Emergenza Educativa: ciò che la “Pedagogista” definisce “Il Tempo della Vaghezza”

Famiglie e bambini, la vita ai tempi del Covid : il punto di vista della Dott.ssa Claudia Lo Cascio “Pedagogista”…

Dall’inizio della pandemia ho raccolto molte testimonianze, articoli documentati, fonti autorevoli, con le quali ho avuto modo di interloquire personalmente su varie situazioni che ruotano attorno alla salute mentale e fisica di bambini e adolescenti.

A questo mio lavoro si è aggiunta una vasta osservazione dedicata a gravidanza, parto e salute dei neonati.

L’incertezza e la vaghezza hanno smarrito anche le future mamme, le neo mamme e di conseguenza anche i propri piccoli, che come spugna candida e immacolata, hanno assorbito in qualche modo ogni pensiero, alterato ed impaurito le proprie madri.

Ne è scaturita quella che a me piace definire “the time of vagueness” ( il tempo della Vaghezza).

L’emergenza Covid ha cambiato profondamente le abitudini delle famiglie e della loro prole.

Tra le consuetudini più evidenti notiamo l’aumento dell’ irritabilità, disturbi del sonno, disturbo d’ansia, disturbi di apprendimento e disturbi generici del neurosviluppo.

Il tempo che io definisco della “vaghezza”, mi fa pensare ad un tempo ormai esteso, dilatato, lento, imprevedibile con routine che si sovvertono, mutano, si sconvolgono; scarsi rapporti sociali, aiuti residui un tempo in cui allo stato attuale e dopo più di un anno di emergenza sanitaria restare a casa isolati comincia a diventare davvero molto difficile.

Ho avuto modo di osservare comportamenti e atteggiamenti discrepanti, sperequati e  distanti durante l’arco della giornata e durante le mie ore di lavoro.

Ho guardato con molta attenzione vari bambini ed ho compreso che i loro ” nuovi”  frequenti momenti di iper-eccitazione oppure disorientamento, mostrano le loro affannose agitazioni interiori provocate da bramosia ed incertezza.

Le nuove preoccupazioni persistenti esprimono difficoltà a fermarsi sulle cose più semplici, come evidenti ritorni problemi alla lettura semplificata che avevamo già risolto e risollevato da un pezzo.

I miei occhi, dietro attento supporto Pedagogico, hanno avuto modo di osservare che i più piccoli sono molto più reattivi alle piccole frustrazioni che spesso mascherano dietro un velo di apatia, indifferenza e  oscillazioni dell’umore.

Le paure e le nuove incertezze come la tristezza, l angoscia la paura possono manifestarsi anche in modo drammatico con diversi comportamenti problema quali urla, scoppi di rabbia, manifestazioni aggressive verso oggetti, persone o anche su se stessi.

Un’altra preoccupazione quale ho avuto modo di notare ed esaminare con attenzione sono le comparse di  stereotipie, consuetudini stranizzate o tic, anche in bambini normo- dotati.

Senza ombra di dubbio ai nostri bimbi ed ai nostri ragazzi, sono stati chiesti sforzi enormi in questi lunghi mesi che hanno messo (e stanno mettendo ancora oggi) a dura prova la propria individualità e indipendenza.

Comprensibile notare che la perdita della socialità, della spensieratezza del mondo dell’infanzia e  dell’adolescenza ha deturpato il proprio spirito ed il proprio io- razionale.

La creatività e la fantasia, aspetti essenziali fin dai primi anni di vita per il proprio benessere fisico e mentale, sono per molti,  spariti.

Un altro principale problema del “time of vagueness” è la ripetuta e continua chiusura delle scuole che  sta mettendo a ” sorte”  la salute mentale dei bambini, una penosa insidia connessa a tali circostanze che sta implicando una serie di perdite potenziali.

Rischi di crolli nervosi sia da parte delle famiglie che dei bambini , ebbene sì devo dire e ammettere che questi crolli sono molto più accentuati rispetto un anno fa.

Perché?

