SCUOLA PUBBLICA E SCUOLA PRIVATA

Egregio Direttore,

leggo alcune lettere relative all’antico dilemma: è giusto che lo Stato finanzi la SCUOLA PRIVATA? Premetto che ogni Famiglia è libera di mandare i propri figli dove vuole, alla Scuola Pubblica o a una Privata, tanto sono piccoli e non capiscono ancora la differenza. E non demonizzo affatto le Scuole Private, tranne quelle che concedono diplomi facili “a pagamento”.
Ma personalmente ritengo che per una formazione mentale aperta del bambino e del giovane sia preferibile mandarlo alla SCUOLA PUBBLICA, con tutti i difetti che può avere (certo che se i concorsi a cattedra fossero più selettivi e non viziati da raccomandazioni politiche la “qualità” sarebbe migliore), e che lo Stato non debba finanziare direttamente o indirettamente le Scuole Private. Perché queste o sono “scuole d’élite” riservate a gruppi ristretti di famiglie molto benestanti (che quindi si possono permettere di pagare le cospicue rette) o sono scuole ad impronta ideologica o confessionale, o sono tutte e due le cose insieme, per cui uno Stato che si professa “laico” non le dovrebbe assolutamente foraggiare né incentivare.
La Scuola Pubblica offre al giovane un panorama “allargato” e apre la mente alla integrazione tra persone differenti per religione, razza, estrazione politica e sociale, favorisce la socializzazione e l’amicizia tra “diversi”, soprattutto importante in una società “multietnica” come quella che si va affermando nel nostro paese. Per questo ritengo semplicemente “superate” e anacronistiche le Scuole Private generaliste, almeno fino all’età in cui il giovane potrà scegliere liberamente il tipo di scuola (pubblica o privata) che preferisce frequentare e/o il tipo di insegnamenti tecnico-professionali di cui si intende avvalere.
Ed anche dal punto di vista del corpo docente la Scuola Pubblica offre un panorama eclettico e variegato: gli insegnanti non sono tutti uguali, ce ne sono di validi e meno validi, chi di una ideologia politica e chi di un’altra (ma che in scuola non dovrebbe manifestare, al massimo lasciar trasparire), di giovani e di anziani, di severi e di tolleranti, di giusti e di ingiusti, insomma tutta una molteplicità di persone simile a quella che in tempi successivi il giovane troverà, nella vita e nel lavoro, nella società civile. E questo non lo ritengo un male, anzi una valida preparazione al suo futuro. In altre parole ritengo la Scuola Pubblica una vera “maestra di vita”, soprattutto negli anni della formazione della personalità del bambino e del giovane: pertanto lo Stato la deve proteggere e dovrebbe dedicare ad essa maggiori risorse finanziarie perché i giovani sono la speranza e il futuro della Nazione.

Giovanni Dotti