
Dal 7 ottobre, il martedì e il giovedì in seconda serata, arriva su Rai 2, la nuova stagione di “Nella mente di Narciso”, la docuserie di Rai Contenuti Digitali e Transmediali, direttore Marcello Ciannamea, condotta da Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense.
La conduttrice accompagna ancora una volta gli spettatori in un viaggio nel narcisismo patologico, approfondendo i profili dei protagonisti di alcuni tra i casi italiani più rilevanti e discussi degli ultimi anni. Si parte con la tragica storia di Giulia Cecchettin uccisa nel 2023 a Fossò, nella città metropolitana di Venezia, con settantacinque coltellate inferte dall’ex fidanzato Filippo Turetta che non accettava la fine della loro relazione. L’omicidio della giovane, prossima alla laurea in ingegneria biomedica, ha avuto una grande risonanza mediatica. Il ragazzo è stato condannato all’ergastolo. Si prosegue fino al 6 novembre, con i casi di: “Veronica Panarello – l’omicidio di Lorys Stival”, “Andrea Pizzocolo – l’omicidio di Lavinia Ailoaiei”, “Antonio De Marco – l’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta” e “Mario Perrotta – il caso Arianna Flagiello”.
La docuserie vuole fornire al pubblico una sorta di manuale d’istruzioni per riconoscere e allontanare possibili narcisisti e individuare quei comportamenti tossici ai quali prestare particolare attenzione.
“Nella mente di Narciso” è una produzione di La Casa Rossa per Rai Contenuti Digitali e Transmediali con la regia di Serena Pasquali Lasagni. Il boxset completo della serie è disponibile su RaiPlay.
Filippo Turetta – l’omicidio di Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin, studentessa universitaria di 22 anni, scompare sabato 11 novembre 2023 dopo essersi recata al centro commerciale con il suo ex fidanzato per acquistare delle scarpe da indossare all’imminente discussione della sua tesi di laurea. Il giorno successivo suo padre ne denuncia la scomparsa. Il suo corpo senza vita viene ritrovato sette giorni dopo nei pressi del lago di Barcis, a Pordenone. Le indagini portano rapidamente all’ex fidanzato Filippo Turetta che, dopo un litigio, l’aveva aggredita e uccisa, tentando poi la fuga all’estero. Arrestato in Germania pochi giorni dopo, Turetta è accusato di omicidio volontario aggravato, con movente legato al rifiuto di accettare la fine della loro relazione. Il caso ha sconvolto l’opinione pubblica per la brutalità e la ferocia degli eventi. La tragedia ha infatti riacceso il dibattito nazionale sulla violenza di genere e sui segnali di pericolo spesso sottovalutati.
Veronica Panarello – l’omicidio di Lorys Stival
Lorys Stival, 8 anni, scompare il 29 novembre 2014. La mamma, Veronica Panarello denuncia la scomparsa del figlio, dichiarando che non era mai arrivato a scuola quella mattina. Poche ore dopo, il corpo del piccolo viene ritrovato in un canalone nei pressi di Santa Croce Camerina (Sicilia), strangolato con delle fascette di plastica. Le indagini portano rapidamente a sospettare di Veronica, poiché le telecamere di sicurezza e le sue dichiarazioni contraddittorie smentiscono il racconto iniziale. La donna viene arrestata e accusata di omicidio e occultamento di cadavere. Durante il processo, Veronica cambia versione più volte, arrivando perfino ad accusare il suocero, Andrea Stival, di essere il responsabile del delitto. La donna sostiene che il suocero avrebbe ucciso Loris per impedirgli di rivelare una presunta relazione segreta tra loro. Questa accusa non trova riscontri concreti nelle indagini. Nel 2016, Veronica Panarello viene condannata a 30 anni di reclusione. La sentenza, confermata in appello e in Cassazione, attribuisce alla donna il gesto omicida, motivato presumibilmente da rabbia e un raptus, scaturiti da dinamiche familiari e psicologiche ancora in parte oscure. Il caso di Veronica Panarello, analizzato dalla criminologa Roberta Bruzzone, evidenzia tratti di personalità riconducibili a narcisismo patologico.
