10 FEBBRAIO LA “GIORNATA DEL NON RICORDO”

Circola, oltre ai numerosi messaggi di indignazione contro l’omertà sui fatti criminosi delle foibe, una vignetta su Facebook col disegno di una foiba (voragine carsica) con le vittime dentro che lamentano di non essere ricordati da nessuno. Ormai sono trascorsi otto anni da quando con la Legge del 30 marzo 2004 il governo Berlusconi ha istituito la Giornata del Ricordo. Ma questo non è bastato, gli italiani dell’Istria, del Venezia Giulia e della Dalmazia stritolati dall’ideologia assassina socialcomunista del compagno Joseph Broz Tito, fanno ancora molta fatica ad essere ricordati nelle istituzioni, sui giornali, in televisione, sui libri, nelle scuole. Eppure dopo tanti anni di silenzio sembrava che l’Italia libera aveva aperto ormai il suo libro di Storia su quei quasi 20 mila italiani infoibati tra il 1943 e il 1946 e gli oltre 300 mila soprattutto donne, bambini e anziani che hanno dovuto abbandonare terrorizzate le loro terre.“L’informazione popolare, la Rai, la scuola, i convegni, la cultura aveva accuratamente occultato, per compiacere il partito comunista italiano, la cacciata delle famiglie dalle case e dalla loro terra in Istria, a Fiume, a Pola, in Dalmazia. I nostri fratelli erano stati uccisi o cacciati, allontanati dai loro interessi, dalle loro radici, dai loro affetti, dalla loro vita e nessuno ne parlava, nessuno protestava, nessuno sollevava problemi, nessuno manifestava, nessuno intonava inni, nessuno indossava magliette con le foto dei simboli di quella tragedia. Nessuno sapeva della nave Toscana che nel 1947 sbarcava a Venezia proveniente da Pola, con a bordo gli esuli italiani e le loro modeste masserizie con le quali speravano di ricostruirsi un futuro. Nessuno sapeva del treno di esuli in transito per Bologna a cui i sindacalisti della Camera del Lavoro (Cgil) impedirono di avere acqua e cibo e di scendere dai convogli”. (Vito Schepisi, Le Foibe e gli esuli dimenticati per anni, 9.2.12 Legnostorto.com). I comunisti non potevano accettare questi italiani che avevano rifiutato l’esercito liberatore di Tito e così per anni questi esuli sono stati tenuti nascosti, tollerati, nessuno si mostrava disposto a riprendere e mettere ordine nei loro ricordi, né di raccogliere le denunce e le testimonianze, tranne qualche eroico giornalista subito etichettato come fascista. Così nessuno aveva mai sentito parlare delle foibe, per quanto mi riguarda, avevo 16 anni quando per la prima volta ho letto un libro con tante immagini e con lunghi elenchi di persone infoibate. Caduto il muro di Berlino, la congiura del silenzio sulle foibe ha dovuto cedere il passo, finalmente le informazione, gli approfondimenti, le testimonianze dei sopravvissuti hanno avuto cittadinanza. “Non è stato più possibile nascondere la viltà e le complicità di alcuni protagonisti cinici e scellerati di quella tragedia. E’ stata diradata quella coltre di nebbia che nascondeva la storia e che aveva mortificato le sofferenze dei protagonisti di quelle tristi vicende. Gli italiani hanno potuto sapere del terrore che aveva spinto gli italiani a fuggire dalle terre occupate da Tito. Hanno potuto conoscere quella parte della storia che era rimasta saldamente cucita, come una divisa, sulle sagome dell’opportunismo e dell’ipocrisia della sinistra italiana”. (Ibidem).
