UNIME: PROROGHE E LEGITTIMITà ISTITUZIONALE

La questione dell’eterna proroga dei Rettori non è una bega pretestuosa interna all’Università di Messina. È un problema politico nazionale di credibilità e di legittimità dell’Università. A Milano, il Rettore Decleva si è dimesso rifiutando la proroga-bis; a Torino 14 componenti del Senato Accademico hanno chiesto le dimissioni del Rettore e la fine della “prorogatio”; a Verona, 30 consiglieri di amministrazione su 39 hanno mandato deserta la seduta dedicata alla seconda proroga del Rettore; a Parma, Perugia, Viterbo, Tor Vergata è vivissimo il dibattito sulla (in)validità delle proroghe. Per non citare L’Aquila, dove il 20 marzo u.s., il Rettore annuncia il suo ritiro, invitando il giorno dopo il Decano ad indire le elezioni; Il 26 marzo il Decano procede in tal senso, ma il 17 aprile il Rettore prorogato ci ripensa. Il Decano non recede e il 30 aprile viene convocato il Senato Accademico per nominare la commissione elettorale, ma il 28 aprile l’Avvocatura dello Stato presenta al TAR un ricorso del Ministero contro le elezioni e il Senato viene sospeso sine die. Il 2 maggio si scopre però che il MIUR non avrebbe conferito alcun mandato all’Avvocatura.
Tutti d’accordo sul “dovere di assicurare agli studenti una Università pienamente funzionante nelle sue strutture e nella sua architettura complessiva” di cui parla il comunicato del 2 maggio del Senato Accademico. Ma ciò è ovviamente possibile solo in un quadro di piena e inequivoca legittimità degli organi di governo. Sulla vicenda delle proroghe, invece, la creativa interpretazione ministeriale cui si richiama il comunicato del Senato Accademico ha determinato il caos e, in definitiva, una situazione paradossale: i Rettori scaduti nel 2011 e prorogati per legge sarebbero in realtà abusivi. Infatti, o la proroga (che la legge limita ad un anno) scattava nel 2011 e si conclude nel 2012, oppure scatterà nel 2012 e 17 Rettori già decaduti (tra cui Tomasello) dovrebbero essere immediatamente sostituiti dai Decani o da Commissari ad hoc, con la necessità di elezioni. In ogni caso sarà necessario votare. Chi vuol procedere con “proroghe informali” si assume in toto la gravissima responsabilità di compiere atti nulli.
Va bene, dunque, ogni “rigido cronoprogramma” fissato dall’Amministrazione Universitaria, ma bisogna sottolineare che: a) lo Statuto era già pronto per essere adottato, a termini di legge, entro il 29 luglio 2011, ma l’inserimento di poche righe e il tentativo di retrodatare l’inizio dell’anno accademico per guadagnare un anno aggiuntivo di proroga lo hanno fatto adottare solo il 29 ottobre; b) l’accoglimento dei rilievi ministeriali ha richiesto oltre due mesi e, ancora oggi, molte Commissioni prevedono di consegnare il testo finale al Senato Accademico per la relativa approvazione e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale solo in settimana. Forse un po’ di efficiente solerzia non guasterebbe, nell’auspicio di un vero e radicale rinnovamento del funzionamento dell’Università degli Studi di Messina.

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