Andrea Pizzocolo – l’omicidio di Lavinia Ailoaiei
Settembre 2013, Olgiate Olona (Varese). Un motel diventa il macabro teatro di un crimine sconvolgente. Lavinia Simona Aiolaiei, una giovane prostituta di appena 18 anni, viene strangolata con una fascetta da elettricista da Andrea Pizzocolo. Dopo aver tolto la vita alla ragazza, Pizzocolo continua a infierire su di lei, abusandone sessualmente e riprendendo la scena con delle videocamere nascoste. Dietro l’apparenza di una vita normale – un matrimonio, una figlia, e una carriera rispettabile – si cela un uomo mosso da impulsi sadici e da una freddezza spietata. L’episodio esplora anche il processo che ha portato alla condanna all’ergastolo di Pizzocolo, mettendo in luce i suoi tentativi di giustificare il gesto con un presunto stato di seminfermità mentale.
Antonio De Marco – l’omicidio di Daniele De Santis e Eleonora Manta
Antonio De Marco, studente di infermieristica, uccide il 21 settembre 2020 a Lecce i fidanzati Eleonora Manta e Daniele De Santis, suoi ex coinquilini, in un delitto premeditato e caratterizzato da una violenza brutale. Dietro l’omicidio, Roberta Bruzzone individua tratti di narcisismo patologico: un profondo risentimento verso la felicità altrui, percepita come una minaccia al proprio senso di sé. De Marco, incapace di accettare il successo emotivo della coppia, trasforma la loro serenità in un simbolo di frustrazione personale. La sua visione distorta della realtà, unita al bisogno di riaffermare il controllo sulla propria esistenza, lo ha portato a pianificare un crimine che esprimesse il suo dominio sulle vittime. Il caso, conclusosi con la condanna all’ergastolo, evidenzia il legame tra fragilità psicologica e impulsi distruttivi tipici di un narcisismo alimentato dall’isolamento e dal fallimento nelle relazioni umane.
Mario Perrotta – il caso Arianna Flagiello
In questo episodio speciale di Nella Mente di Narciso 2, la struttura della serie viene mantenuta, ma anche arricchita dalle testimonianze della sorella e del padre di Arianna Flagiello: Valentina e Sebastiano. Arianna Flagiello muore precipitando dal balcone della sua casa nel Parco di via Montedonzelli, nel quartiere Vomero di Napoli. Sin da subito, i sospetti ricadono sul suo fidanzato, Mario Perrotta, un uomo di 32 anni con cui aveva avuto una relazione lunga e tormentata, segnata da violenze fisiche, umiliazioni e continue richieste di denaro. La loro storia d’amore, iniziata quando Arianna aveva appena 18 anni, si trasforma presto in una prigione emotiva. Nel 2013, la coppia va a convivere in un appartamento messo a disposizione dalla famiglia di Arianna, nello stesso palazzo in cui la giovane era cresciuta. Lì, tra quelle mura che avrebbero dovuto rappresentare protezione e sicurezza, Arianna subisce vessazioni costanti, fino a essere ridotta a uno stato di totale soggezione. Dopo la denuncia dei genitori di Arianna, la Procura di Napoli apre un’inchiesta per omicidio e istigazione al suicidio. Il 29 maggio 2020, la Corte d’Assise di Napoli condanna l’uomo a 22 anni di carcere, aumentando di quattro anni la richiesta dell’accusa. In secondo grado, la pena viene ridotta a 19 anni e nel novembre 2021 la Cassazione conferma definitivamente la sentenza. Attraverso le analisi della criminologa Roberta Bruzzone e le testimonianze dei parenti di Arianna, emergono i dettagli di una relazione tormentata, segnata da gelosia, controllo e conflitti irrisolti.