Ma ancora oggi in molte scuole non si ricordano le foibe agli studenti, le istituzioni si sono limitate a ricordare la giornata soltanto con qualche mazzo di fiori di circostanza. Però la storia fatta di silenzi, di falsificazioni, di mistificazioni, non è maestra di vita e nascondere la storia delle viltà è come esser vili due volte! In questi giorni, legati alla giornata del ricordo, mi sembrano abbastanza gravitre episodi: il primo quello di Firenze, dove i centri sociali di estrema sinistra, appoggiati dall’Associazione nazionale partigiani, dall’Arci e dalla Cgil, si sono mobilitati contro la manifestazione organizzata dalla Giovane Italia e dal Pdl per ricordare le migliaia di italiani massacrati dai partigiani di Tito, accusando i giovani di destra,“di usare la ricorrenza delle foibe » per oscuri disegni «eversivi, negazionisti e revisionisti”. Addirittura per un sindacalista della Cgil, “l’esodo dalla Dalmazia e le foibe sono un’eredità diretta del ventennio fascista”. Fausto Biloslavo su Il Giornale ha scritto: “Il sindacalista avrebbe fatto meglio a chiedere scusa per i lavoratori comunisti di Venezia e dell’Emilia Romagna, che all’arrivo delle navi dall’Istria, piene di esuli, o al passaggio dei treni in stazione, sputavano sugli italiani in fuga dalle violenze titine”. Il secondo episodio è accaduto nel consiglio comunale di Milano dove il sindaco comunista Pisapia, che tra l’altro aveva votato contro l’istituzione della giornata, non ha permesso di parlare a un esponente degli esuli istriani. Il terzo episodio, forse, quello più grave, sono le esternazione del presidente Napolitano, che per Assuntina Morresi, giornalista de Il Foglio, è il vero leader della sinistra in Italia, momentaneamente Presidente della Repubblica. Napolitano, in occasione della giornata delle foibe, avrebbe detto che queste stragi erano dovute a "derive nazionalistiche europee". Roba da far scompisciare dal ridere. Invece ormai è documentato che a buttare nelle foibe tanti morti, insieme pure a vivi, sono stati i comunisti di Tito, con l’appoggio di quelli italiani. “Questa è la storia, che il compagno Napolitano oramai può permettersi impunito di trasformare a suo piacimento. Fra poco ci diranno che i lager sovietici non sono mai esistiti, ma erano particolari villaggi turistici in cui era alta la mortalità per il freddo e incidenti sportivi”. In conclusione seguendo l’invito della Morresi riprendo una interessante letteradi un esule istriano inviata al quotidiano Avvenire: Caro direttore, come profugo istriano sono rimasto colpito dal messaggio del presidente Napolitano: gli eccidi e l’esodo sono stati causati dalle derive nazionalistiche europee. Ero bambino, all’epoca, ma me la sento di dichiarare che gli eccidi e l’esodo sono stati causati dalle ideologie: a finire nelle foibe è stata particolarmente la borghesia, vittima del comunismo più deteriore. A Pola, a Fiume, a Gorizia, a Zara, a Trieste vennero deportati dai comunisti titini anche membri del Comitato Nazionale di liberazione, colpevoli solo di avere altre ideologie; e i titini sono stati aiutati in questo da comunisti italiani, che credevano nel "paradiso" sovietico. A Genova, la sindaco Vincenzi ha sostenuto che le foibe sono state solo una reazione al fascismo, ma si è guardata bene dallo spiegare perché nelle foibe sono finiti tanti antifascisti o perché, malgrado a Pola su 34.000 abitanti ci fossero ben 6.000 cittadini inseriti nei gruppi combattenti partigiani, solo 2.000 persone nel 1947 abbiano deciso di optare per la cittadinanza jugoslava… Gli anni passano e i ricordi si affievoliscono, ma ancora oggi ricordo le scazzottate quotidiane coi "compagni" di scuola che non accettavano di avere come compagno di classe un "fascista" fuggito dal paradiso di Tito. La sindaco di Genova perché non prova a confrontarsi con un suo predecessore, anche lui di sincera fede democratica, ma come me esule da Pola? Sansa ha vissuto l’esodo sulla sua pelle e non è un negazionista, anzi… Infine, una preghiera: in Italia ci sono ancora Comuni che hanno una via o una piazza intitolata a Tito, il grande infoibatore. Se qualche sindaco avesse lasciato una piazza intestata a Mussolini, a quest’ora lo avrebbero linciato. Non dico di fare altrettanto con loro, ma non esiste un limite alla decenza?

Firmato Norberto Ferretti. 

DOMENICO BONVEGNA
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