
La scorsa notte, in occasione della commemorazione di Awdah Kathaleen – l’attivista palestinese conosciuto per aver lavorato al documentario vincitore del Premio Oscar No Other Land, ucciso nel villaggio di Masafer Yatta da un colono israeliano – la street artist italiana Laika ha affisso un nuovo poster dal titolo “Awdah”.
L’opera, affissa a Piazza Sauli, nel quartiere Garbatella a Roma, raffigura il volto dell’attivista ed è densa di simboli e riferimenti alla causa palestinese.
“Ho voluto rendere omaggio, a modo mio, a una persona straordinaria che ha difeso la propria terra pagando con la vita”, ha dichiarato Laika.
“Ho scelto di farlo durante una commemorazione pubblica, alla presenza dei suoi amici romani, attivisti e attiviste, compagni e compagne di lotta, in un quartiere che ha accolto Awdah nei suoi viaggi a Roma”.
Awdah Kathaleen è stato un attivista non violento e un insegnante, impegnato nella denuncia della pulizia etnica in corso in Palestina, tanto nella Striscia di Gaza quanto in Cisgiordania: territori devastati da demolizioni forzate, espropri e continue violenze da parte di coloni israeliani armati, spesso agendo con la complicità e la protezione delle autorità statali.
“Quello che sta accadendo in Palestina è inaccettabile. Ancora più grave è il silenzio dei governi europei”, continua Laika.
“L’Occidente sta consentendo, in modo sistematico, la cancellazione di un intero popolo, che ha diritto a vivere in pace e con dignità”.
Nel comunicato si denuncia come Gaza sia oggi ridotta a un campo di concentramento a cielo aperto, mentre la Cisgiordania palestinese stia progressivamente scomparendo sotto l’espansione delle colonie illegali. “L’impunità resta una costante: l’assassino di Awdah è oggi libero, mentre molti attivisti di Masafer Yatta sono incarcerati senza processo”.
All’affissione del poster era presente anche Micol Meghnagi, attivista e amica di Awdah, che ha dichiarato: “Ad Umm Al Khair hanno proibito anche la sua commemorazione, il diritto a piangere un attivista infaticabile, un padre, un marito. È così che agisce l’occupazione israeliana: priva i palestinesi della propria dignità anche da morti; deumanizza la perdita, il dolore, l’amore. È per questo che lo abbiamo commemorato a Roma”.
A concludere è ancora Laika, con una dura denuncia: “Come può uno Stato che ha causato la morte di oltre 60.000 persone, tra cui 18.000 bambini, che affama quasi due milioni di esseri umani, espropria terre e lascia impuniti crimini come quello di Awdah, essere ancora definito ‘l’unica democrazia del Medio Oriente’?”.