La ragione è semplice:

se la didattica a distanza può essere stata ( e lo è ancora ) indubbiamente una risorsa in quanto riesce a “formare” anche in distanze da oltreoceano, dall’altro canto non la vediamo più come una vera e propria cespite

Forse all’interno di un piccolo dettaglio temporale è sicuramente  un mezzo a trovata d’arte, ma adesso ci troviamo in una realtà dove viviamo di discontinuità didattica ed educativa , dove i bambini a volte costretti davanti a dei PC ed a volte finalmente tra i banchi di scuola a formarsi e socializzare.

Insomma una incostanza, intermittenza e volubilità che mette a dura propria anche la pazienza e la resilienza più forte.

Per non parlare delle tante lotte  Pedagogiche ed educative contro l’utilizzo smisurato di tablet ,PC , dispositivi mobili,  vari convegni strutturati per trovare il modo di allontanare i più piccoli dallo schermo e da tutto ciò che di irreale spesso c’è dietro… Ho notato a mia vista che, alle spalle della DAD , la cultura ha un pessimo stato di conservazione, la didattica è alterata e parzialmente danneggiata, ed il rendimento disciolto, disgregato e dissipato .

Voglio ricordare a me stessa che l’edificazione educativa e formativa e dunque tutti i processi di apprendimento avvengono soprattutto nell’ambiente giusto . In classe l’insegnamento è funzionale al 100% , il discente trova la sua identità all’interno della società scolastica in un contesto dinamico e complesso. La formazione istituzionale all’interno della scuola non lascia spazio a interpretazioni, la finalità del sistema è osservabile e tangibile .

 

La mia osservazione volge su un punto di riflessione molto pesante ma consapevole, ovvero,  non vorrei mai che tutto ciò diventi una nuova normalizzazione del limite alla nostra società e dunque introiettare l’idea che l’ esistenza di vita  dei più piccoli e dei più giovani debba subire limitazioni fisiche le quali a loro volta possono tradursi in insensibilità ai problemi della vita sociale, inettitudine alla convivenza, misantropia e dunque disprezzo o mancanza di fiducia nei confronti del genere umano.

Cosa fare, allo stato attuale,  per soccorrere e risollevare questo lungo problema educativo e sociale radicato in questo spazio temporale ?

Accendiamo i riflettori su tutta la “questio”.

Dobbiamo potenziare le soluzioni e mettere in evidenza il dramma.

Auspichiamo la condivisione sociale ( ma non quella a distanza ) , facciamolo con tutte le dovute precauzioni che ormai conosciamo ma facciamolo!

Ricordiamo che viviamo ancora in un delicato periodo di passaggio , ma abbiamo oggi delle armi a nostro favore come protocolli sanitari e vaccini. Proseguiamo con tutte le cautele , le attenzioni , i riguardi e la prudenza

Occorre oggi più che mai recepire la consapevolezza che dobbiamo difendere e salvaguardare la nostra ” pelle ” e quella degli altri , soprattutto dietro nostri comportamenti.

Ma a questo voglio aggiungere RINNOVIAMO LA SPERANZA !

Non possiamo più pensare di vivere nell’incertezza.

La fiducia alla vita, gli avvenimenti, le attese fiduciose e costruttive, le belle prospettive appartengono a delle leve interiori che spingono il nostro essere  ad andare avanti, per andare incontro a situazioni che noi vogliamo si verifichino.

Urge tornare alla vita sociale affrontando se stessi quotidianamente, uscire e respirare il mondo esterno per demonizzare la noia.

Occorre tornare immediatamente al confronto con la società, con i pari ( soprattutto per i più piccoli ), ritrovare le risorse individuali, riscoprire le attese, i sogni, le nuove possibilità, le nuove promesse , acquisire fiducia nel prossimo.

Tornare alla vita , ma quella reale , riprendere la consapevolezza della valenza personale , reinserirsi nell’ambito sociale e lavorativo , tornare ai nostri diritti umani e della vita civile , dietro anche possibile rieducazione funzionale, riattivare tutti i giusti percorsi educativi atti a ritrovare i propri equilibri.

Riscopriamo la natura e la bellezza in ogni sua forma, guardiamo oltre l’orizzonte e alimentiamo gli eventi graditi e favorevoli.

Torniamo ad amare noi stessi e ” l’altro”, torniamo a dare fiducia, proiettiamo i nostri progetti al futuro come garanzia di ritrovare un mondo migliore e più pulito.

 

Dott.ssa Claudia Lo Cascio

Pedagogista