
Mentre l’estate italiana oscilla tra lidi semi-deserti e montagne sovraffollate alla caccia del selfie, Unexpected Italy rilancia il turismo responsabile con il “Manifesto dell’Ospitalità Etica”, documento già firmato da quasi 500 tra ristoratori, albergatori, artigiani e produttori di tutta Italia. Il Ceo della travel tech nata a Londra e lodata dal The Guardian, Elisabetta Faggiana: “Una risposta concreta ai prezzi folli, fatta di radicamento, valore autentico e rispetto per il territorio”…
L’Italia turistica non è tutta uguale, anche se a guardare certi titoli sembra il contrario. Nell’estate 2025, mentre alcune spiagge registrano cali drammatici di presenze e le vette più instagrammate faticano a contenere l’afflusso, una fetta sempre più ampia del Paese resta ai margini: bella, autentica, sconosciuta. L’overtourism non è ovunque, è solo in alcune mete. E lo stesso vale per il suo opposto: il vuoto. In questo scenario polarizzato, fatto di lidi svuotati e sentieri intasati, la startup Unexpected Italy rilancia la sfida: proporre un turismo fondato sulla conoscenza profonda dei luoghi, sull’etica di un’ospitalità sincera, sulla scelta ragionata e su una mappa altamente affidabile.
Ad oltre dieci anni dall’avvento dell’overtourism, qualcosa sta cambiando. Il turismo di massa ha tradito la sua promessa: doveva portare ricchezza, ha lasciato frustrazione; doveva creare relazioni, ha generato alienazione.
Secondo i dati del Sindacato Italiano Balneari (Sib) nel mese di luglio si è registrato un calo medio delle presenze in spiaggia del 15%, con picchi del 25% in regioni come Emilia-Romagna e Calabria. E la situazione non appare rosea nemmeno in Toscana, nel Lazio o sul Lago di Garda dove molte località hanno registrato un netto calo delle presenze.
Dall’altro lato ci sono località montane sempre più sature con aree come Seceda, il Lago di Braies o le Tre Cime di Lavaredo che affrontano flussi turistici difficili da gestire, con problemi di affollamento, sicurezza e impatto ambientale. E nel mentre aumentano le recensioni negative, i prezzi schizzano alle stelle, i residenti cercano di proteggersi con soluzioni temporanee come i tornelli nei sentieri, ma la qualità cala e le strategie concrete mancano.
“Finché si continua a percepire il turista come un pollo da spennare,” commenta Elisabetta Faggiana, CEO e Co-Founder di Unexpected Italy, “non si può pretendere un’offerta equilibrata, autentica e con un buon rapporto qualità/prezzo. E il turista, oggi più informato e consapevole, che sia italiano o straniero, se ne accorge e non ritorna.”
Le conseguenze? Da un lato turisti insoddisfatti, dall’altra una lenta erosione dell’identità locale: botteghe che chiudono, artigiani che spariscono, trattorie storiche che cedono il passo a fast food e ristoranti “fotocopia”. Il guadagno facile, per affittacamere, stabilimenti balneari, ristoranti turistici, è una tentazione che si paga a caro prezzo.
Per questo nasce la start up travel tech fondata dalla vicentina Elisabetta Faggiana e dal barlettano Savio Losito, recentemente premiata anche alle Nazioni Unite per il suo approccio etico e innovativo al turismo. Oggi l’app, descritta dal The Guardian come “una bussola per viaggiatori consapevoli”, chiede a tutti i propri aderenti di firmare il “Manifesto per un turismo etico” (riportato in scheda, ndr) per diffondere la propria visione.
Firmato ormai da quasi 500 host che ogni giorno scelgono l’etica alla scorciatoia, la qualità al compromesso, la responsabilità alle mode passeggere. Scelgono di restare fedeli alle proprie radici, di guardare il proprio territorio con l’occhio di chi lo ama, non di chi ci specula, fieri di essere “Ribelli con le Radici”. Il Manifesto dell’Ospitalità Etica è il patto che unisce ristoratori, albergatori, artigiani e produttori della rete Unexpected Italy, custodi della vera autenticità italiana. “Sottoscrivere il Manifesto,” afferma Elisabetta Faggiana, “è il primo passo per abbracciare un impegno condiviso e una prospettiva autentica. Alle parole devono seguire azioni concrete e responsabili, supportate da un rigoroso processo di screening, raccomandazioni locali e verifiche in loco, per assicurare che ogni realtà abbia e mantenga un approccio etico e di valore, perchè chi accoglie con professionalità ed etica c’è e va valorizzato.”
Un impegno concreto, fatto di scelte quotidiane, per un turismo responsabile, giusto, consapevole. Tra le realtà più recenti entrate in Unexpected Italy Il Casale al Colle sui Colli Euganei, Trattoria dell’Acciughetta a Genova, Palazzo Grillo a Genova, Fratelli Levaggi a Camogli, Ca’ Apollonio Hermitage a Romano D’Ezzelino (VI), l’Hotel Hassler a Roma, solo per citarne alcuni.
La sfida di Unexpected Italy nasce da qui: una mappatura meticolosa dell’Italia, provincia per provincia, metro quadro per metro quadro (ad oggi sono 13 le province mappate e a breve molte altre) con una selezione accurata di realtà che lavorano con passione, competenza e rispetto, garantendo un’offerta proporzionata al prezzo e all’esperienza. È così che nasce una mappa selettiva ma inclusiva: fatta di ristoratori autentici, artigiani resistenti, osti che ancora raccontano storie e produttori che non hanno mai ceduto alla logica del guadagno facile. Una mappa dinamica di un’Italia che resiste: la sfida è ricostruire un turismo vicino, umano, trasparente, proporzionato al costo e all’esperienza.
Dice Savio Losito, co-founder di Unexpected Italy: “Il problema non è tanto pagare molto, ma pagare molto per avere poco. Il prezzo deve sempre essere commisurato all’offerta, così un ristorantino esclusivo, con pochi coperti, un team preparato e materie prime eccellenti ha giustamente un prezzo più elevato rispetto ad una trattoria semplice, autentica, con cucina locale e prezzi più accessibili. Entrambe sono valide, se c’è trasparenza e valore reale”.
Secondo Unexpected Italy, la risposta alla crisi dell’offerta turistica sta proprio nella rigida selezione di luoghi che aderiscono a determinati canoni e parametri di etica e qualità. “Lo sappiamo che suona impopolare,” spiega Elisabetta Faggiana, CEO e co-fondatrice. “Ma oggi l’eccesso di accesso ha appiattito tutto. Le destinazioni si omologano, l’esperienza si svuota, la qualità si perde. Bisogna tornare a distinguere. La chiave diventa quindi selezionare chi lavora con etica, passione e qualità e connetterli a viaggiatori che sono alla ricerca di autenticità vera, non del posto instagrammabile o turistico. Noi vogliamo consigliare bene chi vuole davvero capire e per fare questo abbiamo sviluppato una tecnologia che unisce ad una piattaforma di screening, un sistema di raccomandazioni locali. Ci affidiamo a esperti e abitanti del posto accuratamente scelti, custodi di un sapere locale inestimabile, capaci di consigliare i luoghi con competenza e autenticità e di garantirne la costanza”.