 
Pesaro riscopre e valorizza in una mostra-capolavoro un grande outsider della scultura italiana del Novecento…
di Steed Gamero
La Galleria Rossini di Pesaro ospita fino al 6 novembre 2025 una mostra che ha il sapore della scoperta e dell’intima rivelazione. Un’esposizione che riporta alla luce — nel senso più letterale e poetico del termine — la figura di Italo Fracassini (1914–1984), scultore autodidatta, uomo di dura fatica e di segreta, intensa, originalissima ispirazione.
L’inaugurazione del 30 ottobre ha confermato come l’arte, quando è autentica e profondamente umana, sappia ancora emozionare. Un pubblico numeroso ha affollato lo spazio espositivo, lasciandosi coinvolgere dall’essenzialità vibrante delle opere e dalle parole appassionate del curatore Roberto Malini, che ha presentato la mostra insieme alla famiglia dell’artista. Hanno partecipato anche le istituzioni: Daniele Vimini, Assessore alla Cultura del Comune di Pesaro, ha sottolineato l’importanza di valorizzare i “talenti silenziosi”, capaci di arte senza scuole; Micaela Vitri, consigliera regionale, ha parlato di Fracassini come di “un esempio di marchigianità attiva, creativa, piena di etica e verità”.
Fracassini nacque a Valtreara di Genga, borgo dell’entroterra anconetano, e visse un’esistenza segnata da povertà, emigrazione e lavoro fisico: spaccapietre, operaio, manovale. Ma la sua energia interiore — quella che l’arte non dimentica — si fece largo seguendo l’impulso di un sogno ardente e inestinguibile. Solo in età avanzata, raggiunta la pensione, si concesse il ”lusso” di scolpire. In silenzio, con strumenti essenziali, con legni spiaggiati recuperati lungo il Foglia e talvotla pietre scelte come si sceglie un volto amico.
Nelle sue effigi del Christus patiens, nelle Madonne, nei volti popolari della fatica e della speranza, si leggono le stagioni della natura e dell’uomo. “Ogni opera di Fracassini è un albero della vita,” ha detto Malini, “che nasce dal cuore del territorio naturale o antropizzato e prende forma da materia recuperata dal lavoro umano: tronchetti e rami spezzati, frammenti di un’esistenza che diventa mito attraverso l’intuizione di un artista”.
La scultura di Fracassini non può essere definita come parte di una corrente artistica, non in modo esaustivo. Non è Arte povera, non è la semplice declinazione popolare del fare artistico e non è Primitivismo. Malini ha evidenziato i dialoghi inattesi e profondi che le sue opere intrattengono con la scultura delle antiche civiltà babilonese, egizia e greca; con la scultura romanica, in particolare i crocefissi dell’anno Mille e con le statue lignee dell’Oceania, dell’India e dell’Africa. Alcune sue figure evocano, se le si inserisce nell’àmbito dell’arte moderna, la scultura espressionista del primo Novecento; altre sembrano raccogliere l’eco di Paul Gauguin. Ma Fracassini è sempre originale, mai derivativo. Era un artista puro, alieno dalle scorciatoie dell’imitazione.
Il successo del concorso nazionale “Premio G. Del Baldo” nel 1977 — dove vinse con L’incomunicabilità — fu il sigillo tardivo su un talento che non aveva mai cercato riconoscimenti. Le sue opere, cariche di intensità, sono testimonianze di resistenza creativa. Non denunciano, non gridano: semplicemente esistono, con la stessa forza con cui si stagliano nei paesaggi olivi, querce e faggi. E intanto vibrano nell’aria i rumori della natura e della fatica dei lavoranti. La mostra di Pesaro espone, in un angolo, i vecchi strumenti dell’artista, attrezzi di una civiltà che ancora echeggia intorno a noi.
Romano Fracassini, figlio dell’artista e a sua volta pittore, ha raccontato durante l’inaugurazione momenti della vita del padre: la dedizione silenziosa, l’umiltà, la capacità di vedere nel legno non solo materia, ma presenza.
Romano ha donato a Roberto Malini un ritratto, che lo scrittore e critico ha profondamente apprezzato. “Ho dipinto con entusiasmo il volto di Roberto,” ha detto il pittore pesarese, “perché grazie a lui, che ha compreso e valorizzato l’opera di mio padre attraverso articoli e l’idea di questo evento, è stato possibile realizzare la retrospettiva che oggi stiamo ammirando”.
“Ammirando una scultura di Fracassini,” ha concluso Malini, “non si può evitare di indagare nel legno scolpito la presenza di particolari rivelatori. Nei volti, nell’apparire improvviso di animali e oggetti si percepisce con emozione la vibrazione antica e attualissima della vera arte. Si riconoscono i segni dell’umanità quando lavora, ama, soffre, gioisce e cerca un ruolo nel suo piccolo mondo, anche se non può avere piena consapevolezza del tempo né degli eventi universali. È l’arte che nasce dalla poesia quando si abbandona al flusso della necessità, per essere raccolta, su una sponda o su una spiaggia, dalle mani di un artefice gentile”.
INFORMAZIONI SULLA MOSTRA
Nell’anima e nel legno. L’arte di Italo Fracassini
Galleria Rossini, Via G. Rossini 38, Pesaro
Durata: 31 ottobre – 6 novembre 2025
Orario: 10:00–12:30 / 16:00–19:30
Inaugurazione: giovedì 30 ottobre, ore 18:00
Curatela e presentazione: Roberto Malini
Ingresso libero
Con il patrocinio della Regione Marche e del Comune di Pesaro
Nelle foto, momenti dell’inaugurazione con la famiglia Fracassini, Daniele Vimini, Micaela Vitri e il curatore Roberto Malini


 
		 
		