di edifici a partire dal 1906, su un terreno di proprietà del professor Enrico Martini posto tra via Cigna e via Cuneo, con un parco sul retro. I progetti prevedono che il prospetto sulla piazza comprenda tre piani fuori terra, di cui il terzo adibito a dormitorio e gli altri due come ali laterali. L’ospedale viene inaugurato il 5 maggio del 1923, quando Enrico Martini istituisce l’ente ospedaliero con denominazione Astanteria Municipale Martini, con lo scopo di provvedere ai soccorsi di urgenza della regione Nord e di ricoverare i malati gravi nei letti fissati dal Municipio. L’intento era quello di agevolare le operazioni di pronto soccorso in una zona ricca di fabbriche e curare i malati più gravi in attesa di essere trasferiti all’ospedale San Giovanni Vecchio.
La struttura viene ampliata nel 1929, a opera dell’ingegnere Francesco Manca, con la costruzione di una cappella al secondo piano e di nuovi padiglioni adibiti a infermerie lungo via Cigna e via Dogliani. Nel 1937 lo stabile diventa proprietà del Comune, che ne trasferisce l’amministrazione all’Ospedale Maggiore San Giovanni Battista. Nel 1954 il Comune cede l’edificio e il terreno circostante all’Ospedale Giovanni Bosco, a patto che l’ente si impegni a costruire un nuovo ospedale. L’impresa viene realizzata negli anni successivi: la Nuova Astanteria Martini in Largo Gottardo è inaugurata nel 1961. Nel 1984 l’Ospedale Einaudi diventa sede del reparto pneumologico, precedentemente ospitato presso l’ospedale Amedeo di Savoia. L’ex Einaudi viene chiuso nel 1997 e i reparti via via trasferiti all’Ospedale Maggiore Giovanni Bosco. Dal 2003 l’edificio è inutilizzato.
L’associazione “Sapori e Sapori” che ha inviato questa segnalazione vorrebbe che quest’area diventasse un parco urbano con la presenza di fattorie didattiche.
2. LAZIO – ROMA. TOR FISCALE, TERRENI INCOLTI E BARACCHE. UN PROGETTO DI RECUPERO DEGNO DI TESI
Siamo a Roma, in una zona degradata adiacente al Parco di Tor Fiscale. L’area è pubblica e si presenta come uno spazio verde con incolti degradati in progressivo ampliamento. Un vero pugno nell’occhio nell’orizzonte del Parco di Tor Fiscale, un’area di pregio naturalistico che rientra nel sistema del Parco dell’Appia Antica. Il quartiere è in stato di degrado e di abbandono mentre le grandi potenzialità lo potrebbero rendere di grande interesse. La segnalazione in questo caso proviene da uno studente che sta preparando la tesi di laurea sulla riqualificazione dell’area indicata a proposito della quale dice: “Nel mio progetto di tesi sul recupero di quest’area ho immaginato di creare una rete di verde che si riaggancia al Parco dell’Appia Antica e di riqualificare in modo sostenibile gli edifici residenziali degradati e abbattere le baracche ancora presenti”.
3. CAMPANIA – NAPOLI. UN ‘ARSENALE’ DI EDIFICI E AREE NATURALI AI PIEDI DI POSILLIPO
Napoli, via Campegna, quartiere di Fuorigrotta. Lungo la strada si vede un muro di cinta alto e molto compatto di cemento armato, che è possibile ‘attraversare’ grazie a un cancello di ferro molto alto sovrastato dalla scritta “Arsenale”. E’ il vecchio arsenale dell’esercito, adesso completamente abbandonato: un’area inaccessibile ma con evidenti segni di abbandono. All’interno si possono intravedere alcuni edifici e una vasta area naturale con vegetazione spontanea e alberi. Tutta l’area si appoggia alla collina di Posillipo che la sovrasta.
4. SARDEGNA – SASSARI. TURISMO RESPONSABILE AL POSTO DEL LIDO ABBANDONATO
Sassari, Località Platamona. La segnalazione giunta al WWF riguarda stavolta una struttura vicino alla spiaggia, attualmente completamente abbandonata, un tempo nota come Lido Iride. La proprietà è pubblica e l’area e facilmente accessibile. Lido Iride, negli anni ‘60- ‘80 era un punto di ritrovo e di svago durante tutto il periodo estivo, davanti al mare, con concerti, serate musicali, ristorazione e altri servizi. Ora invece la movida balneare ha ceduto il passo a un rudere pericolante che occupa quasi tutto il primo pettine della spiaggia di Platamona. Le varie Amministrazioni non si sono mai messe d’accordo su proprietà e su responsabilità. La proposta per riutilizzarla da parte del cittadino che ha inviato la segnalazione al WWF è di creare “un punto di ritrovo multiservizi per ridare vita ed entusiasmo ad un’area che potrebbe dare molti più posti di lavoro e incentivare un turismo ecosostenibile anziché essere utilizzata, come accade ora, come discarica dai bagnanti che si recano delle spiagge antistanti”.