Dopo il palco di Jovanotti, crolla quello della Pausini: muore un altro operaio

A neanche sessanta giorni dalla tragedia avvenuta nel Palasport di Trieste in occasione del concerto di Jovanotti, un altro palco crolla e un altro giovane operaio muore mentre era in allestimento il concerto di Laura Pausini, in programma al PalaCalafiore di Reggio Calabria. Questa volta è toccata al trentunenne Matteo Armellini, meno di due mesi prima invece perdeva la vita il ventenne Francesco Pinna. Entrambi hanno versato il loro tributo di sangue in virtù dei grandi concerti di musica pop.

Mentre Jovanotti, Eros Ramazzotti e la stessa Laura Pausini esprimono profondo cordoglio per la morte di colui che chiamano confidenzialmente “Matteo”, arriva la presa di posizione da parte del presidente di Assomusica (Associazione italiana organizzatori e produttori spettacoli di musica dal vivo), Francesco Bellucci, il quale afferma che i cantanti dovrebbero interrogarsi su cosa ci sia dietro l’allestimento di un concerto.

Parole che in qualche modo insinuano dubbi su possibili responsabilità indirette anche da parte dei cantanti, quali ipotetiche imposizioni di ritmi lavorativi frenetici per rispettare le date dei tour. Significativa in merito, la dichiarazione dell’organizzatore del concerto Maurizio Senese:”Avevamo iniziato a montare il palco sabato e siamo andati avanti ininterrottamente fino alla notte scorsa”, cioè fino a domenica sera. A conti fatti, circa trentasei ore di lavoro no stop.

Non voglio assolutamente mettere in dubbio la sincerità del dolore provato dai cantanti, nell’apprendere che i loro palchi erano divenuti causa di morte per gli operai. Tuttavia oltre al giusto cordoglio, occorre che organizzatori, associazioni di categoria, agenti e le stesse star della musica pop si sottopongano a un esame di coscienza, chiedendosi se in qualche modo non siano tutti indiretti responsabili delle tragedie avvenute.

Fabrizio Vinci
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