Dylan Dog n.464: La leggenda della Dama Bianca torna a far paura

In edicola dal 30 aprile Dylan Dog n. 464, “La Dama Bianca”, edito dalla Sergio Bonelli Editore, con soggetto Lanzoni Claudio, Russo Alessandro, sceneggiatura di Russo Alessandro, disegni Ernesto Grassani e copertina Gianluca e Raul Cestaro.

L’albo si apre con immagini idilliache, retrospettive, di quello che sembrerebbe un grande amore, che, inaspettatamente, adrenalinicamente, dopo una ridda di inquadrature, taglienti come una roncola, si trasformano in uno scenario da Grand Guignol, fil rouge della storia, segnato da delirio e violenza.

I presupposti per una trama avvincente ci sono tutti e lo sceneggiatore indaga con acume tra le ossessioni del cuore umano: solitudine, fragilità, cupidigia, dimostrando ancora una volta che la parte più oscura della nostra psiche, quella che ignoriamo e reprimiamo, a volte percepisce gli spetti più inaccettabili e inaccessibili della verità.

I personaggi risultano un po’ stereotipati: la bella ereditiera felice / psicolabile e la coppia demoniaca di lestofanti; come un tantino logori appaiono alcuni topoi narrativi: il consueto innamoramento di Dylan per ogni bella cliente. Tuttavia la trama dinamica comunque funziona e rimane piacevolmente strutturata: l’avventura non manca di rimandare a citazioni colte della cinematografia e della narrativa, ennesima testimonianza della costante ricerca bonelliana di fonti “storiche” e spunti di ispirazione artistica importanti.

I disegni spigolosi e taglienti, come un rasoio, sono adatti al leitmotiv della storia; di grande impatto una scena di decapitazione in cui negli occhi della “cattiva”, che rotola, ritroviamo lo stesso sguardo allucinato e feroce della Medusa di Caravaggio, mentre, i capelli aggrovigliati in sinuose volute, ne richiamano gli infernali serpenti.

In copertina la sagoma di una minacciosa sposa, rivisitazione ben riuscita di un’altra celebre copertina dylaniana, sovrasta il nostro old boy inorridito; sullo sfondo la classica dimora in stile neogotico americano: pura rappresentazione di agiatezza e talvolta di oscuri segreti.

 

Romano Pesavento